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#32 – Trento, mille anni di autonomia

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 9 ottobre 2021.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

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Trento Salvatore racconta Podcast in italiano per stranieri

 

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Lo sappiamo tutti, l’Italia è una penisola. Significa che su tre lati è bagnata dal mare, e ne ha solo uno con dei confini di terra. Ovviamente, parliamo del confine settentrionale, quello che c’è a nord. Delimitato, più o meno simbolicamente, dalle Alpi.

Sono le città del nord le vere uniche città di confine in Italia, quelle dove gli accenti piano piano cominciano a cambiare e a trasformarsi in altre lingue.

Ne abbiamo parlato a proposito di Trieste, per esempio, dove l’identità slovena è importante tanto quanto quella italiana.

Ma quello di Trieste non è un caso unico, anzi.

La città di cui parliamo oggi, per molti aspetti, ha condiviso i destini di Trieste. Al punto che nella mente di molte persone, queste due città vanno a braccetto. E sui libri di storia appaiono assieme.

Anche se la città di oggi ha molto di sé da raccontare anche senza paragoni con altri.

Ha fatto parlare di sé soprattutto nel medioevo, mantenendo un’orgogliosa autonomia durante le eterne lotte di poteri tra Papi e Imperatori.

Ha ospitato poi uno degli eventi più importanti della storia del cristianesimo, e quindi della storia europea e mondiale.

Oggi fa valere sé stessa e la sua identità peculiare a cavallo tra due storie e due culture, cercando di mantenerne una terza. La propria storia. La propria identità. Unica e specifica, fatta dall’incontro e dallo scontro delle civiltà che l’hanno creata, ma non solo.

Oggi, insomma, parliamo di una città con mille anni di autonomia alle spalle. Parliamo di Trento.

Se leggiamo le informazioni istituzionali sulla città di Trento, abbiamo già delle informazioni interessanti. Comune italiano capoluogo della provincia autonoma di Trento e della regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige.

Provincia autonoma. Regione a statuto speciale. Trento lo dice subito, e apertamente. La nostra storia è diversa.

Del resto anche la posizione geografica di Trento lo dice chiaramente. Più o meno alla stessa distanza da Roma e da Vienna. Più vicina a Innsbruck che a Milano.

E poi quel rapporto con Trieste, che dicevamo prima. In quasi tutte le città medio-grandi d’Italia c’è una via, un viale o una piazza chiamata Trento e Trieste.

Per una storia recente simile che queste due città hanno condiviso, ma che per Trento è ancora più peculiare.

E allora andiamola a vedere, la storia di Trento.

Nella preistoria, in quello che oggi è il territorio di Trento, c’era un insediamento dell’antico popolo dei Reti. L’archeologia non ci dice ancora molto di loro, ma vivendo nelle valli alpine probabilmente avevano contatti con i popoli italici e quelli celtici che vivevano al di là delle Alpi.

Come succede con la storia di quasi tutte le città italiane, un primo passo importante avviene quando da queste parti arriva l’occhio lungo di Roma.

I romani si interessano ai Reti e al territorio trentino piuttosto tardi, soltanto al tempo di Augusto. Lo attaccano principalmente per motivi difensivi, perché le tribù reti razziano le campagne romane vicine. Però poi prendono il controllo del territorio e danno alla città il nome di Tridentum, ovvero tridente. Forse legato alle tre colline vicine o ai tre fiumi che scorrono su quel territorio.

La Tridentum romana è una città importante vista la sua posizione strategica di contatto con la Gallia, ma resta improvvisamente isolata quando l’Impero romano lentamente decade e si frammenta in tanti regni barbari.

In questo nuovo contesto, Trento è un po’ perduta. Si trova in mezzo a una strada dove però non passa più nessuno. Deve fare da sé.

Per i primi secoli del Medioevo, Trento vive la confusione che vivono tutte le città ex-romane in quel periodo. Passa di mano da un conquistatore all’altro. Goti, Longobardi, Franchi. Fino al 982, quando viene inglobata da Ottone I nei confini del Sacro Romano Impero. Tra alti e bassi, ci resterà per circa nove secoli.

All’interno della politica imperiale, Trento ha uno statuto speciale. Diventa un principato vescovile, ovvero un’entità semiautonoma retta da un principe e vescovo fedele all’imperatore.

È con questo statuto che la città cresce, senza però mai diventare davvero grande, si arricchisce e si difende. Da est arriva forte l’interesse di Venezia, ma i trentini, anche se si sentono di cultura italiana, preferiscono restare dentro i confini imperiali che gli permettono di mantenere la loro autonomia.

Mentre il sacro romano impero diventa sempre più, culturalmente e geograficamente, un impero tedesco, Trento mantiene questa sua doppia identità di città italiana e capitale tedesca. È questo il suo stato anche nel sedicesimo secolo, quando diventa un luogo cruciale per la vita e la storia d’Europa. Nel 1545, infatti, ospita quello che è diventato famoso come il Concilio di Trento.

Molti di voi lo ricorderanno dalla scuola, il Concilio di Trento è stato l’evento con cui la Chiesa cattolica romana ha cercato, e trovato in qualche modo, le risposte alla riforma di Lutero. Da Trento comincia la controriforma cattolica e l’inizio di un nuovo capitolo per la storia europea. Perché proprio Trento? A causa della sua posizione e della sua storia. Un principato dell’impero tedesco, ma dal cuore italiano, retto da un principe che però è anche un vescovo. Una combinazione perfetta.

