#43 – Il cinepanettone.
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 25 dicembre 2021.
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Scrivere una commedia è come preparare un buon piatto. Servono cura e creatività, ma alla base di tutto c’è una buona ricetta.
Un pizzico di differenze culturali, una buona dose di equivoci, due o tre spruzzate di scontri, poi tradimenti, sospetti, litigate e alla fine tutti a tavola. Letteralmente.
La commedia all’italiana ha seguito per anni più o meno sempre la stessa ricetta. A volte con interpreti d’eccezione a dare un gusto speciale, altre volte con toni romantici o familiari per conquistare il grande pubblico, altre volte ancora concedendo spazio ai vizi degli italiani senza risparmiare su un pizzico di volgarità, che in certi contesti è una garanzia di successo.
Comunque sia, agli italiani piace ridere. Da sempre. Nel cinema, per molti anni il ruolo di principe della risata è spettato a Totò, che un principe lo era davvero. Marchese, per essere precisi. Poi è passato ai grandi interpreti romani come Nino Manfredi, Alberto Sordi e Carlo Verdone. O ai toscani Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni.
In mezzo a tutto questo, alla fine degli anni Ottanta è esploso un sottogenere della commedia all’italiana che ogni anno regolarmente sbanca il botteghino.
È un sottogenere che arriva puntualmente in un periodo preciso, a Natale. Come tutte le commedie ha i suoi ingredienti precisi, sempre gli stessi, e ne ha alcuni di molto peculiari. Il tema natalizio e vacanziero, per esempio. E l’ambientazione. Quasi sempre in montagna, sulla neve, o magari in località esotiche e sognanti. Oltre agli interpreti, anche loro quasi sempre gli stessi. Diventati attori di culto, per gli appassionati, e oggetto di fastidio per i detrattori.
Parliamo del sottogenere delle commedie di Natale, film semplici, a volte banali, di certo non destinati a cinefili e pubblico esigente. Ma che a molti, moltissimi, spettatori piacevano e continuano a piacere al punto di meritare un nome speciale nel gergo del cinema.
Sono i cine-panettoni, per ridere a Natale con semplicità.
Cine-panettone. Un nome che è tutto un programma. Quella di unire la parola cinema al panettone, il più famoso simbolo del Natale, è un’idea avuta da critici cinematografici e giornalisti alla fine degli anni Novanta. Era un termine fortemente critico all’inizio, e in parte lo è ancora oggi, anche se da tempo gli stessi registi, attori e appassionati di questi film lo usano con un certo orgoglio.
I film di Natale esistono praticamente da sempre, non li abbiamo certo inventati in Italia. E non è un segreto italiano nemmeno la scoperta che molte persone, non particolarmente appassionate di cinema, scelgono di pagare un biglietto e sedersi su una poltroncina rossa soltanto una volta all’anno, prima di Natale.
Magari dopo avere incassato la tredicesima. Ovvero, il tredicesimo stipendio dell’anno, offerto da molti datori di lavoro ai propri dipendenti a dicembre come premio di fine anno.
L’idea di sfruttare gli ingredienti semplici ed efficaci della commedia all’italiana, portandoli al cinema durante le vacanze di Natale e usando proprio le vacanze come tema è un’intuizione nata in Italia. Da persone precise. Due in particolare.
I fratelli Carlo ed Enrico Vanzina. Romani, nati e cresciuti in una famiglia di gente di cinema, rispettivamente regista e sceneggiatore. Dagli anni ’70 si specializzano nella commedia, lavorando in coppia a film di grande successo di pubblico che alla critica non piacciono granché. Non c’è nulla di cui stupirsi, già in quel periodo la commedia all’italiana era già arrivata alla frutta, fatta di stereotipi stantii, volgarità e costruita solo sugli equivoci e sulle molte scene con donne seminude spiate dal buco della serratura. Film fatti per attirare gli spettatori troppo giovani, o troppo pudici, per visitare i cinema a luci rosse.
