#76 – Il Veneto oltre Venezia
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 21 agosto 2022.
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Un giro in gondola, una visita alla Basilica di San Marco, una passeggiata tra calli e campi, un giro al Palazzo Ducale e via. Insomma, una gita a Venezia è sempre la solita solfa.
Non ho niente contro Venezia, anzi. La amo moltissimo. Ma c’è molto da fare e da vedere a Venezia, al di là del turismo mordi e fuggi. E soprattutto c’è molto da fare e da vedere fuori da Venezia.
Nella regione tutto attorno, che al suo capoluogo è legata a doppio filo da rapporti storici, economici e sociali lunghi secoli.
Una regione dall’identità unitaria, anche se variegata. Famosa per i suoi vini e per il suo riso, ma anche per le sue università prestigiose.
Una regione che politicamente è stata bianchissima per decenni, e ora invece si tinge volentieri di verde. Con qualche macchia rossa qua e là, ma sempre più sbiadita.
Una regione dove il dialetto si usa spesso e volentieri, senza imbarazzo e anzi con grande orgoglio.
Una regione che allunga le sue radici linguistiche e culturali anche fuori dai suoi confini.
Una regione dove i luoghi da conoscere e da visitare sono tanti e vari.
Ovviamente parlo del Veneto. Oggi provo a raccontarti un po’ della sua storia, dei suoi simboli e della sua identità. Di quello che c’è da sapere e da conoscere oltre Venezia.
Per prima cosa, orientiamoci un po’. Il Veneto è una delle 20 regioni in cui si divide la repubblica italiana e occupa un pezzo importante del nord-est del Paese.
Bisogna dire però che tra Veneto amministrativo e Veneto storico c’è qualche differenza.
Perché è possibile arrivare a Udine o a Pordenone, città della regione Friuli-Venezia Giulia e comprare un giornale locale. E sapete come si chiama? Il Messaggero Veneto!
E a pensarci bene, il nome stesso di quella regione, Friuli-Venezia Giulia, ci dice da subito che almeno una parte della sua storia ha a che fare con Venezia e il Veneto.
È possibile che tu abbia letto o sentito in giro parlare di Triveneto. Capita di usare quest’espressione, di proposito o di sfuggita, per parlare in generale dell’Italia nord-orientale. Nello specifico, del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia citato prima e anche del Trentino-Alto Adige, la regione con Trento e Bolzano.
Per fugare ogni dubbio, facciamo un po’ di chiarezza. L’espressione Triveneto, o Tre Venezie, deriva dagli anni del Risorgimento. Per parlare di tre regioni tutte più o meno culturalmente e linguisticamente legate a Venezia. In effetti, il dialetto parlato a Trento e anche il triestino hanno tratti in comune con il veneziano e gli altri dialetti veneti.
I legami stretti tuttavia finiscono qui. Di Trento e Trieste abbiamo già parlato ampiamente in passato. Delle città venete invece ci occupiamo oggi.
Parliamo in particolare dei capoluoghi di provincia. Tutte le città più grandi del Veneto, tranne Venezia.
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Partiamo da Rovigo, la città più meridionale di tutta la regione. Sorge poco a nord del fiume Po, che segna il confine con l’Emilia-Romagna e in effetti ha molto in comune, come clima e carattere, con la vicina Ferrara, che però sorge dall’altra parte del fiume.
A parte un periodo passato sotto il controllo della dinastia dei conti d’Este, provenienti da Ferrara, Rovigo è stata quasi sempre legata a Venezia nella buona e nella cattiva sorte.
Oggi è una città tranquilla, con un centro storico orgogliosamente risorgimentale grazie alle sue due piazze principali intitolate a Vittorio Emanuele II e a Giuseppe Garibaldi.
Tuttavia, il personaggio più famoso passato da queste parti è vissuto una generazione dopo. Si tratta di Giacomo Matteotti, deputato del partito socialista all’inizio del XX secolo. Ha iniziato la sua carriera politica difendendo i contadini poveri delle valli del Polesine, vicino a Rovigo, ed è morto a Roma. Ucciso dalle squadracce di Benito Mussolini il giorno dopo avere accusato duramente il partito fascista in parlamento.