A parte la parentesi napoleonica, Trento resta una città nell’orbita del sacro romano impero, e poi dell’impero austriaco fino al 1918. Con la fine della prima guerra mondiale, che per Trento è particolarmente sanguinosa, la città infine entra nel Regno d’Italia. Esattamente come Trieste.

Per questo sono sempre citate assieme nei nomi delle strade. Le due città simbolo dell’unificazione rimasta incompleta alla fine del Risorgimento.

Nel ventesimo secolo, tuttavia, Trento ha una storia forse un po’ più semplice di quella di Trieste. Anche se non per questo meno dura. Durante il fascismo, la città come tutta la regione dell’Alto Adige subisce l’italianizzazione forzata di nomi, scuole e istituti culturali.

Oggi la storia e la cultura tedesche a Trento e nella regione sono tornate, tutelate soprattutto dallo status di autonomia che la repubblica italiana garantisce alla città e alla regione. Così Trento può dire di essere sé stessa, senza dovere chiedere il permesso a nessuno.

 

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Se capitate da queste parti, le cose più belle e interessanti da visitare sono legate soprattutto all’eredità medievale della città. A partire dal Duomo di San Vigilio, lo stesso in cui si è tenuto il Concilio di Trento cinquecento anni fa. O il palazzo pretorio, sede dei principi vescovi e oggi del comune di Trento. Dalla sua torre, la torre civica, suonavano le campane. Una di loro però, la campana del Renga, aveva un suono particolarmente sinistro per tutti i trentini. Annunciava l’esecuzione in piazza dei cittadini condannati a morte.

Per fortuna, oggi nessuno a Trento rischia di essere impiccato in piazza. Al massimo, in piazza e nelle strade vicine, si può fare una bella mangiata di prodotti tipici.

Il piatto più tipico che potete gustare qui consiste nei canederli, degli gnocchi di pane di origine antichissima e presenti anche in altre zone di cultura tedesca in Europa. Si gustano in brodo o conditi con del burro fuso. E possono essere bianchi oppure arricchiti di speck, il famoso prosciutto locale, o magari con formaggio, spinaci, bietole e altre verdure.

Se volete provare dell’altro, invece, vi consiglio i tortei di patate, frittelle di patate molto croccanti, o la polenta e capus. La polenta, lo sapete sicuramente, è quel piatto a base di farina di mais tipico di tutto il nord Italia, spesso usato come alternativa al pane. Il “capus” non è altro che il cavolo che in questo piatto viene cotto assieme alla salsiccia locale, la lucanica, e poi appoggiato su una bella fetta di polenta.

Per gli amanti dei dolci, ovviamente c’è il famosissimo strudel di mele. Le mele in questa regione sono particolarmente buone e profumate, vale la pena mangiarle anche da sole. Oppure, la torta di grano saraceno, un dolce secco, spesso farcito con marmellata di lamponi.

E da bere? I vini tipici del Trentino sono tanti. Tra i rossi, il prediletto è il Marzemino, reso famoso dall’opera Don Giovanni di Mozart. Oppure il Teroldego, un vino di un rosso intenso e legato a una leggenda che parla della sua parentela… con il sangue di drago! Per quanto riguarda i bianchi, invece, una bella Bacca bianca o un Trentodoc, il vino in bollicine più famoso della zona!

È un po’ triste dirlo così, ma il calcio a Trento non è mai stato di alto livello. Almeno, per gli standard italiani. L’Associazione Calcio Trento esiste dal 1921, ma nella sua storia non è mai andata oltre la serie C. Gioca allo stadio Briamasco e i suoi colori sociali sono il giallo e il blu. Se siete comunque a caccia di ispirazioni calcistiche in questa regione, dovrete andare un po’ più a nord. Dai rivali storici del Trento, la giovane società con sede a Bolzano denominata Sudtirol. Anche loro militano in serie C, ma con ambizioni più solide e forti di quelle dei cugini-rivali del Trento. Almeno sulla carta!

In compenso, i trentini dell’Aquila Basket Trento hanno conquistato alcune belle i nella pallacanestro. Con la palla a spicchi, Trento ha raggiunto per due volte la finale per lo scudetto negli ultimi anni, purtroppo perdendo entrambe le volte.

Chiudo dicendo che per conoscere Trento è importante guardarla anche da fuori. Dalle valli e dai paesi che la circondano. Poco fuori dalla città, infatti, ci sono non solo molte località di lingua tedesca ma anche altre che parlano e conservano l’antica lingua ladina, oggi patrimonio di circa 90.000 abitanti.

Come succede con molte città che sono state al confine dell’impero austro-ungarico, anche Trento conserva questa peculiarità. Italiana dentro le sue mura, varia fuori. E proprio da questa commistione e da questo incontro/scontro nasce l’identità vera di luoghi come questo.

Visitate la città, camminate per le sue strade, e ammirate le sue chiese. Ma, qui più che mai, non abbiate paura di uscire dal centro. Passare per le campagne, ascoltare lingue estranee e dal suono un po’ chiuso, respirare l’aria di montagna, magari mangiare qualche mela e osservare i panorami dell’Adige, del Tirolo, e delle Alpi.

L’identità di Trento è anche lì. Respiratela a pieni polmoni, ne vale la pena.

 

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