96 – La Basilicata, perla nascosta del sud
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 21 gennaio 2023.
Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.
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Tra le persone che studiano con me, la Puglia è una delle mete di vacanza più gettonate. Non c’è di che stupirsi, del resto.
Ci sono città architettonicamente bellissime, come Lecce, posti ricchi di storia e di fascino, come Bari, e poi tante piccole cittadine molto caratteristiche e pittoresche.
Polignano con i suoi tramonti sul mare. Alberobello con i suoi caratteristici trulli, la pietra bianca di Ostuni, il castello di Trani.
E poi c’è Matera. Incredibile, mozzafiato, un posto unico al mondo. E che, grazie all’ultimo 007, è diventata famosissima in tutto il pianeta.
Tantissime persone che studiano con me hanno visitato Matera facendoci una capatina durante un viaggio in Puglia.
E tante di queste tantissime persone pensavano, o pensano ancora, che quella sia ancora Puglia.
È in quel momento che io a un certo punto devo decidere cosa fare. Se mostrare un sorriso di circostanza o fare dei cenni di allarme con la testa. Per dire che no, Matera non è in Puglia. Né da un punto di vista amministrativo, né storico o culturale.
Non è un errore gravissimo, per carità. Sulle città del sud in particolare, gli errori geografici sono all’ordine del giorno.
Non è un errore, ma è un peccato. Peccato perché chi pensa che Matera sia un’appendice della Puglia, si perde la specificità e l’incredibile offerta di storie, paesaggi, sapori e tradizione che offre la sua vera regione.
Una regione piccola, poco abitata e quasi tutta montuosa. Un luogo dove è difficile arrivare per caso, anche perché arrivarci in generale è una parola!
Una regione bagnata non da uno, ma addirittura due mari. Anche se sono poche le persone a saperlo davvero.
Perché è una regione piccola, montuosa, dove non si arriva per caso e dove sembra che non ci sia niente.
E invece c’è moltissimo. A partire da Matera, e arrivando a molto altro.
Oggi ti parlo della Basilicata, la perla nascosta del sud Italia.
La Basilicata è una ì regione montuosa, abitata da poco più di mezzo milione di persone e incastonata come una pietra preziosa tra la Campania, la Calabria e la Puglia. Ha due sbocchi sul mare, che in totale misurano circa 62 chilometri, e per il resto il suo territorio è collinare e montuoso. Nulla di strano: si trova proprio sulla linea degli Appennini.
Per questo motivo ha la fama di essere una regione povera, brulla, inospitale dove in fondo non c’è niente di interessante a parte Matera e i suoi sassi. Ovviamente non è così.
E per spiegarlo, partiamo da un po’ di storia. L’inizio lo potete immaginare. Popolazioni locali arroccate sui monti che poi conoscono la potenza e l’aggressività di Roma. I romani che fondano città, tra cui Potenza, l’attuale capoluogo della regione. E poi nel medioevo, finito l’impero romano, queste montagne così aspre fanno gola ai vari capi, re e imperatori che passano da queste parti. È possibile costruire castelli e fortezze da cui dominare la vista di tutta la regione. Alcuni di quei castelli ci sono ancora oggi, simbolo di quel passato nobile.
È più o meno in questo periodo che inizia a diffondersi il nome attuale della regione. Dico, quello attuale, perché Basilicata non è l’unico. È quello ufficiale e riconosciuto, ma ce n’è anche un altro. Ovvero, Lucania. E del resto, gli abitanti della regione si chiamano ancora ufficialmente lucani. Ci torneremo.
Nell’età moderna e fino all’unificazione italiana, la Basilicata ha seguito il destino che è toccato a tutte le altre regioni del Sud. Ovvero, passare di dominazione in dominazione per vivere un lungo periodo sotto il regno delle due Sicilie, governato dalla dinastia Borbone.
