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#84 – Le Marche, una regione plurale

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 13 ottobre 2022.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

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Ancona Marche Salvatore racconta Podcast in italiano per stranieri

 

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Nel mondo di oggi probabilmente pochi e poche di voi usufruiscono ancora dei servizi di un’agenzia di viaggi. C’è internet, e quindi è tutto più facile. Ma per oggi, solo per oggi, proviamo a fare finta di essere lì. Ok? Mi serve per l’introduzione, dai!

Insomma, siete in un’agenzia di viaggi, di fronte a voi un ragazzo elegante e sorridente e alle sue spalle foto di spiagge bellissime, montagne altissime e foreste incontaminate. Tutto bello, voi però volete andare in Italia. E il ragazzo allora si avvicina a un espositore pieno di opuscoli e volantini, e ve ne porta alcuni.

Ci sono opuscoli su Roma, Venezia, Napoli, sulle Cinqueterre. Sì, dite, ok, ma io questi posti già li ho visti. L’Italia la conosco! E allora ne tira fuori altri. Sulla Toscana, sulla Sicilia, sulle città dell’Emilia. Siete lì lì per sbuffare e dire: ok, me ne vado. Quando a un certo punto il nostro agente di viaggi tira fuori l’asso dalla manica.

E che ne dite delle Marche? Le Marche? Sì, la regione Marche. Curiosa, vero? Una regione, una, ma con il nome al plurale.

C’è il mare, ci sono le colline e anche le montagne. Ci sono città romane, medievali, rinascimentali e posti molto moderni. Borghi dell’entroterra per passeggiare, e paesini sul mare dove andare in spiaggia a mangiare un gelato.

E tante storie da conoscere.

Le Marche del resto sono l’unica regione d’Italia con il nome al plurale, e anche una con la varietà interna di dialetti più grande in Italia, ma allo stesso tempo con un’identità unitaria e omogenea.

E sono la regione in cui sono nate persone terribilmente diverse tra loro, eppure tutte molto famose. Per esempio un motociclista spericolato, ma anche un poeta introverso e tenebroso.

Bene. Il vostro agente di viaggio può tirare un sospiro di sollievo. Vi ha incuriositi. Intanto che guardate le foto dei volantini e degli opuscoli, mettetevi comodi.

Perché nel frattempo, arrivo io a parlarvi un po’ nel dettaglio delle Marche.

Partiamo dalla geografia. Le Marche sono la regione che occupa la parte centrale della costa adriatica dell’Italia. Partono dal confine meridionale della Romagna, per capirci, poco a sud di Rimini, e arrivano fino all’inizio dell’Abruzzo. Insomma, sono praticamente una linea di terreno che passa per lungo per una fetta d’Italia. E per questo motivo, da un punto di vista naturalistico, le Marche sono molto omogenee da nord a sud. Nella fascia più esterna, c’è la costa. In quella centrale il territorio è collinare e nella fascia più interna arrivano gli Appennini. Una specie di regione fatta a gradini insomma, dal più basso sul mare al più alto sui monti.

Se dalla geografia passiamo alla storia, scopriamo che le Marche hanno un’identità regionale dalla notte dei tempi. Ben prima dell’arrivo dei romani, il territorio marchigiano era abitato e governato dal popolo italico dei piceni. Un popolo combattivo, che Roma per un po’ ha trattato alla pari, come alleato, prima di prendere il sopravvento politico e militare.

Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente e le invasioni barbariche, le Marche del nord passano sotto il controllo dell’Impero Romano d’Oriente, mentre le Marche del Sud sono governate dal popolo germanico dei Longobardi. Per la precisione, quel pezzo di regione nelle mani dei Longobardi è la parte più estrema del loro dominio. E i popoli germanici nel medioevo portano in Italia una parola che esiste nelle loro lingue per definire le terre di confine. La marca. Ed eccole appunto, le Marche.

Che ne dite? Facciamo un giro per le città principali? Partiamo da sud e andiamo verso nord.

 

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Partiamo dalla città più importante delle Marche meridionali. Ascoli. Per la precisione, Ascoli Piceno. Si tratta di una città piccola, ma molto bella. In particolare il centro storico, ricco di monumenti tutti costruiti con lo stesso materiale, una pietra bianca chiamata travertino, e che quindi danno un’immagine coerente e omogenea alle vie e alle piazze.