Anche se oggi la città ha cambiato colore politico ed è una roccaforte del partito di destra della Lega, Rovigo non ha dimenticato Matteotti e le sue battaglie. Un monumento in pieno centro rende onore all’uomo che ha combattuto per i diritti dei più poveri ed è stato vittima della violenza fascista.
Andando dritti in direzione nord, da Rovigo arriviamo a Padova, probabilmente una delle città più famose di tutta la regione.
Padova oggi è una città universitaria ricca di vita studentesca, ma allo stesso tempo è un’oasi di tranquillità dove girare in bicicletta senza problemi. Forse perché gli abitanti locali sono abituati alla presenza di studenti da secoli e secoli, visto che l’ateneo padovano risale al 1222. Da qui sono passati tantissimi studiosi e intellettuali di tutta Europa. Tanto per citarne uno, il padre dell’astronomia moderna Niccolò Copernico. Per fortuna, l’università non si specchia nelle glorie del passato, ma è ancora oggi uno dei centri più all’avanguardia d’Europa in alcune discipline, a partire dagli studi di medicina.
Oggi Padova è una città splendida da visitare, in particolare sulle tracce del suo Patrono, Sant’Antonio da Padova, a cui è dedicata la famosa Basilica padovana a due passi dal parco più amato dai cittadini, dagli studenti fuorisede e anche dai visitatori, il Prato della Valle. Senza dimenticare la Cappella degli Scrovegni, con gli affreschi medievali di Giotto da stropicciarsi gli occhi.
Una piccola curiosità. Sembra che proprio a Padova sia nato uno dei prodotti italiani oggi più popolari nel mondo. Lo spritz. Per la precisione, l’Aperol Spritz. L’esistenza di una bevanda fatta a base di vino allungato con acqua frizzante infatti è piuttosto antica, ma l’idea di aggiungere l’Aperol per dare colore e sapore al tutto arriva dalla Padova degli anni ’20.
Da Padova in direzione nord ovest arriviamo a Vicenza, una città che vanta un centro storico ricco di monumenti simbolo del Rinascimento veneziano, opera del famoso architetto Andrea Palladio.
C’è davvero l’imbarazzo della scelta da questo punto di vista, ma sicuramente spiccano gli edifici di Piazza dei Signori, in particolare la Basilica Palladiana.
Per gli amanti e le amanti del genere, va detto che Vicenza ha un primato molto particolare in Italia. La chiamano la regina dell’oro, perché in questa città esiste da secoli una lunga tradizione nel settore dell’oreficeria. Pochi al mondo come i vicentini sanno lavorare l’oro e crearne oggetti bellissimi.
Infine, un’ultima curiosità, di carattere culinario. Nonostante lo stereotipo un po’ sgradevole che dice che a Vicenza si mangia la carne di gatto, la cucina locale è molto ricca. Il piatto probabilmente più famoso in città è il baccalà alla vicentina. Ovvero, merluzzo stagionato cotto in olio e latte. Sembra strano, vero? Eppure, assicurano che si tratta di un’autentica prelibatezza.
Ancora più a ovest, mentre ci avviciniamo al lago di Garda, incontriamo Verona. Che dire di Verona? Probabilmente, subito dopo Venezia, è la città più famosa della regione.
Perché William Shakespeare ha deciso di ambientare qui il suo Romeo e Giulietta, e il leggendario balcone di casa Capuleti è ancora oggi una tappa obbligatoria per tutti i turisti che passano da qui.
E poi anche per l’Arena di Verona. Un anfiteatro romano perfettamente conservato e ancora oggi usato nella sua funzione. Qui infatti si svolgono festival di opera lirica, ma anche concerti di musica pop e altri eventi che possono così godere di uno scenario davvero unico al mondo.
Su Verona, possiamo aggiungere una nota calcistica. Nonostante non sia una città molto grande, per anni ha potuto vantare ben due squadre nel campionato di serie A. La più famosa è l’Hellas Verona, chiamata così dai suoi fondatori, un gruppo di studenti liceali affascinati dal mondo classico. L’altra è il Chievo Verona, per anni autentica Cenerentola del calcio italiano, in quanto squadra che rappresenta un piccolo quartiere: Chievo, per l’appunto.