Nel 1982, firmato dai fratelli Vanzina, esce il film Sapore di mare. Una commedia di sapore estivo, con protagonisti alcuni ragazzi arrivati sulla costa toscana da varie parti d’Italia. Le loro storie di innamoramenti, disamoramenti, passioni e tradimenti si incrociano sulle spiagge tra risate e riferimenti maliziosi. Il film è un successo, perché usa gli schemi classici, ma con un po’ di freschezza e quell’atmosfera di vacanze che incontra i nuovi gusti degli italiani negli anni ’80.
Dopo quel film, i Vanzina vengono contattati da Aurelio De Laurentiis, vulcanico produttore cinematografico, che ha un’idea da sottoporgli. Provare a fare un film del genere, con lo stesso schema a incroci e lo stesso spirito giovanile. Ma con una differenza sostanziale: l’ambientazione invernale anziché estiva. E con una condizione: un film pronto da fare uscire a Natale.
I Vanzina ci stanno, firmano un accordo e iniziano a lavorare al film. Si chiamerà Vacanze di Natale, girato e ambientato a Cortina durante le vacanze di Natale. La fantasia non è certo una peculiarità di questi film, l’avete capito. Al centro della storia, le solite vicende di coppia un po’ ingarbugliate, i tradimenti, le passioni, e la speciale comicità nata dallo scontro di civiltà tra milanesi e romani, rappresentati con tutti gli stereotipi di genere derivati da queste due città. Tra gli attori protagonisti c’è un figlio d’arte, Christian De Sica, figlio del grande Vittorio De Sica e futura pietra miliare del cine-panettone.
Il film è un successo, ma è ancora presto per dare il via all’autentico tormentone dei cine-panettoni. De Sica è il romano perfetto per il pubblico. Belloccio, sfacciato, passionale, un po’ volgare nel modo di parlare, terribilmente sensibile al fascino femminile. Gli manca una controparte, però. Un milanese che esprima gli stereotipi legati al nord Italia, ma in fondo anche lui irrimediabilmente italiano. Lo trovano nel 1990. È Massimo Boldi.
Boldi e De Sica diventano una coppia comica perfetta. Uno parla con un forte accento milanese, è basso, grassottello, un po’ ingenuo e apparentemente bacchettone. L’altro parla romanaccio, è alto, sfrontato e donnaiolo. Il loro mix fa davvero nascere il fenomeno cine-panettone.
I due esordiscono insieme in un film natalizio nel 1990 e poi replicano con Vacanze di Natale 1991 e 1995, nel frattempo lavorando in coppia ad altri film di tema meno natalizio ma costruiti con lo stesso schema.
I film sono semplici all’estremo, girati a basso costo e nel minore tempo possibile. La qualità delle sceneggiature non è certo eccezionale e la comicità è ben lontana dall’essere raffinata e originale. Eppure, le sale dei cinema di tutta Italia si riempiono, attori e battute diventano di culto, intere famiglie si sganasciano dalle risate di fronte agli schermi che proiettano le disavventure di Boldi e De Sica. Ma perché?
Clicca qui per scaricare il pdfProprio per la loro estrema semplicità, i cine-panettoni rispecchiano perfettamente la vita normale di moltissime persone. Realizzano i loro sogni e i loro desideri nascosti, riproducono il loro modo di parlare, il loro sistema di valori. Non provano a insegnare niente a nessuno, non fanno sentire nessuno stupido o volgare. In un’Italia in cui andare al cinema, per molto tempo, è stata un’attività intellettuale comparabile a leggere un libro, il cine-panettone apre la settima arte al gusto nazionalpopolare e soprattutto lo fa in quel momento dell’anno in cui, anche chi non ha molto da spendere, ha qualche soldo in tasca in più da dedicare al divertimento.
Dopo le apparizioni sporadiche degli anni Novanta, il produttore De Laurentiis decide che il potenziale del cine-panettone va sfruttato in modo letteralmente industriale. Per lanciare questo progetto non si rivolge ai Vanzina, ma al loro collega e rivale Neri Parenti, un regista fiorentino con tanti anni di esperienza con le commedie all’italiana e che ha già lavorato con la coppia Boldi-De Sica.