Oltre che per il travertino, Ascoli è famosa per un prodotto gastronomico a cui dà il nome: le olive all’ascolana. Ovvero olive verdi farcite di carne, poi impanate e fritte. Di solito sono un antipasto, anche se è un antipasto bello sostanzioso!

Procedendo da sud verso le Marche centrali abbiamo l’imbarazzo della scelta sui posti dove andare. Potremmo procedere lungo la costa per goderci il clima un po’ sbarazzino di San Benedetto del Tronto oppure andare verso l’entroterra dove si trovano Fermo e Macerata. Fermo, famosa per il suo Duomo in stile gotico e Macerata, sede di una delle università più antiche d’Italia e ancora oggi città studentesca nell’anima.

Più o meno alla stessa altezza, vale la pena fare una passeggiata per il bellissimo borgo medievale di Fabriano, famosa per le sue cartiere. Intere generazioni di studenti hanno scritto e disegnato su quaderni o album fatti di carta prodotta a Fabriano!

E intere generazioni di studenti, ma non solo studenti, hanno letto, studiato, amato e odiato il più famoso poeta romantico italiano, originario di un’altra città della zona: Recanati. Il poeta Giacomo Leopardi, famoso nella tradizione scolastica italiana come poeta ombroso e pessimista. Una visione in realtà un po’ eccessiva, che la critica contemporanea sta cercando di cambiare.

Amato o odiato, Leopardi lo conoscono tutti. E per questo, su una collina poco sopra Recanati, si può trovare un muretto con il primo verso della poesia leopardiana più famosa e citata: L’infinito. Tanto caro mi fu quest’ermo colle…

È il momento di tornare sulla costa. Perché è qui che si trova la città più importante di tutte le Marche oltre che capoluogo amministrativo della regione. Ancona. Una città molto antica. Fondata da coloni greci partiti da Siracusa e poi diventata per i romani un porto molto importante. Ancora oggi è un porto molto importante, uno dei più grandi su tutto l’Adriatico visto che si trova proprio di fronte a una delle città più importanti della Croazia. Split, o Spalato, come la chiamiamo in Italia.

La città vive di mare, ma anche di montagna, visto che la sua composizione urbana parte dalla costa e sale piano piano sulle pendici del monte Conero, e su queste colline si produce il vino più famoso di tutte le Marche, il rosso Conero, un vino intenso da abbinare a piatti di carne e formaggi saporiti.

L’edificio più riconoscibile di Ancona è il suo Lazzaretto. Una maestosa costruzione di forma pentagonale che si trova proprio davanti al porto cittadino. La parola lazzaretto ancora oggi in italiano ha un significato un po’ negativo, di luogo pieno di persone malate e quindi di infezioni e dolore. In effetti, una delle funzioni del Lazzaretto di Ancona era proprio quella di isolare i malati per evitare la proliferazione di malattie. Del resto, per una città di mare con un porto dove approdavano navi arrivate da tutto il mondo, era prudente avere un posto dove lasciare i malati in quarantena. Oggi noi lo sappiamo persino troppo bene. Il lazzaretto però serviva anche come albergo, deposito merci e pure in un certo senso come protezione della città dalle onde più alte nei giorni di mare molto mosso.

Ai giorni nostri, qui non ci sono più malati né depositi merci, ma solo un palazzo molto affascinante da visitare e dove fermarsi a bere un drink.

A nord di Ancona cominciano le Marche settentrionali, con un’atmosfera già un po’ diversa. Le città della costa hanno uno spirito che somiglia a quello di città romagnole come Rimini e Riccione. Le città dell’entroterra somigliano a quelle dell’Umbria e della Toscana.

E per parlarne bene scegliamo esattamente una città della costa e una dell’entroterra. Pesaro e Urbino.

Pesaro è una città di mare con lo spirito vacanziero e un po’ malandrino della riviera romagnola. Ma oltre a quello racconta grandi storie sportive. Qui c’è la Victoria Libertas Pesaro di pallacanestro, per molti anni famosa come Scavolini Pesaro, con il nome del suo sponsor più importante nel suo periodo più importante, ovvero quando la squadra giocava ai massimi livelli del basket italiano ed europeo.

