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#6 Franca Viola, la regina senza re

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 10 aprile 2021.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale

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Franca Viola Salvatore racconta

 

 

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Oggi parliamo di una donna siciliana.

Apparentemente una donna qualsiasi. Figlia di contadini. Nella Sicilia degli anni Quaranta.

Quando era giovane, questa donna non immaginava che avrebbe cambiato la storia italiana. Non avrebbe immaginato un giorno di stare di fronte al Presidente della Repubblica a ricevere un premio.

Lei probabilmente immaginava una vita come quella di sua madre. Sposarsi, fare figli, occuparsi della casa.

Era questa la sua realtà quando è nata.

Solo che a un certo punto della sua vita, questa donna ha incontrato la violenza di un uomo e anche quella dello Stato. Ha combattuto contro l’una e contro l’altra. E ha vinto. Diventando un simbolo femminista.

Il suo nome è Franca Viola.

Franca Viola è nata nel 1948 ad Alcamo, un paesino della Sicilia occidentale. La sua è una famiglia semplice, di contadini, persone religiose e rispettose. Come praticamente tutti a quel tempo, del resto.

La piccola Franca cresce, aiuta la madre in casa, impara a fare le cose che la società si aspetta da una donna. Poi, a 15 anni, conosce un ragazzo del paese. Si chiama Filippo, Filippo Melodia, e viene da una famiglia benestante.

I due si innamorano e si vogliono sposare. Come si faceva a quei tempi, Filippo Melodia va a casa dei genitori di Franca a chiedere la mano della ragazza. E i Viola sono felici di accettare. Quel Filippo Melodia gli sembra davvero un buon partito.

Così Franca e Filippo si fidanzano ufficialmente e le cose all’inizio sembrano andare molto bene.

Un giorno però, quando mancano pochi mesi al matrimonio, i carabinieri bussano alla porta di casa Melodia. Filippo è in arresto. Le accuse sono molto gravi. Furto, possesso d’armi, associazione mafiosa.

Quando Franca e i suoi genitori lo vengono a sapere sono sconvolti. Filippo sembrava un bravo ragazzo. A quel punto però sono sicuri: vogliono annullare il fidanzamento. Franca non ha intenzione di sposare un delinquente.

Il giovane Filippo Melodia non prende bene la notizia. Per lui, è un’offesa al suo onore. E l’onore, per un uomo siciliano di quella generazione, è sacro. Ormai tutti sanno che Filippo Melodia sposerà Franca Viola, e così dovrà essere. Che lei lo voglia, o no.

Anche se i Viola non ne sapevano niente, le accuse dei carabinieri erano fondate. Filippo Melodia era davvero un criminale, nipote di un piccolo mafioso locale, e aveva un gruppo di uomini fidati, i suoi scagnozzi.

Con il loro aiuto, Filippo decide di spaventare un po’ Franca e i suoi genitori. Spaventare come?

Con metodi tipicamente mafiosi.

I Viola coltivano viti per fare il vino, e Filippo distrugge il vigneto.

I Viola hanno un capanno dove tengono gli attrezzi di lavoro, e Filippo lo brucia.

E siccome Franca e i suoi resistono, Melodia decide di essere più diretto. Si presenta a casa loro armato e punta la pistola alla testa di Bernardo, il padre di Franca, minacciandolo di sparargli se non accetterà il matrimonio.

Franca e la sua famiglia a quel punto hanno molta paura. Però sono anche molto risoluti, Non si può tornare indietro. Il matrimonio è annullato.

Una sera di dicembre torna nuovamente a casa dei Viola, con un gruppo di suoi uomini, per rapire Franca e portarla con sé.

Ci riescono abbastanza facilmente. Loro sono tanti e Franca è terrorizzata.

Per lei, iniziano giorni di inferno. Filippo e i suoi scagnozzi la picchiano, la stuprano, e non le danno quasi da mangiare.

I genitori di Franca di tutto questo non sanno niente, anche se lo immaginano. Disperati, chiedono l’aiuto della polizia per trovare Franca e liberarla, ma gli agenti cercano a lungo il nascondiglio di Melodia senza risultato.

Sei giorni dopo, è Filippo che fa la prima mossa. Ordina a uno dei suoi scagnozzi di andare a casa della famiglia di Franca per proporre la paciata.

Paciata è una parola del dialetto siciliano, non esiste in italiano, ma il significato è chiaro. Viene da “pace”.

In Sicilia in passato, quando due volevano sposarsi, ma le famiglie erano contrarie, gli innamorati scappavano per una notte. Quella che in siciliano si chiama a fuitina. Il giorno dopo, mandavano qualcuno dalle famiglie a proporre la paciata.

Ovvero a dire: i due ragazzi hanno già passato una notte insieme, l’unica cosa da fare per mantenere l’onore è permettere il matrimonio. Le famiglie a quel punto accettavano la cosa. Erano moralmente costrette. Soprattutto la famiglia della ragazza. Perché sapevano che una donna che aveva passato una notte con un uomo, non avrebbe mai trovato un altro marito.

Quello che Filippo Melodia propone al padre di Franca è proprio una paciata. È sicuro che nessun altro sposerà Viola dopo che è scappata con lui e quindi Franca accetterà di sposarlo. Dal suo punto di vista, è un piano perfetto.

 

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Bernardo Viola, il padre di Franca, non è uno stupido. Ed è molto arrabbiato. Sua figlia non ha fatto nessuna fuitina d’amore. Franca è stata rapita e tenuta prigioniera. Non può accettare nessuna paciata.