Nel passaggio tra la fine del regno Borbone e l’inizio del Regno d’Italia, inizia anche la fama della Basilicata come terra di ribelli. O, per dirla con la parola usata nei manuali di storia, una terra di briganti. Il fenomeno del brigantaggio nel sud Italia è molto complesso e non è questo lo spazio per parlarne. Basti dire per il momento che i briganti erano a volte criminali comuni e a volte invece nostalgici del regno delle due Sicilie che non avevano voglia di giurare fedeltà al re d’Italia. Tra i briganti più famosi, uno era originario proprio della Basilicata e si chiamava Carmine Crocco. Oggi, la sua storia è al centro di una rappresentazione in costume che si tiene ogni anno in provincia di Potenza. È molto suggestiva e il suo nome è La storia bandita.
Entrata nel XX secolo, la Basilicata conosce anche l’arrivo del fascismo ed è in questa situazione che prende il nome ufficiale di Lucania, che per questo motivo si usa un po’ ancora oggi ma allo stesso tempo ricorda tempi tristi e dolorosi.
Durante il fascismo, la Basilicata o Lucania aveva un ruolo un po’ particolare. Per la sua posizione isolata, era una zona perfetta per il cosiddetto confino. Ovvero, era il luogo in cui il regime di Mussolini mandava i suoi oppositori interni. Quelli fastidiosi, ma non pericolosi, finivano in Basilicata. Relativamente liberi, ma isolati dal mondo e quindi messi in condizioni di non dare fastidio.
Tra loro, lo scrittore Carlo Levi, antifascista torinese che ha passato un anno al confino tra due cittadine lucane e ha raccontato la sua esperienza nel famosissimo romanzo Cristo si è fermato a Eboli.
Un libro molto bello, che vi consiglio di leggere perché è una testimonianza importante, anche se il racconto che fa della Basilicata non corrisponde più a quello che la regione è oggi.
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E che regione è la Basilicata oggi? Certo, è ancora una terra piuttosto povera da cui molti emigrano in cerca di fortuna. Per via della sua struttura geografica, non è una zona in cui possono nascere grandi attività economiche, anche se le persone locali che decidono di restare hanno tante cose con cui valorizzare questo territorio.
A partire da Matera. Ormai questa città è famosissima in tutto il mondo. È un insediamento umano antichissimo, che risale addirittura al neolitico, e in un certo senso la cosa si vede ancora oggi. I celeberrimi Sassi di Matera non sono altro che le grotte naturali sovrapposte le une sulle altre che sono diventate case e lo sono state a tutti gli effetti fino a una quarantina di anni fa. Oggi sono poche le famiglie che abitano davvero nei sassi, e queste strutture ospitano perlopiù negozi, laboratori, alloggi per turisti, ma l’effetto è sicuramente suggestivo.
E sotto i sassi, c’è la cosa per cui Matera ha ottenuto il patrocinio dell’Unesco, ovvero il Palombaro lungo. Un’enorme cisterna per l’acqua scavata nella roccia proprio sotto i sassi, visitabile per chi ne ha voglia.
Matera, come detto, è la località più famosa della regione, ma vale la pena addentrarsi in Basilicata per vedere altro. Ad esempio, il paesino di Craco. Che cos’ha di speciale? È una città fantasma.
Dopo una grave frana avvenuta negli anni Sessanta, gli abitanti della città hanno lentamente abbandonato il centro storico trasferendosi più a valle. Molti degli edifici sono rimasti ancora oggi com’erano il giorno dopo la frana e sembrano davvero una fotografia a tre dimensioni di un tempo che non esiste più. Non devo certo spiegarvi perché molti registi hanno scelto Craco come scenografia naturale per i loro film. Un esempio è La passione di Cristo, il discussissimo film su Gesù diretto da Mel Gibson. Ma un altro esempio, molto più locale, è il film Basilicata Coast To Coast, girato dall’attore e regista Rocco Papaleo, nativo proprio di queste zone.
Il film, che ti consiglio di vedere, racconta la storia di quattro amici musicisti che devono recarsi a un festival che si tiene proprio in Basilicata, e decidono di attraversare la regione a piedi e servendosi di un asino per portare le cose più pesanti. Nei quattro giorni di viaggio scoprono e riscoprono la loro terra, ma anche la loro identità.
