#31 – Diabolik, il genio del crimine
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 2 ottobre 2021.
Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.
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Milano. 1962. È un giorno di novembre, probabilmente piove. A Milano del resto piove sempre. Soprattutto in autunno.
Verso le cinque di pomeriggio, i treni della rete suburbana sono pieni di gente. Uomini e donne che tornano a casa dopo una giornata di lavoro. Ci sono segretarie con la gonna di lana, impiegati con la cravatta annodata male, operai in tuta, qualche ragazzo più giovane in jeans e giacca a vento.
È l’esercito dei pendolari, di chi ogni mattina prende un treno dalla periferia e arriva a Milano per lavorare. E la sera prende lo stesso treno, in direzione inversa, per tornare a casa.
Non è una scena strana, i pendolari esistono ancora oggi, praticamente uguali. Con una sola, ma sostanziale, differenza.
Se oggi immaginiamo un treno pieno di persone stanche, hanno tutte in mano uno smartphone e magari le cuffie alle orecchie per ascoltare della musica, o magari un podcast!
Nel 1962, gli smartphone esistevano forse solo nella mente visionaria di qualche appassionato di fantascienza. I pendolari di quel periodo, per ammazzare il tempo, magari dormivano un po’. O leggevano.
Cosa leggevano? Beh, dipendeva dai gusti, come sempre. Certo è difficile immaginare che leggessero Guerra e pace. Troppo lunghi, troppo grossi, fisicamente difficili da portare con sé. E poi dopo una giornata di lavoro, con la stanchezza addosso, ci vuole qualcosa di diverso. Una storia accattivante. Piena di mistero, suspense, colpi di scena. Magari un romanzo giallo. No, possiamo fare di meglio.
Qualcosa di abbastanza coinvolgente da attirare l’attenzione, e abbastanza breve da essere letto durante un viaggio in treno. Per esempio, perché no, magari un fumetto. Un fumetto thriller, ricco di emozioni e sorprese.
In quel novembre del 1962, molti pendolari milanesi arrivati in edicola hanno trovato un fumetto del genere. Consigliati dal loro edicolante, lo hanno comprato, lo hanno messo in tasca e poi lo hanno iniziato a leggere.
Ci hanno trovato dentro, come protagonista, un ladro geniale. Come Arséne Lupin. Ma molto più cattivo. Capace di uccidere quando ce n’è bisogno. Duro, freddo, senza emozioni. Capace di cambiare faccia e ingannare tutti. Un criminale incredibilmente affascinante, misterioso, cattivissimo ma guidato da una sua morale tutta sua.
Da quel novembre piovoso del 1962, i lettori milanesi e non solo iniziano ad amarlo. Le sue storie a fumetti diventano un successo clamoroso. Piacciono ad adulti e ragazzi, ma soprattutto creano un mondo di appassionati e una serie che dura ancora oggi.
Tutti in Italia conoscono questo criminale misterioso, sempre vestito di nero, che guida una Jaguar E-Tipe del 1961 e che la polizia non riesce mai a catturare. È Diabolik, il genio del crimine.
Da quel primo numero, Diabolik non si è mai fermato. Esce ancora oggi, ogni mese, ed è arrivato a quasi 900 numeri.
Lo pubblica, oggi come allora, la casa editrice Astorina. Un marchio nato proprio con Diabolik e che ancora oggi è dedicato in modo quasi totale ai suoi fumetti.
L’idea di Diabolik ha un nome e cognome precisi. Quelli di Angela Giussani, sceneggiatrice e imprenditrice che ha avuto l’idea e il coraggio di scommettere su un prodotto completamente nuovo, ma diventato presto un fenomeno di costume.
All’inizio degli anni ’60, Angela Giussani lavorava alla casa editrice Astoria, di proprietà di suo marito, Gino Sansoni. In quell’Italia ancora molto modesta e conservatrice, dove sono ancora poche le donne che guidano un’automobile, Angela Giussani è una specie di rivoluzionaria. Da giovanissima fa la modella, ma è anche una grande sportiva, ama sciare, andare a cavallo, ha persino il brevetto come pilota di aerei. Una donna piena di carattere, insomma, che anche dopo il matrimonio continua a fare valere la sua personalità. Non si limita a fare la moglie di un editore, ma diventa anche lei editrice. Gino Sansoni, suo marito, è uno che non ha paura di rischiare. Quando Angela gli dice che vuole aprire un suo progetto, all’interno di Astoria, Gino le dà carta bianca. Così nasce Astorina. Che esiste ancora oggi, e ancora oggi pubblica gli albi di Diabolik.
