#52 – Lecce, la perla barocca del Salento
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 5 marzo 2022.
Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.
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Guardando una mappa dell’Italia dall’alto, si vede una forma molto chiara.
Quella di una grossa scarpa.
O di uno stivale, per essere precisi.
È una cosa molto nota, al punto che anche storici, giornalisti e commentatori usano la parola “Stivale” per riferirsi alla nostra cara penisola.
Come ogni stivale che si rispetti, l’Italia ha un tacco.
E quel tacco è la Puglia. In particolare, una zona precisa della Puglia, la parte più bassa.
Una zona che, con il resto della regione, condivide molto. Il clima, la cucina, la storia. Ma ha anche una parte di identità orgogliosamente autonoma. Che si vede, per esempio, nel dialetto.
Un dialetto diverso dal pugliese, e che ha invece molti punti di contatto con il siciliano e il calabrese.
Questa zona, una vera e propria regione nella regione, è il Salento.
E al centro del Salento c’è la sua città più importante. Una città legata al mare, anche se il mare è lontano dieci chilometri. Legata a Napoli, anche se Napoli è lontana quattrocento chilometri. E legata alla Spagna, anche se la Spagna è lontana… beh, veramente parecchi chilometri.
Ma non importa. Perché questa città ha preso da questi luoghi e da questi simboli l’ispirazione per creare i suoi luoghi e i suoi simboli, costruendo un’identità unica e un po’ capricciosa.
Capricciosa perché, nel posto in cui si trova, nessuno ci capita di passaggio. Se la vuoi conoscere, devi andarla a trovare. Bussare alla porta e farti aprire. Per bere insieme un caffè o un bicchiere di vino.
Qualcosa da bere, qui te la offrono sempre. E quindi andiamocela a prendere.
A Lecce, la perla barocca del Salento.
Lecce oggi ruba l’occhio per la bellezza incredibile delle sue chiese e dei suoi palazzi barocchi. È una cosa che non si può fare a meno di notare.
E che ovviamente è legata a doppio filo alla sua storia, che ha uno dei suoi punti chiave nel secolo del barocco, il XVII secolo.
Un altro dei punti chiave, ovviamente, è la sua fondazione. Antichissima, più antica di quella di Roma e avvolta da simili leggende.
La storia della fondazione di Roma è così nota che la potremmo ripetere come una preghiera. Nata dal volere di Romolo e Remo, a sua volta figlia di Enea, principe troiano scappato dopo la guerra leggendaria raccontata da Omero.
Il mito di Troia ha nutrito molte altre leggende. E tra queste, anche quella che ci riguarda oggi da vicino. Proprio quella di Lecce. Che, secondo il mito, fu fondata da Malennio, discendente del leggendario Minosse, re di Creta, i cui figli avevano partecipato anche loro alla guerra di Troia.
Mettendo da parte il mito, le prime tracce di insediamenti umani a Lecce sono davvero più antichi di quelli di Roma. Probabilmente i veri fondatori erano viaggiatori arrivati dall’Illirico, ovvero la regione dell’attuale Albania. Un popolo passato alla storia come Messapi. Nel tempo, l’insediamento messapico cresce e diventa una vera e propria città, che prende il nome di Sybar. Nello stesso periodo storico, nascono altre città fondate da popoli arrivati dal nord della Grecia e influenzati dalla cultura greca e macedone.
Fino a che poi, nel III secolo dopo Cristo, non arriva un popolo di origini completamente diverse. Un popolo di guerrieri forti e organizzati, che parlano una lingua diversa e che presto prendono il controllo della regione.
Sono i romani.
Nel periodo romano, l’antica Sybar prende il nome di Lecce. E diventa una città grande, una delle più importanti dell’Italia meridionale.
Per andare al punto chiave successivo della storia leccese dobbiamo fare un salto fino alla fine del medioevo. Quando l’Italia del sud passa nelle mani della dinastia spagnola degli Aragona. Che decidono di fare di Napoli la loro capitale e di Lecce il loro fiore all’occhiello.
La ciliegina sulla torta arriva più tardi però, quando sul treno di Spagna e su molti altri troni d’Europa si siede uno degli uomini più potenti della storia. L’Imperatore Carlo V, quello di cui si dice che “sul suo impero non tramonta mai il sole”.
È proprio sotto Carlo che Lecce conosce la sua massima espansione. La città si riempie di edifici nuovi. Sembra che tutti quelli che contano vogliano lasciare una traccia a Lecce. Costruendo un palazzo, una Chiesa, un convento o qualcos’altro. Quella in Spagna è l’epoca del barocco, e dalla Spagna continentale gli echi di questo nuovo stile arrivano anche nei possedimenti più lontani.
Curiosamente, Lecce si riempie di chiese simboli della cristianità mentre alle sue porte c’è il grande impero ottomano, la casa dell’Islam, uno Stato potentissimo all’epoca che tiene il fiato sul collo dei grandi regni cristiani.
L’ultimo dei punti chiave della nostra storia è abbastanza vicino a noi. Si apre e si chiude nel periodo delle due guerre mondiali, quando Lecce resta un po’ ai margini della storia ed evita le distruzioni che colpiscono città e paesi vicini.
Guardando le foto della città durante la seconda guerra mondiale, c’è una cosa che colpisce. La protezione costruita ad hoc per proteggere le chiese e i palazzi cittadini in caso di bombardamento. I leccesi erano pronti a difendere i loro simboli, elemento fondamentale della loro identità.