Eppure lo fa. Accetta. È una tattica, decisa insieme alla polizia per scoprire il nascondiglio di Melodia e liberare Franca.

Così il giorno dopo i poliziotti fanno irruzione nella casa della sorella di Filippo dove trovano lui, i suoi scagnozzi e Franca prigioniera.

Ora lei può tornare a casa. Libera. Libera, perlomeno, fino a un certo punto…

Tutti sanno quello che è successo. E chi non lo sa, lo immagina. In paese parlano, e la guardano diversamente.

Soprattutto qualche tempo dopo, quando a Trapani comincia il processo contro Filippo Melodia. È lì che Franca Viola fa una scelta privata che diventa una rivoluzione sociale di livello nazionale.

In Italia, a quel tempo, lo stupro – cioè la violenza sessuale – era un reato contro la morale e non contro la persona. In poche parole, Filippo Melodia non era colpevole nei confronti di Franca ma della società e della morale.

E inoltre, secondo la legge italiana, Filippo Melodia poteva uscire da quel processo quasi innocente. Secondo l’articolo 544 del codice penale, un uomo che ha commesso violenza sessuale nei confronti di una donna, se poi accetta di sposarla, cancella la sua colpa.

Quell’articolo oggi non esiste più. Anche grazie a Franca Viola. Ma all’epoca era una cosa normale. L’uomo, così, evitava la prigione. La donna evitava il rischio di restare ai margini della società. Perché nessuno avrebbe voluto sposare una donna che era stata con un altro uomo. Poco importa se con il suo consenso o a causa di uno stupro.

All’epoca del processo, Franca Viola questo lo sa bene. E probabilmente condivide, almeno in parte, questa mentalità. È quella in cui è nata e cresciuta. Tuttavia non può dimenticare la violenza subita. Il rapimento. Le botte. I sei giorni di prigionia e stupro.

È decisa: rifiuterà il matrimonio riparatore. È una decisione inaspettata, quasi scandalosa per quei tempi. Franca però è molto risoluta. La sua famiglia la supporta e trovano un bravo avvocato.

Il processo è duro per Franca, costretta a confrontarsi di nuovo con il suo ex fidanzato, l’uomo che voleva sposare e che per lei era diventato un incubo.

Gli avvocati di Filippo Melodia provano a convincere il giudice che Franca era consenziente. Che ha progettato lei assieme a Filippo la storia del rapimento perché voleva sposarlo contro la volontà dei suoi genitori.

È una versione debole, i giudici non ci credono, e l’avvocato di Franca è più bravo. Alla fine, vince lei. Filippo Melodia viene condannato a 16 anni di carcere. Franca Viola è una donna libera.

Le conseguenze di questa scelta all’inizio non sono facili. In paese tutti guardano Franca, e la sua famiglia, in modo diverso. Secondo la loro mentalità, scegliendo di non sposare Filippo Melodia, ha scelto di restare una donna disonorata. Per sempre ai margini della società.

Nel frattempo però il nome di Franca Viola diventa famoso non solo ad Alcamo, ma in tutta la Sicilia e in Italia. Il suo processo fa rumore, ne parlano tutti, e la storia della ragazza siciliana che ha rifiutato il matrimonio riparatore diventa un esempio positivo.

Sui giornali, e in politica, inizia finalmente il dibattito: è giusta la legge italiana sul matrimonio riparatore? È giusto considerare lo stupro un reato contro la morale e non contro la persona?

Intanto, Franca riesce lentamente a ricostruire la sua vita. Ad Alcamo inizia una relazione con un giovane compaesano. Si chiama Giuseppe Ruisi, fa il ragioniere, e naturalmente conosce bene tutta la storia con Filippo Melodia.

Ma non gli importa. È innamorato di Franca e la vuole sposare. Lei all’inizio tentenna. Ha paura delle reazioni del paese, e soprattutto di quelle dei parenti di Filippo Melodia. Poi però si convince, e accetta la proposta.

Il matrimonio di Franca Viola e Giuseppe Ruisi è un evento nazionale. Ne parlano i giornali, e il presidente della repubblica, all’epoca Giuseppe Saragat, manda un regalo agli sposi.

Pochi mesi dopo, Franca e Giuseppe ricevono anche un invito dal vaticano. Papa Paolo VI vuole avere con loro un’udienza privata.

L’invito del Papa è il segnale che la società italiana è pronta a superare la legge sul matrimonio riparatore. Tocca alla politica adesso fare i suoi passi.

E la politica li fa, anche se lentamente.

Molto lentamente. Soltanto nel 1981 il parlamento decide di cancellare l’orribile articolo 544 del codice penale. Il matrimonio riparatore non esiste più. Le colpe dello stupratore non possono essere più cancellate. Nel 1996, finalmente, cambia anche la definizione di stupro nel codice penale. Non sarà più un reato contro la morale, ma contro la persona.

È successo tutto grazie al gesto coraggioso di Franca Viola. Che ha rischiato tutto per la propria libertà e per quella di tante donne italiane che dopo di lei hanno vissuto l’orrore della violenza sessuale.

È impossibile dire cosa sarebbe successo senza di lei. Forse avremmo superato comunque l’orrenda legge del matrimonio riparatore. O forse no.

Quello che è sicuro è che Franca Viola ha cambiato la storia italiana. In meglio. E che tutti, uomini e donne, le dobbiamo essere grati.

 

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