#56 – Pisa, oltre alla torre c’è di più!
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 2 aprile 2022.
Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.
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Immaginate di fare una gita in Toscana all’inizio dell’estate. Proprio all’inizio, o forse anche qualche giorno prima.
Visitate Firenze perché… beh, come si fa a non visitare Firenze? E poi i borghi vicini, belli, caratteristici. E Siena? Vuoi non andare a Siena? Famosissima, dai, ci sono andati tutti.
Poi Lucca, un gioiellino. Magari una passeggiata lungo la costa e poi un giro in quella città lì.
Ma sì, quella città con la torre tutta storta. Andiamo lì mezza giornata, mangiamo un gelato, guardiamo la torre, facciamo una foto dove facciamo finta di tenerla in piedi e poi torniamo a casa, no?
Magari avete passato tutto il giorno da un’altra parte e lì arrivate la sera. Pensate di dormire una notte in città, poi fare un giro di mezza giornata e andarvene. Diciamo che è proprio la sera del 16 giugno. Perché proprio questa data? È importante, fidatevi.
È la sera del 16 giugno e arrivate in quella città lì.
All’inizio sembra tutto buio. Tutto spento. Ecco, non proprio tutto. Sono spente le luci elettriche, le insegne dei negozi e dei locali, i lampioni stradali. In compenso, la città è piena di una luce fluttuante.
Quella di centinaia di migliaia di lampade a olio.
Sono ovunque. Appese alle facciate dei palazzi, sui bordi dei ponti che attraversano il fiume Arno, davanti a bar e ristoranti.
E le strade sono piene di gente. Che parla, balla, ride, mangia e beve.
Una città intera che per una notte sola fa un tuffo nel passato. Torna a un mondo senza elettricità per festeggiare la sua storia. Una storia antica e potente di cui la città rievoca i simboli.
Non solo quella torre sghemba che fa impazzire i turisti. Ma anche tre università, la casa di uno dei più grandi scienziati della storia. E una storia che ha visto il suo nome tra le grandi dominatrici del mare.
Quella che vi dà il suo benvenuto stasera tra le luci fiammeggianti delle lampade a olio è Pisa. Oltre alla torre c’è di più.
La cosa più curiosa che si può notare arrivando a Pisa è che il mare non è poi così vicino. Non è nemmeno lontano, si tratta di pochi chilometri, ma da una città che si vanta di essere stata una Repubblica Marinara ci aspetteremmo la costa. E invece no.
Ma questa è una delle chicche della storia di questa città. Che è diventata grande grazie al mare senza starci proprio a ridosso.
Secondo le fonti archeologiche più recenti, la fondazione di un insediamento dove oggi si trova Pisa risale agli Etruschi.
Le testimonianze parlano dell’antica Pisa come di un centro di commerci marittimi, status che conserva anche come città romana e per tutto l’inizio del medioevo.
È dopo l’anno 1000 che dal porto di Pisa, oltre alle navi mercantili, iniziano a salpare anche altre imbarcazioni. Navi robuste, piene di soldati.
Nella cornice più grande del Sacro Romano Impero, Pisa ottiene una certa autonomia diventando una repubblica nobiliare. Con uno status molto simile a Venezia, e anche con aspirazioni simili. È in questi anni che vengono costruiti i suoi monumenti simbolo. Il duomo, il battistero e naturalmente… la torre!
Nel frattempo, con la scusa di liberare il mediterraneo dagli arabi, Pisa conquista la Sardegna, la Corsica e per un breve periodo persino le isole Baleari.
E poi, quando comincia l’epopea delle Crociate, capitani di nave pisani fondano colonie in Egitto e in Medio Oriente. Insomma, quella che era una piccola città toscana di commercianti ora è una potenza che si espande a macchia d’olio.
Una crescita del genere suscita ammirazione, ma anche una certa dose di invidia e di preoccupazione. A guardare storto Pisa sono soprattutto le potenze vicine, Genova a nord e Amalfi a sud. Non è un caso che ancora oggi Pisa, Genova, Amalfi e Venezia siano conosciute come le quattro repubbliche marinare.
I nemici di Pisa però non sono solo sul mare, ma anche sulla terraferma. In Toscana c’è un’altra città potente e che vuole essere dominante. È naturalmente Firenze. Che approfitta delle debolezze di Pisa, sempre impegnata a combattere per nave con Genova, e riesce a impadronirsi della città.
