#64 – 10 cose che non sai di Roma
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 9 aprile 2022.
Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.
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Allora, facciamo così.
Arrivi a Roma, alla stazione Termini, no?
Attraversi piazza dei Cinquecento, quella bruttarella e dal nome colonialista, e poi ti trovi in piazza della Repubblica che qui chiamano ancora piazza Esedra.
Da lì scendi per via Nazionale, fino alla fine. Ti trovi in piazza Venezia, guardi l’Altare della Patria che a Roma chiamano la macchina da scrivere. A quel punto, puoi decidere di andare su via dei fori imperiali e arrivare al Colosseo e poi a San Giovanni.
Oppure, puoi prendere via del Corso, e da lì in un attimo raggiungi piazza di Spagna, piazza del Popolo e fontana di Trevi. Va bene?
Se hai voglia e tempo, sempre da piazza Venezia, puoi arrivare a piedi a Largo di Torre Argentina e quindi Piazza Navona e il Pantheon.
E se ti va di attraversare il Tevere, alla fine San Pietro e il Vaticano sono lì a pochi passi.
Può bastare, no?
Beh, dipende. Per chi arriva a Roma per una toccata e fuga forse sì.
La città eterna, però, vive anche, e soprattutto, di altre cose.
Di contraddizioni, rivalità, differenze sociali laceranti, di un contatto continuo tra sacro e profano.
In particolare, vive al di fuori di questo perimetro di monumenti, panorami e paccottiglia per turisti da comprare alle bancarelle.
Roma, quella vera, è fatta di tante anime.
Oggi, provo a raccontartene una parte. Il totale è davvero impossibile.
Lo farò attraverso cinque luoghi e cinque simboli.
Per un totale di dieci cose di Roma che probabilmente non conosci.
Partiamo?
Luogo numero 1
San Lorenzo sorge subito al di fuori del centro storico vero e proprio. Dato che si trova a due passi dalla sede dell’Università La Sapienza è il posto prediletto di molti studenti e quindi oggi è pieno di locali e vita notturna. Una cosa che non sempre piace ai residenti, che spesso si lamentano per quello che loro chiamano degrado. Bottiglie vuote, schiamazzi notturni, spazzatura sotto i portoni.
Allo stesso tempo, sarebbe disonesto ridurre San Lorenzo soltanto a questo. Perché si tratta di un quartiere con un’anima e una storia molto forti. Durante il fascismo, gli abitanti di San Lorenzo sono stati forti oppositori di Mussolini. E poi, nella seconda parte della guerra, hanno subito una delle più grandi tragedie avvenute durante il conflitto. Il bombardamento degli Alleati angloamericani su Roma, con l’obiettivo di sabotare i nazisti, ma che è finito con l’uccidere 3000 civili innocenti. Il quartiere non dimentica questa sua storia e conserva un’anima profondamente popolare. Nonostante i residenti di lunga data siano ormai pochi, il quartiere si aggrappa con le unghie e con i denti alla sua identità proletaria. Con la presenza di centri sociali, librerie, spazi occupati e anche con la sua squadra di calcio, l’Atletico San Lorenzo, una società senza padroni e costruita che ha lottato e lotta ancora per conservare il suo piccolo stadio, che i proprietari avrebbero voluto trasformare in un parcheggio. Ma San Lorenzo, oggi come in passato, resiste.
Simbolo numero 1 – Il romanaccio
La variante di italiano parlata a Roma è il romanesco, o anche romanaccio. A livello scientifico, è difficile considerarlo un dialetto perché è molto vicino all’italiano standard, al punto che molti prodotti culturali in romanesco sono perfettamente comprensibili per i parlanti di tutta Italia. È il caso dei fumetti di Zerocalcare o del successo di grandi attori come Alberto Soldi e Nino Manfredi o più recentemente anche Carlo Verdone e Marco Giallini. Il romanesco è un codice linguistico molto espressivo, soprattutto quando si tratta di esprimere ironia, cosa in cui i romani sono maestri.
Il dialetto è un elemento linguistico tipico delle classi popolari e meno istruite, ma questo non vuol dire che non abbia una sua dignità letteraria. A Roma, questa è rappresentata da due grandi poeti, autori di famosissime poesie in romanesco: Gioacchino Belli, vissuto nel cuore della Roma papalina, e il più giovane Carlo Alberto Salustri, meglio noto come Trilussa. Provate a leggere le loro poesie, sono veramente belle, ricche del colore e del fascino che solo Roma sa regalare.