Angela Giussani, insomma, non è la tipica signora per bene della buona borghesia milanese. Non ha intenzione di guardare il mondo dal balcone, ma vuole starci dentro e cambiarlo. Nelle strade della sua Milano vede una folla di pendolari, di gente che arriva in città in treno e poi riprende il treno per tornare a casa. Pensa a loro come un pubblico ideale da conquistare. Dopotutto, la gente ha sempre voglia di passare il tempo in treno. Ma come? Serve un prodotto facile da leggere, economico, di un formato abbastanza piccolo da entrare in tasca o in borsa.
E poi servono storie piene di azione e colpi di scena, cose che attirano l’attenzione e permettono ai lavoratori stanchi di rilassarsi e distrarsi un po’.
Il modello per Diabolik sono i fumetti e i romanzi a puntate francesi, come quelli con Arséne Lupin o Fantomas. Angela Giussani in persona scrive la sceneggiatura del primo episodio, i disegni invece sono a cura di Angelo Zarcone.
A novembre del 1962, arriva nelle edicole il primo numero di questo nuovo fumetto. In copertina c’è un uomo mascherato di nero, di cui si vedono solo gli occhi, azzurri come il ghiaccio. Davanti a lui, una donna che grida disperata. Al centro, il titolo della storia ‘Il re del terrore’. In alto, sotto la didascalia ‘Il fumetto del brivido’ appare per la prima volta il nome del personaggio che diventerà un’icona pop. Diabolik.
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Il primo numero non ha il successo che Angela Giussani si sarebbe aspettata. Forse la trama è troppo misteriosa, forse il pubblico non è ancora pronto. Ma lei è testarda, non si arrende. Anzi, rilancia. Aspetta qualche mese prima di portare in edicola il numero 2, nel frattempo studia, scrive, contatta altri disegnatori. E trova un’alleata inaspettata. È Luciana Giussani, sua sorella minore, che abita nel suo stesso palazzo. Luciana non ha il carattere prorompente e dinamico di Angela, ha una vita tranquilla di impiegata in una fabbrica di aspirapolveri e sembra soddisfatta.
Quando però Angela comincia a pubblicare Diabolik, lei si interessa e piano piano diventa anche lei autrice dei fumetti. Inizia a farlo ufficialmente dal numero 16, e lo ha fatto fino al 2001, anno della sua morte. Fino all’ultimo giorno, direttrice editoriale di Diabolik.
Torniamo però ai nostri fumetti. Dopo qualche mese di pausa dal numero 1, Astorina pubblica il numero 2 e poi il numero 3. Questa volta le storie sono più strutturate e i disegni affidati a un disegnatore professionista, Luigi Marchesi.
Il successo è maggiore, anche perché Angela Giussani non ha paura di rischiare. Per promuovere il suo fumetto, decide di distribuirne delle copie anche nelle scuole. È una mossa molto rischiosa, perché i fumetti di Diabolik sono duri e violenti, non sembrano adatti a un pubblico di bambini. Per questo motivo, Angela Giussani riceve una denuncia e deve presentarsi in tribunale. Nell’Italia moralista di quegli anni, viene accusata di portare insegnamenti immorali ai giovani, suggerendo loro che la vita da criminali è affascinante e ricca di emozioni. Alla fine, il giudice la assolve e Diabolik può continuare a uscire.
Intanto però c’è un’altra piccola rivoluzione. A partire dal numero 3, accanto al misterioso Diabolik, appare una protagonista femminile. Anche lei destinata a diventare un’icona del costume. È la bellissima e intelligentissima Eva Kant.
