#30 – La DC, un partito uno Stato.
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 18 settembre 2021.
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Uomini in completo grigio, cravatta classica, occhiali spessi e capelli bianchi. Camminano per il centro di Roma. Hanno cartelle piene di documenti sotto il braccio. Oppure semplicemente bevono il caffè, mangiano un gelato, o semplicemente parlano tra loro.
Sono gli uomini della politica, gli uomini dei Palazzi, come si dice in italiano. Deputati, senatori, ministri. Sottosegretari, portaborse, amministratori locali.
Sono loro che si incontrano nella capitale d’Italia, parlano, dibattono, scrivono, influenzano. E infine decidono. Nelle aule del Parlamento, ma anche fuori.
Parliamo di una scena di oggi? Non esattamente. Anche se ancora oggi non molto è cambiato, dobbiamo immaginare questa scena nella Roma di qualche decennio fa.
Cosa ci sarebbe di diverso? Che quegli uomini con le cartelle che camminano, parlano e decidono non sarebbero gli esponenti di tanti piccoli partiti.
Molti di loro sarebbero membri dello stesso partito. Che ha governato quasi ininterrottamente dalla nascita della repubblica, nel 1946, fino all’inizio degli anni Novanta.
1946-1992. Quasi cinquant’anni. Un’eternità, praticamente. Un periodo lunghissimo dominato da un solo partito.
In che senso, dominato? In quel periodo, l’Italia ha avuto 27 presidenti del consiglio. 25 di questi 27 venivano dallo stesso partito.
Un partito moderato, di centro, che durante gli anni ha dialogato un po’ con la sinistra, un po’ con la destra, ma tenendo sempre il potere nelle proprie mani. Al centro.
Qualche giornalista li chiamava ‘la balena bianca’. Altri usavano il loro simbolo per definirli, e li chiamavano gli scudocrociati.
Più semplicemente, e nell’immaginario di tutti gli italiani, quel partito eternamente al governo, tra luci e ombre, è la Democrazia Cristiana. O più semplicemente, la DC.
Come dicevamo, la DC per quasi cinquant’anni ha governato praticamente da sola. A livello nazionale ha praticamente vinto tutte le elezioni a cui ha partecipato. E, nel bene e nel male, ha costruito l’Italia che conosciamo oggi.
Da dove viene la DC? È un partito di ispirazione cattolica, che ha voluto portare nella politica i valori del cristianesimo e della morale tradizionale.
Niente di troppo strano per l’Italia, Paese tradizionalmente cattolico, ma la strada non è stata semplice.
Dopo l’Unità d’Italia, i cattolici non partecipavano molto alla vita politica italiana. Su ordine del Papa in persona, scandalizzato e furioso con il regno d’Italia per avere invaso e conquistato Roma.
Cambia qualcosa solo dopo la prima guerra mondiale. Grazie all’ispirazione di un sacerdote siciliano. Si chiama Luigi Sturzo e dice che è ormai il momento, per i cattolici italiani, di costruire il loro partito. Grazie al suo carisma e alle sue conoscenze, don Sturzo fonda il PPI, il partito popolare italiano, la casa politica dei cattolici.
Solo che il 1919 non è un anno normale. Sulla scena politica sta per arrivare Mussolini. In breve tempo, lo spazio politico per il PPI si fa più stretto e poi completamente inesistente. Don Sturzo è costretto a emigrare, il partito popolare viene sciolto, e per i cattolici in politica bisogna ricominciare da zero. O quasi.
Nel 1943, quando il fascismo è ancora forte, alcuni intellettuali cattolici si riuniscono a Milano per parlare dell’idea di ricostruire un partito –ovviamente clandestino- per unire i cattolici antifascisti. Firmano un documento che si chiama “Le idee ricostruttive della democrazia cristiana” e scelgono come simbolo uno scudo bianco con una croce rossa al centro e la scritta latina “libertas”.
Anche se non è ancora ufficiale, in quel momento nasce la Democrazia Cristiana.
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Durante la guerra, la DC resta un partito clandestino. Molti dei suoi dirigenti partecipano attivamente alla resistenza, combattono accanto ad altri gruppi partigiani in Italia, compresi quelli organizzati da un altro partito clandestino: il PCI, il partito comunista italiano.
Le differenze di visione tra i due partiti sono evidenti. I comunisti sono alleati dei sovietici, e molti di loro pensano e sperano che la resistenza antifascista sia il primo passo della rivoluzione socialista. I democristiani ovviamente hanno altri piani. Ma in quel momento loro e i comunisti hanno un obiettivo comune, distruggere il fascismo. E così, per il momento, fanno buon viso a cattivo gioco.
Le cose cambieranno radicalmente alla fine della guerra. Dopo la morte di Mussolini, tra i democristiani emerge una figura molto carismatica. Viene dal Trentino e si chiama Alcide De Gasperi. È lui che guida i primi passi della Democrazia Cristiana come partito.
All’inizio, De Gasperi si siede volentieri allo stesso tavolo dei dirigenti comunisti, come Palmiro Togliatti. Democristiani e comunisti insieme, in collaborazione con repubblicani, liberali, socialisti e altre forze antifasciste, scrivono la Costituzione. Quella che abbiamo ancora oggi.
Insomma, la DC e il PCI scrivono insieme le regole del gioco. Poi però, quando iniziano a giocare, lo fanno da avversari.