Luogo numero 2 – L’Eur
Se la parola Eur vi fa pensare a Europa è legittimo, ma è anche sbagliato. Eur è una sigla che sta per Esposizione universale romana. Perché è una zona che è stata costruita ad hoc per ospitare l’esposizione universale. In teoria, prevista per il 1942, ma mai tenuta a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Dunque l’Eur è stato costruito in piena epoca fascista e l’architettura locale rispecchia a pieno lo stile di quegli anni. Maestoso, glorioso e pieno di rimandi alla classicità romana rivisitati in chiave moderna. Il suo simbolo più famoso è il Palazzo della Civiltà italiana, che tutti chiamano il Colosseo quadrato.
In una città come Roma, con più di duemila anni di storia, un quartiere che ne ha appena un centinaio è decisamente un quartiere moderno. E non a caso, oggi l’Eur è pieno di uffici, multinazionali, e palazzi di recente costruzione. In particolare, l’avveniristico Centro Congressi La Nuvola disegnato dal famoso architetto Massimiliano Fuksas.
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Simbolo numero 2 – la cucina romana oltre la carbonara
Chiunque sia passato almeno una volta a Roma dovrebbe avere provato alcuni dei piatti tradizionali offerti dai ristoranti cittadini. Soprattutto, va detto, i primi. Tonnarelli cacio e pepe, bucatini all’amatriciana, maccheroni alla gricia e naturalmente il piatto con più successo internazionale: la carbonara.
Sfatiamo un mito: la carbonara non è davvero un piatto tradizionale romano. La sua invenzione risale al 1944, alla fine della seconda guerra mondiale, ed è opera di un cuoco bolognese che ha dovuto preparare un pranzo importante con i pochi ingredienti che aveva sotto mano. Nelle dispense ha trovato pasta, ovviamente, e formaggio. E basta. C’era la guerra, dopotutto! Per fortuna c’erano i pacchi dei soldati americani. E lì dentro, bacon croccante e uova in polvere. Unendoli alla pasta e al formaggio, è nata la carbonara, poi diventata molto importante a Roma fino a diventare oggi un suo simbolo. Ma ricordate, un simbolo davvero molto molto recente.
Per il resto, la cucina romana ha le sue radici nella tradizione contadina. Per esempio, i rigatoni con la pajata, un sugo a base di pomodoro e soprattutto pezzi di intestino di vitello. E che dire della coda alla vaccinara. Una coda di bue stufata con un contorno di verdure. Le sue origini sono molto antiche, dei tempi in cui alle famiglie popolari toccavano i pezzi più poveri della carne, e per questo i romani ci sono ancora molto affezionati.
Un’altra tendenza della cucina romana arriva da una tradizione completamente diversa, quella ebraica. Gli ebrei romani per secoli hanno sviluppato una loro cucina molto peculiare, ovviamente kosher, e basata in particolare sui carciofi. In particolare da provare nella loro versione alla giudia, cioè secondo la ricetta ebraica. Si tratta di carciofi schiacciati e fritti due volte in olio bollente. Croccanti e gustosissimi.
Luogo numero 3 – I Parioli
I Parioli è il nome di un quartiere della zona nord di Roma piuttosto famoso. Non c’è nulla di particolare da visitare o scoprire, ma l’identità di questo quartiere è molto chiara. È un posto che sprizza ricchezza da tutti i pori. Ospita le sedi di molte ambasciate, di grandi banche internazionali e le case di alcune delle famiglie più ricche della capitale. Il valore simbolico dei Parioli come luogo opulento e lussuoso è così forte che l’aggettivo ‘pariolino’ oggi è un sinonimo riconosciuto di giovane alto borghese ricco e un po’ viziato.
Simbolo numero 3 – i grandi cantori di Roma
Abbiamo parlato di Belli e Trilussa, i poeti che hanno descritto Roma, ma non possiamo dimenticare i cantanti. Nati nel genere popolare degli stornelli da osteria, ma poi diffusi anche con autori più raffinati. Come nel caso di Lando Fiorini, autore di una ballata romantica famosissima e amatissima dai romani, una canzone in cui l’autore invita Roma a essere particolarmente bella per conquistare la donna del suo cuore. Roma, nun fa’ la stupida stasera.
Anche se da Roma sono passati tanti altri cantautori di altissimo livello, probabilmente il suo simbolo più evidente è uno e si chiama Antonello Venditti, autore e interprete di una canzone d’amore per la sua squadra, Roma capoccia, e soprattutto dell’inno dell’AS Roma, la squadra di calcio. Una canzone dal titolo difficilmente dimenticabile. Roma Roma Roma.