E poi è una città storicamente legata ai motori e in particolare al motociclismo, e non è un caso che da queste terre sia arrivato il motociclista più forte del mondo di tutti i tempi: Valentino Rossi.

Urbino invece ha un’identità molto diversa. Più lenta, compassata, da città universitaria lontana dal rumore festaiolo della costa. È una tipica città medievale, costruita su una collina, e ancora chiusa dalle sue antiche mura. Ed è la città che può dire con grande orgoglio di avere dato al mondo uno degli artisti più famosi della storia dell’umanità: Raffaello. Autore di alcuni tra i quadri più famosi e belli del Rinascimento italiano.

Tanti posti, tante identità. Lo avevo detto all’inizio, le Marche sono una regione al plurale anche perché dietro una storia comune conservano anime diverse.

Le persone più appassionate di questioni linguistiche tra voi potranno apprezzare come basti spostarsi sull’asse nord-sud per sentire variare i dialetti marchigiani. A nord, nella zona di Pesaro in particolare, il dialetto e quindi anche l’accento dei parlanti ricordano molto la melodia delle parlate romagnole. Nella zona centrale della regione, tra Ancona e Fermo, si sentono accenti simili a quelli dell’Umbria e del Lazio settentrionale. A sud, in particolare in provincia di Ascoli, l’accento ha già dei segni abbastanza meridionali. Praticamente, un riassunto dell’Italia in pochi chilometri!

Delle specialità gastronomiche marchigiane occasionalmente abbiamo già parlato attraversando le città. Abbiamo detto delle olive all’ascolana, ma vale la pena provare anche il crescione tipico di Pesaro e Urbino, un prodotto molto simile alla piadina romagnola. Per chi ha più appetito, le alternative sono il coniglio in potacchio (cioè, coniglio cotto con salsa di pomodoro, capperi e spezie in una pentola di coccio) o i vincisgrassi di Macerata, un piatto dal nome molto buffo e che è praticamente una versione locale delle lasagne.

Come vini, oltre al già citato rosso Conero, spazio anche a un bianco. Il verdicchio di Jesi, originario appunto della città di Jesi, posto dove sono nate due persone molto importanti: l’imperatore Federico II di Svevia e l’allenatore della nazionale di calcio italiana Roberto Mancini.

Un’altra cosa per cui le Marche sono particolarmente famose è l’economia di questa regione. Un’economia solida, fatta di tante aziende molto importanti. Cartiere come quella di Fabriano di cui abbiamo parlato prima, ma anche fabbriche di mobili, cucine, elettrodomestici, prodotti farmaceutici, scarpe e poltrone.

Com’è possibile una concentrazione così fitta di aziende produttive in un territorio così piccolo? Le Marche hanno saputo sviluppare nel tempo la tradizione medievale dei piccoli artigiani in quelli che oggi si chiamano distretti industriali. Ovvero, il fatto che nella stessa zona esistono aziende che lavorano nello stesso settore. E collaborano. Per esempio, specializzandosi in una parte molto precisa di un prodotto finito. E così, unendo le parti, tante aziende piccole fanno un grande settore. Un distretto, appunto.

Quello che ha reso ricche le Marche.

Questa regione però è anche un po’ sfortunata. Colpita varie volte da eventi naturali imprevedibili, i terremoti. L’ultimo, quello del 2016, ha creato molti problemi alla vita delle persone e all’economia locale.

I marchigiani sono tradizionalmente persone tenaci e pazienti. Eppure questa situazione li ha messi in ginocchio.

Ci vuole l’aiuto di un po’ di turismo consapevole per aiutarsi a rialzarsi. Il turismo fatto da quelle persone che amano scoprire e non solo consumare, che vogliono vivere e conoscere un territorio. Soprattutto un territorio un po’ sottovalutato e poco pubblicizzato come quello marchigiano. E io penso che gli ascoltatori e le ascoltatrici di Salvatore racconta siano proprio quel tipo di turisti consapevoli capaci di fare questo gesto.

È il momento di andare nelle Marche.

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