Clicca qui per scaricare il pdfL’identità di Lecce passa quasi totalmente per il suo barocco. Un elemento che attrae i turisti e inorgoglisce i locali. In particolare le due basiliche di San Giovanni Battista e di Santa Croce sono gli esempi più vistosi e apprezzati, ma ovviamente ce ne sono molti altri. Basta fare un giro dentro e attorno a piazza Sant’Oronzo, la più importante della città, dedicata al santo patrono di Lecce che si racconta abbia protetto la popolazione dalla terribile peste del 1656.
La cultura leccese però non passa solo da un elemento architettonico del passato, ma anche dalla sua collocazione nel presente. Nel mondo sempre più globalizzato, sono tante le esperienze locali che lottano contro l’omologazione. Per questo Lecce si è fatta la capitale orgogliosa del Salento, la parte meridionale della Puglia che ha il suo dialetto peculiare, come dicevamo, ma ne ospita un altro ancora più particolare. Da queste parti, infatti, in alcuni paesi si può ancora sentire parlare il “griko”, un dialetto di evidente origine greca e che arriva dai tempi lontanissimi della presenza di Lecce e del Salento nell’orbita bizantina all’inizio del medioevo.
Di questa identità, allo stesso tempo locale e globale, si sono fatti ambasciatori alcuni musicisti come per esempio i Sud Sound System, un gruppo che mescola sonorità reggae giamaicane e suoni tipici derivati dall’antichissima tradizione musicale salentina.
Sempre per quanto riguarda la musica, ma su toni decisamente più pop e universali, dal Salento arriva un gruppo che è sicuramente tra i più noti e ascoltati in Italia da qualche anno, i Negramaro.
Il nome Negramaro per qualcuno di voi potrebbe essere familiare, perché è quello di un vino. Un famoso vino pugliese di colore rosso scurissimo e dal sapore molto intenso. Fratello e rivale di un altro grande vino locale, il Primitivo di Manduria.
Sono vini forti come è forte il sole da queste parti, del resto, e accompagnano bene pietanze dal sapore intenso. La cucina leccese è semplice e povera, ma proprio per questo molto gustosa. Uno dei suoi piatti più famosi è quello noto come Ciceri e tria. I “ciceri” in salentino sarebbero i ceci, che infatti accompagnano questa pasta molto sostanziosa arricchita con aglio, cipolla, rosmarino e… alcuni pezzi di pasta che vengono fritti e aggiunti sopra.
Altrimenti potete provare la puccia, una focaccia tonda fatta di farina di grano e da farcire con gli ingredienti tipici della zona: pomodori secchi, capperi, tonno o verdure spontanee. E naturalmente olio extravergine d’oliva salentino.
Come alternativa poi ci sono i rustici, dei paninetti fatti con due dischi di pasta sfoglia al cui interno si possono trovare varie cose, ma di solito mozzarella, besciamella e pomodoro. Diciamo che è la risposta salentina ai panzerotti baresi, ecco.
Come vedete, è una cucina ricca di carboidrati. Del resto non è un segreto, la Puglia è una terra da sempre destinata alla coltivazione del grano. Dal grano si fa la farina, dalla farina si fanno pane, pasta e anche i rustici naturalmente.
Se volete mantenervi un po’ più leggeri, potete optare per un piatto di pesce come il “polpo alla pignata”, ovvero polpo cotto lentamente con un contorno di patate dentro una pentola di terracotta. In alternativa, il Quataru, una zuppa di pesce povero. Nel senso che la mangiavano i pescatori e le loro famiglie con quei pesci che, per vari motivi, non potevano essere venduti al mercato ma erano comunque buoni da mangiare e anzi anche gustosi.
Se volete provare anche i dolci, le scelte possono andare dal leggendario pasticciotto leccese, che in pratica è un tortino di pasta sfoglia ripieno di crema, ai mustazzoli, dolci di origine araba presenti anche in Sicilia e in Calabria, al gusto di mandorla e cioccolato.
L’orgoglio salentino che si esprime nell’arte barocca, nella musica popolare e nella cucina locale non poteva non avere come ambasciatore anche il calcio. L’Unione Sportiva Lecce, meglio conosciuto semplicemente come il Lecce, è la squadra locale dal 1908 e gioca le sue partite di casa allo stadio Via del mare. Come abbiamo detto, il mare da qui è lontano una decina di chilometri, ma la vocazione dei leccesi è sempre quella della costa. Il Lecce indossa maglie a strisce verticali gialle e rosse e negli anni ha partecipato varie volte al campionato di serie A.
Per conoscere Lecce e il Salento prendetevi qualche giorno. Possibilmente non nel cuore dell’estate. Perché in quel periodo, questa zona di spiagge bellissime si riempie di turisti e bagnanti e potrebbe mancare l’atmosfera giusta per godersi la città.
Soprattutto, arrivate qui con la consapevolezza di presentarvi a una città orgogliosa. Pronta a offrire tutta la sua bellezza a patto che la sappiate riconoscere. Davanti ai leccesi più fieri, magari, non dite di essere stati a Bari o di volerci andare. Il caro vecchio campanilismo italiano, tra queste due città, è particolarmente forte. Si vede soprattutto nel calcio, ma trova anche altri modi per esprimersi.
Scherzi a parte, visitando Lecce ricordatevi che siete in Puglia, naturalmente, ma soprattutto nel Salento.
Riconoscete a questo luogo la sua unicità. Non è un orgoglio chiuso o conservatore, ma la voglia di essere sé stessi nel villaggio globale.
Se arriverete ricchi di questo spirito, Lecce si farà corteggiare e vi farà innamorare. Garantito.
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