L’uomo che è stato per anni presidente del Chievo Verona è l’imprenditore Luca Campedelli, famoso in città in quanto presidente anche dell’azienda dolciaria Paluani, produttrice del fiore all’occhiello della gastronomia veronese: il pandoro. Il dolce natalizio più famoso e popolare in Italia assieme al milanesissimo panettone.
Dalle valli veronesi, inoltre, vengono altre perle della cucina. Innanzitutto, il Vialone Nano, la varietà di riso perfetta per preparare il risotto. E poi vini rossi tra i più raffinati e apprezzati nel mondo. La Valpolicella e, soprattutto, l’Amarone.
Per la nostra penultima tappa, dobbiamo fare un bel po’ di strada in direzione nord. Ci vuole un po’, ma finalmente arriviamo a Belluno.
Ci troviamo soltanto a circa 400 metri di altitudine sul livello del mare, eppure qui si respira chiaramente un’aria di montagna. Per capire il motivo, basta un colpo d’occhio. Oltre le case e i palazzi, in fondo, si stagliano maestose le Dolomiti.
Naturalmente una passeggiata per Belluno non va fatta solo guardando le montagne, ma è giusto godersi anche la bellissima piazza principale e i vari monumenti e musei, arricchiti dalle opere del bellunese più famoso di sempre, lo scultore barocco Andrea Brustolon, definito da qualcuno il Michelangelo del legno. Può sembrare un po’ enfatico, ma in effetti alcune delle sue sculture oggi decorano le sale e i corridoi del Palazzo del Quirinale, residenza del Presidente della Repubblica.
Per la nostra sesta, e ultima, tappa, ci avviciniamo a Venezia, ma senza arrivarci. La nostra meta infatti è Treviso, qualche chilometro a nord della Serenissima.
Di tutti i posti che abbiamo girato in questo episodio, forse anche per la vicinanza geografica, Treviso è quella che in effetti somiglia di più a Venezia. E dico sul serio. A partire dai canali, per esempio, passando per l’eleganza pura di Piazza dei Signori.
Treviso, tra le città del Veneto, è in assoluto quella dove concentrarsi sulla tradizione eno-gastronomica. Dalla città e dalle sue zone vicine, come la famosa Valdobbiadene, vengono due dei prodotti italiani più famosi al mondo. Sto parlando del prosecco e del tiramisù.
Senza contare il famosissimo radicchio trevigiano, una specie di insalata dal colore rosso intenso e dal sapore amarognolo con cui si può fare uno dei risotti più buoni di sempre. Provare per credere.
Riavvicinandoci, idealmente, a Venezia, chiudiamo questo giro affrettato del Veneto attraverso le sue città meno note. Alcune probabilmente meriteranno un po’ di spazio in più in futuro, ma era importante dare un quadro collettivo di una regione dalla fortissima identità locale.
I veneti infatti hanno una coscienza di sé molto solida, probabilmente ben più solida di quelle di altre regioni dove prevale il campanilismo cittadino sull’identità regionale.
Come sempre, parlare di identità collettiva è una cosa da prendere con le pinze, ma qualcosa dei Veneti si può comunque dire. Di quello che loro stessi dicono di sé o di quello che dicono gli altri. Non è universale, ma è molto interessante.
Il Veneto per esempio è storicamente una regione molto conservatrice. Per mezzo secolo, è stato un importante bacino di voti per la Democrazia Cristiana, il cui colore simbolo era il bianco, e oggi lo è per la Lega Nord, simbolicamente verde.
Per molto tempo, e in parte ancora oggi, in Veneto sono state piuttosto malviste le persone di origine meridionale e quelle di origine straniera. Si tratta di una diffidenza antica, forte soprattutto nei piccoli centri, e cavalcata dalla politica che approfitta della paura per governare. Ma questo non significa che i veneti e le venete non siano persone accoglienti, soprattutto con i turisti.
Infine, una cosa di cui i veneti vanno molto orgogliosi. Il tratto collettivo di essere grandi lavoratori e grandi risparmiatori. È il frutto di una terra che è stata povera per molto tempo e quando, infine, ha conosciuto la ricchezza non ha dimenticato la povertà. Una lezione preziosa che fa sì che oggi molti grandi imprenditori italiani vengano proprio da lì.
Orgogliosi del lavoro e di quello che hanno creato e costruito con il sudore della fronte. E guai a chi glielo tocca.
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