Luogo numero 4 – Tor Pignattara
Andando un po’ in periferia lungo l’asse sud-est finiamo facilmente in un quartiere pieno di colori e profumi, chiassoso e allo stesso tempo tranquillo. È la zona di Tor Pignattara, che i romani chiamano semplicemente Torpigna, il quartiere multietnico per eccellenza dove famiglie italiane, bengalesi, albanesi, pakistane, cinesi o arabe vivono una a fianco all’altra senza particolari problemi.
È proprio qui che Roma, città tradizionale e un po’ all’antica, diventa una vera capitale europea. Assieme a Torpignattara, questo ruolo di quartiere multietnico appartiene anche al quartiere dell’Esquilino e in particolare a Piazza Vittorio, a due passi dalla stazione Termini, dove vive e lavora da anni la comunità cinese della capitale.
Simbolo numero 4 – il calcio a Roma. Roma e Lazio
Della Roma o della Lazio. Lupacchiotto o aquilotto? Giallorosso o biancoceleste? Domande importanti per i bambini romani, per riconoscersi e iniziare a fare amicizia. A Roma esistono due squadre di calcio di primo livello, la SS Lazio e la AS Roma. Se lo chiedete ai tifosi, ognuno tirerà l’acqua al proprio mulino e dirà che la sua è la più importante. I tifosi della Lazio rivendicano il fatto che la loro è la squadra più antica, fondata nel 1900 rispetto alla Roma nata solo nel 1926. I tifosi della Roma rivendicano il fatto di essere in quantità superiore e soprattutto di tifare la squadra che porta il nome della città. A livello di prestigio, bisogna dire che le differenze non sono molte, la Roma è stata campione d’Italia per tre volte, l’ultima nel 2001, e la Lazio per due volte, l’ultima nel 2000. Il giocatore simbolico della Lazio è probabilmente l’eroe degli anni ’70 Giorgio Long John Chinaglia. Quello della Roma, non serve nemmeno dirlo, è Francesco Totti.
Luogo numero 5 – I Castelli romani
Con un po’ di ironia, i castelli romani non sono a Roma. Nel senso che non fanno parte, amministrativamente, del comune di Roma, ma alla capitale sono legati dalla vicinanza geografica e dalla storia. Cosa sono di preciso? Sono una serie di piccoli paesi molto suggestivi e caratteristici che sorgono sulle colline a sud-est di Roma. Si chiamano così perché hanno una storia legata al medioevo, quando ricche famiglie romane possedevano i loro castelli e tutto attorno crescevano i villaggi. Oggi i castelli sono posti dove i romani di città vanno a passare le serate, soprattutto in estate, per passeggiare o bere e mangiare nelle tipiche osterie locali, le fraschette. Alcuni sono particolarmente belli, come per esempio Frascati, e si collegano mentalmente a un’idea di purezza e genuinità. Cose tipo “il vino dei Castelli”, “il formaggio dei Castelli” o anche solo “L’aria dei Castelli” sono generalmente un marchio di buona qualità.
Simbolo numero 5 – Il GRA
Roma è piena di strade dal grande valore simbolico. Le strade consolari, per esempio, quelle famose perché “tutte le strade portano a Roma”, come via Appia, via Tuscolana, via Nomentana, via Salaria. E poi ci sono le strade conosciute dai turisti come via del Corso, via dei fori imperiali, via Condotti. E al di là di tutte queste ce n’è una, croce e delizia di tutti i romani. La strada senza la quale la città non potrebbe esistere, ma sulla quale è anche terribilmente difficile muoversi. Il grande raccordo anulare, chiamato semplicemente GRA. Che è la sigla di Grande Raccordo Anulare, ma anche il cognome dell’ingegnere Eugenio Gra che è stato il capo del progetto nella sua realizzazione.
Il GRA è la grande tangenziale di Roma, che circonda la città e collega le sue periferie in modo relativamente veloce. Quel ‘relativamente’ dipende dalla quantità di traffico, di solito immensa, e dalla fatica con cui i romani ogni giorno lo percorrono in automobile. Se avete appuntamento a Roma con qualcuno e quella persona vi dice che arriverà a breve perché è sul GRA, mettetevi comodi. Ci vorrà tempo.
A Roma ci vuole sempre tempo, ma del resto, con duemila e passa anni di storia, cosa ti costa aspettare qualche minuto?
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