Cominciano nel 2001 con un film dal titolo non proprio innovativo di Merry Christmas. E vanno avanti per dieci anni, con un film all’anno dalla struttura praticamente sempre uguale. Cambia solo la località vacanziera che ospita le peripezie dei protagonisti. Anche in questo caso, i titoli ci dicono tutto. In ordine temporale parliamo di: Natale sul Nilo, Natale in India, Christmas in Love, Natale a Miami, Natale a New York, Natale in crociera, Natale a Rio, Natale a Beverly Hills, Natale in Sudafrica.
Ogni anno, il cine-panettone arriva nei cinema a fine dicembre e ogni anno fa il record di incassi. Nonostante i film siano monotoni, provocatoriamente potremmo dire che è sempre lo stesso film, il successo è garantito. Proprio nella loro prevedibilità, anzi, c’è il segreto della loro forza. Unito ad alcune piccole variabili. Se la coppia base è sempre composta da Boldi e De Sica, gli altri interpreti sono variabili. Per i ruoli femminili vengono coinvolte sempre donne molto belle, quasi sempre protagoniste del mondo dello spettacolo che gli spettatori hanno già avuto modo di conoscere in tv, nelle pubblicità o altrove. Non sempre sono attrici particolarmente capaci, ma non importa. E poi ci sono i personaggi secondari, quasi sempre comici da cabaret, anche loro riconosciuti e riconoscibili, che portano dentro i film gli elementi comici che li hanno resi famosi. Insomma, il cine-panettone è proprio come il panettone. Sempre uguale. Rassicurante. Senza sorprese.
È anche vero che nessun successo dura per sempre. Dopo il 2011 il riscontro di pubblico dei cine-panettoni ha cominciato a scemare, forse anche a causa del divorzio artistico tra i due suoi grandi interpreti Boldi e De Sica che a un certo punto hanno cominciato a lavorare separatamente e quindi a dividersi gli spettatori.
Anche De Laurentiis e la sua casa di produzione hanno capito che il genere che per dieci anni di fila aveva riempito le casse ogni Natale era diventato trito e ritrito e necessitava di qualche modifica o addirittura di una radicale rivoluzione.
Massimo Boldi, dopo la separazione da De Sica, ha provato a lanciare il suo nuovo filone, usando non più lo sfondo delle vacanze di Natale ma quello delle feste di matrimonio. La ricetta comica è naturalmente la stessa di sempre. I film sono piaciuti, hanno incassato, ma nulla di comparabile ai successi pirotecnici degli anni Duemila.
I produttori hanno provato a metterci una pezza riportando insieme, almeno per un film, Boldi e De Sica. Nel 2018, è uscito un film intitolato Amici come prima e che annunciava a grandi lettere il ritorno insieme della coppia comica più famosa dell’ultimo decennio. Naturalmente, ancora una volta, il copione non è cambiato e il repertorio comico è rimasto sempre lo stesso, ma il pubblico sembra avere apprezzato. Amici come prima è stato il film più visto nell’inverno del 2018 nei cinema italiani.
C’è un futuro per i cine-panettone? Dirlo è difficile. Non solo perché ormai il filone è trito e ritrito e ci vorrebbe un colpo di genio per trovare un’idea originale con cui riproporlo. Ma anche perché la società italiana è cambiata molto negli ultimi anni, e molti dei più giovani non trovano più particolarmente divertenti l’umorismo pecoreccio, e spesso fortemente sessista, di certe scene. Inoltre, le differenze tra nord e sud, o tra Roma e Milano, sono cose a cui le ragazze e i ragazzi italiani sono ormai quasi indifferenti. Sono il patrimonio di un’altra generazione, che i più giovani semplicemente non trovano interessante.
Una cosa si può dire a favore dei cine-panettoni. Sono film che non hanno mai cercato di sembrare diversi da quello che erano veramente. Film semplici e senza pretese. Christian De Sica, che sui cine-panettone ha costruito la sua fama, durante un’intervista li ha definiti così:
“Drammaturgicamente i film di Natale spesso sono ordinari, molte volte ripetitivi, orgogliosamente grossolani. Sono un po’ il discount del cinema. Ognuno di loro si può smontare, stroncare e rimontare con grande facilità. Sono film semplici, ma non disonesti”.
Buon Natale a tutti voi, ascoltatori di Salvatore racconta. Con, o forse meglio senza, cine-panettone.
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