Se tra fiorentini e pisani ancora non scorre buon sangue, i motivi risalgono a quel periodo lì, al 1430 circa. Seicento anni a guardarsi in cagnesco! Meraviglie del campanilismo italiano!
Da quel momento in poi, l’indipendenza di Pisa cessa praticamente per sempre. La città comunque, seppure sottomessa da Firenze, mantiene una sua identità culturale e architettonica.
Dopo la rivoluzione francese e l’avvento di Napoleone, Pisa ottiene un grande onore accademico. Le autorità imperiali infatti decidono di aprire in città una succursale della famosa École normale di Parigi, la Scuola Normale di Pisa che ancora oggi è uno degli atenei d’eccellenza più importanti d’Italia.
L’altro lato della medaglia è che i dirigenti di Napoleone fanno man bassa di molte opere d’arte che da Pisa prendono la strada di Parigi e di altre città della Francia.
Arriviamo a un ultimo, triste, momento chiave della storia pisana. I combattimenti durante la seconda guerra mondiale. La città, per via della sua posizione strategica e della presenza di importanti industrie, viene bombardata dagli aerei americani e poi, nell’estate del 1944, si trova tra l’incudine e il martello. Da sud le truppe alleate anglo-americane, da nord i nazifascisti.
Sulla città cadono bombe e proiettili senza sosta, con tantissimi pisani che si rifugiano dentro al Duomo sperando che nessuno dei due eserciti sarà così insensibile da bombardare un capolavoro di architettura medievale. Hanno ragione in parte. Il Duomo e la torre vengono risparmiati, ma il Camposanto monumentale, ovvero il cimitero storico pisano, viene gravemente danneggiato.
Dal dopoguerra a oggi, Pisa ha ripreso la sua vita normale, diventando una città universitaria che attira studenti da tutta Italia e che non ha fatto mancare di segnare il suo nome anche nella storia industriale del Bel Paese.
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Come? Beh, basti pensare che a pochi chilometri dal centro, a Pontedera, c’è un’azienda di meccanica che proprio alla fine della guerra mette in commercio una motocicletta semplice ed economica. L’azienda di cui parliamo è la Piaggio e la moto, leggera e agile ma un po’ rumorosa, prende il nome di un insetto leggero, agile e un po’ rumoroso. La Vespa. Ovvero uno dei simboli più conosciuti dell’Italia nel mondo ancora oggi.
Bisogna dire che i personaggi geniali a Pisa non mancavano nemmeno nel passato. La città infatti si vanta di avere dato i natali a uno dei più importanti scienziati del mondo moderno. Galileo Galilei. L’uomo che, con i suoi studi, aveva portato avanti le teorie della rivoluzione copernicana. E che poi, minacciato dalla Santa Inquisizione, ha deciso di fare abiura per non fare la fine di un altro che aveva sfidato la chiesa prima di lui. Giordano Bruno. Se non conosci o non ricordi la sua storia, ti rimando all’episodio 34 di Salvatore racconta.
Ma noi intanto torniamo alla nostra Pisa. Oltre ad avere visto nascere Galileo, la città ha molto altro di cui vantarsi. A partire dalla piazza nota come piazza dei miracoli dove si trovano i suoi monumenti più famosi. Lo splendido duomo, il battistero, il cimitero e naturalmente il campanile che tutti conoscono come la torre pendente di Pisa.
È impossibile non riconoscere che la grande fama della torre è dovuta non tanto, o non solo, alla sua bellezza architettonica, ma al fatto che è appunto pendente… tutta storta! Naturalmente non era un effetto voluto. La sua pendenza è il risultato di calcoli fatti un po’ alla carlona e che non hanno tenuto conto del terreno sottostante, inadatto a sostenere un tale peso.
Se volete salirci oggi, non dovete preoccuparvi, la torre non sprofonderà. Certo, preparatevi a vedere il vostro senso dell’equilibrio messo a dura prova. Inoltre, se siete studenti e siete un po’ superstiziosi, fate attenzione. Una leggenda metropolitana dice che, ogni piano della torre è un anno in più da passare prima della fine degli studi.
E gli studenti che passano da Pisa sono davvero tanti. Perché oltre all’Università storica di Pisa, che risale al 1343, ci sono anche la Scuola Normale di cui abbiamo parlato prima e anche, più recente, la Scuola Superiore Sant’Anna.