Diabolik conosce Eva in modo casuale. Lei è la vedova di un uomo molto ricco morto in circostanze misteriose. È stata lei a ucciderlo? Non lo sapremo mai, ma tra lei e Diabolik nasce un amore molto profondo e che non è mai in discussione. Lei non solo accetta di essere la compagna di vita di un criminale e assassino, ma diventa la sua complice più fidata.
Creando il personaggio di Eva Kant, le sorelle Giussani non vogliono una protagonista femminile da stereotipo. Eva infatti non è un personaggio secondario rispetto a Diabolik, non si limita a fare la moglie che dice sempre sì. Prende decisioni, combatte, più volte salva la vita a Diabolik.
Certamente è anche una donna bellissima. Bionda, con gli occhi chiari, un fisico statuario. È necessario per il marketing. Ma non pensate che Eva Kant sia una donna-oggetto o una femme fatale. Tutto il contrario.
Diabolik ed Eva insomma vivono insieme e nel lusso, in una villa piena degli oggetti che hanno rubato nel tempo. Rubare, per Diabolik, è una ragione di vita, ma ha anche una sua morale. Protegge i più deboli, ha un forte senso dell’onore e dell’amicizia, e odia i criminali inutilmente crudeli come i trafficanti di droga o i mafiosi.
Lui ed Eva vivono a Clerville, una città inventata, capitale di un piccolo Stato omonimo. All’inizio, le avventure di Diabolik erano ambientate a Marsiglia, nel sud della Francia, ma poi è stato deciso che sarebbe stato più comodo e meno rischioso inventare un mondo completamente fittizio dove fare lavorare i loro eroi. Con il tempo, la geografia di Clerville si è arricchita di dettagli precisi e alcuni fan più radicali sarebbero in grado di disegnare persino una mappa di questo Paese inventato!
Ovviamente, come in ogni storia che si rispetti, Diabolik ha un antagonista, ovvero un personaggio che lo contrasta. Nel nostro caso, è l’ispettore Ginko della polizia di Clerville. Ginko è un poliziotto da manuale. Crede ciecamente nell’onestà, rispetta le regole e fa di tutto per catturare Diabolik anche se non ci riesce mai perché il re del terrore ha a disposizione tecnologie molto avanzate e soprattutto maschere che produce lui stesso e per cui è quasi impossibile riconoscerlo.
Il dualismo tra Diabolik e Ginko è duro, ma corretto. Pensare che Diabolik, che quando ne ha bisogno uccide i suoi nemici senza pietà, non prova mai a uccidere l’ispettore. Forse a livello inconscio, ha bisogno di lui proprio come Ginko ha bisogno di Diabolik per dare un senso alla sua vita professionale.
In quasi 900 numeri, il fumetto di Diabolik ovviamente ha subito delle evoluzioni. Per esempio, piano piano, le sorelle Giussani e i loro collaboratori hanno costruito tutta la storia del personaggio. Del modo in cui è cresciuto ed è diventato un criminale così spietato. E hanno costruito un carattere sempre più definito a Eva Kant, facendo di lei un personaggio femminile assertivo e coraggioso in cui molte giovani donne possono immedesimarsi.
Non sono mancati a volte i problemi con i lettori, ma soprattutto con i critici, alcuni sempre convinti che Diabolik fosse un fumetto troppo violento e inadatto ai bambini che, in teoria e secondo alcuni, sono il pubblico prevalente dei fumetti.
Angela e Luciana Giussani, tuttavia, sono andate avanti per la loro strada con grande fiducia e con la forza che ricevevano anche dai lettori, sempre di più e sempre più appassionati.
La strada aperta da Diabolik ha permesso la nascita di altre serie di fumetti a carattere un po’ oscuro, dedicati a un pubblico di adolescenti e adulti in cerca di storie ricche di emozioni.
Sono nati anche dei prodotti collaterali di Diabolik, come per esempio dei film, un cartone animato e anche alcune parodie. In Italia, si sa, quando qualcuno ti fa una parodia, vuol dire che sei diventato riconoscibile e universale.
Anche se non c’è modo migliore per onorare Diabolik che andare in edicola, comprare l’ultimo albo a fumetti, e magari leggerlo in treno. Mentre lo smartphone è tranquillo dentro la tasca, a emozionarci ci penserà lui, il re del crimine.
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