Se siete persone che amano l’adrenalina, potete provare l’ebbrezza di volare tra due montagne, e in particolare tra il paese di Castel Vezzano e Pietra Pertosa. Quasi un chilometro e mezzo di volo da fare appesi a un cavo metallico da un punto all’altro. E sotto, beh, forse è meglio non guardare. Se avete un cuore sano e voglia di avventura, pensateci!
Visitare e scoprire un luogo nuovo, come sempre, prevede provare la cucina locale.
Il prodotto gastronomico più famoso della Basilicata sono i cosiddetti “peperoni cruschi” originari della cittadina di Senise, in provincia di Potenza.
I peperoni cruschi non sono altro che dei peperoni non piccanti di forma allungata e con poca polpa dentro che vengono raccolti, poi essiccati al sole e infine fritti in olio abbastanza caldo, ma non troppo, per pochissimi secondi.
Con la frittura alla temperatura adeguata e per il tempo giusto, avrete i veri peperoni cruschi di Senise. Cos’hanno di particolare? Beh, sono cruschi, come dice il nome. Che significa? Ah già, è dialetto lucano, non italiano. Bene, cruschi vuol dire croccanti. E i peperoni di Senise fritti sono davvero croccantissimi e gustosissimi. C’è chi li mangia come antipasto o come snack, a mo’ di patatine. C’è chi li usa per condire la pasta o insaporire le bruschette. E c’è chi ne fa una polvere da aggiungere alle salse o buona per insaporire l’olio. Davvero, non c’è solo un modo per godersi un sapore così speciale.
Se capitate da queste parti in inverno e avete voglia di qualcosa di caldo, potete mangiare una bella ciotola di crapiata materana, una zuppa molto semplice, a base di legumi e patate, tipica della tradizione contadina. Buona, calda e nutriente.
Anche se un altro prodotto imperdibile della tradizione lucana è il famoso caciocavallo podolico. Il caciocavallo è un tipo di formaggio prodotto in molte zone dell’Italia del sud, ma quello podolico è particolare perché viene prodotto esclusivamente con il latte di mucche tipiche delle zone di montagna, abituate a vivere in condizioni climatiche più difficili del normale. Ha un sapore intenso e veramente unico. Da provare!
E potete annaffiare tutto questo con un bicchiere di aglianico del Vulture, il vino rosso per eccellenza della Basilicata. L’aglianico è un’uva che si trova anche in altre parti del sud, e che qui si coltiva sulle pendici del Vulture, un vulcano spento famoso anche perché ospita molte fonti di acqua particolarmente buona e che, imbottigliata, arriva nelle case di molte persone italiane con i nomi di varie marche.
Dai piaceri della tavola a quelli dello sport! Non potrei chiudere un episodio dedicato a città e luoghi di Salvatore racconta senza un punto di riferimento della geografia calcistica da regalare a chi tra voi condivide la mia passione per il pallone.
Devo essere sincero, la situazione del calcio lucano non è brillante e la maggior parte delle squadre locali gioca soltanto a livello regionale. C’è però un’eccezione ed è la squadra del capoluogo, il Potenza, che milita attualmente in serie C, il terzo campionato professionistico italiano. Il Potenza gioca le sue partite casalinghe nello stadio Alfredo Viviani, che prende il nome dal fondatore della società, e da sempre i suoi colori sociali sono il blu e il rosso e il simbolo è un leone rampante.
La squadra non ha grandi ambizioni nei campionati di serie C a cui partecipa, ma è seguita con affetto dal pubblico locale. Se collezionate maglie, sciarpe o gagliardetti, un simbolo del Potenza nella vostra collezione farà un figurone!
Ok, il nostro tempo è finito. Vorrei dire ancora tanto su questa regione così timida e speciale, ma lascerò che siate voi a farvi un’idea diretta della Basilicata andando a scoprirla.
Ora che sapete che Matera è solo l’inizio, non vi resta che partire.
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