Per questo motivo, Pisa è una città che brulica di studenti da ogni parte Soprattutto tra le piazze centrali della città, come Piazza Garibaldi, Piazza delle Vettovaglie o Piazza dei Cavalieri, quella dove sorge la Normale. Oppure, lungo gli argini dell’Arno che taglia a metà la città.
In questa zona ci sono numerosi locali dove potere mangiare i piatti tipici della tradizione pisana. Per la sua posizione particolare, la cucina locale unisce piatti di mare e di terra in proporzioni variabili.
Da provare c’è sicuramente la zuppa alla pisana. Una minestra molto sostanziosa a base di cavolo nero, cipolle, patate, fagioli e cotenna. Ovvero la parte commestibile della pelle del maiale. Altrimenti, alcuni piatti a base di pesce come le anguille in ginocchioni. SI tratta di anguille cotte in umido con il pomodoro. Se l’idea non vi fa fare i salti di gioia, potete provare un più tradizionale baccalà con i porri.
Se invece preferite la carne, a Pisa è molto popolare la cacciagione. Ovvero, la carne degli animali che si possono cacciare. Cinghiale, lepre, fagiano e tanti altri. Quasi sempre, arrosto o cotti in umido e serviti con un contorno di patate.
Se non avete voglia o tempo di fermarvi a mangiare seduti, potete prendere un pezzo di cecina. Una torta salata fatta di farina di ceci e cotta al forno. Praticamente identica alla torta di ceci che si fa a Livorno. Questo però non ditelo ad alta voce!
Invece, il dolce che dovete assolutamente provare è la Torta co’ bischeri. Un tortino di pasta frolla con dentro cioccolato, riso, uvetta e pinoli. La parola bischero, tra l’altro, in dialetto toscano oggi si usa per dare -affettuosamente- dello stupido a qualcuno. Quindi attenti quando la usate!
Da bere, come in tutta la Toscana, un bicchiere di buon Chianti per accompagnare i pasti o uno di Vin Santo per sgranocchiare un po’ di cantuccini, i dolcetti alle mandorle tipici della zona famosi per essere piuttosto duri. Non dimenticate di inzupparli nel vino se volete evitare una visita da un dentista pisano.
Come dicevamo all’inizio, il 16 giugno qui è una sera particolare. È la sera della luminara, la più importante festività cittadina, molto antica e legata alle reliquie del santo patrono locale, San Ranieri. Anche se oggi, il valore religioso della festa è decisamente in secondo piano. Se capitate a Pisa a giugno, comunque, non mancano altre celebrazioni storiche. Come per esempio, ogni quattro anni, la regata delle quattro repubbliche marinare quando quattro squadre di canottieri provenienti da Pisa, Amalfi, Venezia e Genova si sfidano sul fiume Arno. O il gioco del Ponte, in cui due squadre di cittadini pisani si sfidano al tiro della corda. Il luogo della disputa è il ponte centrale della città, e vince ovviamente chi riesce a tirare la corda dalla sua parte. È un gioco, certo, ma i locali lo prendono veramente sul serio.
E naturalmente prendono sul serio anche il calcio. Il Pisa gioca le sue partite di casa allo stadio Romeo Anconetani. I colori sociali sono il nero e l’azzurro e la squadra ha forti rivalità con il Livorno, la Fiorentina e un po’ con tutte le altre squadre toscane. Oggi è in serie B dopo anni difficili, ma i suoi tifosi non l’hanno mai abbandonata.
Perché Pisa è proprio questo. Un luogo dove l’identità e la storia sono molto importanti e se ne accorgono i residenti storici tanto quanto gli studenti che vengono a viverci per qualche anno. I turisti molto spesso no, si fermano alla torre e non vanno oltre. Ma è un peccato. Perché Pisa ha tanto altro da offrire, a partire dalle sue strade piene di vita, passando per i suoi palazzi storici, le sue chiese e anche il grande murales che il pittore statunitense Keith Haring ha dipinto sul muro di un palazzo vicino alla stazione.
Fermatevi a bere un caffè davanti a uno dei dipartimenti universitari, sedetevi su una panchina, mangiate un gelato in una stradina laterale. Pisa si scopre così, nei suoi angolini più nascosti e apparentemente insignificanti. Lontano dalla piazza piena di turisti e di venditori di souvenir. Andateci, ovviamente, perché è bellissima. E, se proprio ci tenete, fatevi una foto buffa con la torre. Ma poi andate oltre. Pisa, quella vera, comincia subito dopo. E aspetta solo voi.
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