È chiaro che il mondo si sta per dividere in blocchi. Con quale blocco starà l’Italia? Con quello socialista e filosovietico o con quello liberale e filoamericano?
Lo decideranno le elezioni del 1948. Molto dure e combattute. La campagna elettorale della DC è chiara: i comunisti sono pericolosi, vogliono trasformare l’Italia in una repubblica sovietica e portare terrore e povertà. Iniziano a girare manifesti elettorali molto peculiari. Uno mostra un uomo pronto a votare e la scritta dice: ‘Ricorda! Nella cabina elettorale, Dio ti vede. Stalin no’. In quel periodo iniziano a girare anche strane leggende metropolitane, come quella che i comunisti mangiano i bambini.
Alla fine, gli italiani sono spaventati dall’idea della rivoluzione e votano per la DC. Che ottiene il 48% dei consensi e diventa il primo partito. Lo resterà praticamente per sempre.
Qual è la politica della DC? Difficile dirlo in poche parole. Un partito che ha governato per quasi cinquant’anni ha cambiato molto spesso le sue strategie. Ha vinto molte elezioni, ma ha anche perso molte battaglie sociali.
Dal 1948 fino a circa gli anni ’60, la DC è il partito dell’ordine e della tranquillità. Grazie ai governi democristiani, l’Italia riceve gli aiuti del piano Marshall, entra nella Nato e inizia le trattative per la nascita della comunità europea. Sono anni in cui il benessere economico cresce, e tutti sono tranquilli.
In quegli anni, l’obiettivo politico principale di De Gasperi e della DC è contrastare i comunisti. Con il tempo, in realtà, il Partito Comunista Italiano cambia un po’ il suo ruolo politico. Non ha più davvero intenzione di fare la rivoluzione, ma solo di partecipare alla vita democratica italiana. Portando avanti le sue idee di difesa dei lavoratori e contro i poteri industriali e religiosi. Resta comunque molto diverso dalla DC, ma è un avversario con cui si può lavorare, non un nemico da distruggere.
Mentre questa grande paura dei comunisti diventa anacronistica, una nuova generazione di dirigenti democristiani comincia a guardare il mondo diversamente. Stare al centro è difficile, quasi impossibile. Inevitabilmente, alcuni pendono a sinistra, altri pendono a destra. A volte la DC si allea con la sinistra moderata, a volte con la destra. L’importante è sempre rimanere l’ago della bilancia della politica e della società italiana.
In quegli anni in effetti la DC controlla praticamente tutto. I politici democristiani influenzano i programmi della RAI, la tv nazionale, fanno pressione perché i programmi siano rispettosi. Organizzano la diplomazia internazionale, stringendo rapporti con i Paesi occidentali e gli Stati Uniti. Controllano le aziende statali che si occupano di energia, infrastrutture, trasporti. Ovviamente, sono ministri democristiani a scrivere i programmi di studio in uso nelle scuole.
Proprio dalle scuole, alla fine degli anni ’60, l’idea di società della DC comincia a scricchiolare. Ovvero, comincia a mostrare segni di debolezza. In quel periodo sono diventati adulti i ragazzi nati dopo la fine della guerra, che hanno poco in comune con la generazione dei propri genitori. Hanno altre esigenze e altri desideri. L’Italia democristiana, fondata sull’umiltà, sullo stare tranquilli, sul lavorare dal lunedì al sabato e andare in chiesa la domenica, per molti di questi ragazzi è improvvisamente troppo piccola e provinciale. Vogliono qualcosa di più.
Così, quando nel 1968 per le strade d’Italia ci sono le manifestazioni studentesche e femministe, diventa molto forte lo scarto generazionale tra quei ragazzi e ragazze pieni di colore e i politici anziani e vestiti di grigio nei Palazzi del potere. Ma il peggio deve ancora venire.
Spesso si dice che il potere logora. Ovvero che quando qualcuno ha il potere, dopo tanto tempo, comincia a sentirsi stanco. Uno dei politici democristiani più famosi e potenti di sempre, Giulio Andreotti, protagonista anche del film Il Divo di Paolo Sorrentino, una volta ha detto una frase diventata famosissima. Il potere logora… chi non ce l’ha. Forse una battuta, forse no, fatto sta che la DC ha continuato a tenere il potere nelle sue mani anche nel periodo più complicato della storia italiana, gli anni ’70.
A un certo punto sembra evidente che i democristiani controllano il potere dei palazzi, ma non hanno più quello morale. Nel 1974, gli italiani devono votare il referendum sul divorzio. La DC, su pressione della Chiesa cattolica, fa campagna elettorale contro. Ma è un fiasco totale. Quasi il 60% degli italiani vota a favore. La società italiana sta cambiando. Eppure, molti ancora votano DC. Perché?
Probabilmente perché, nel frattempo, la politica fuori dalla DC si è radicalizzata. Gli anni ’70 sono quelli del terrorismo politico. A sinistra ci sono le Brigate Rosse che rapiscono e uccidono giornalisti e politici. Compreso un importante dirigente della DC, Aldo Moro. Ma di questa storia parleremo a parte. A destra, gruppi terroristici fanno attentati con le bombe che uccidono decine di innocenti. Anche di questo però, parleremo a parte.
Sono anni di incertezza, e così il partito dell’equilibrio, la DC, resta in sella. Ovvero, continua ad amministrare il potere. La sinistra è forte nelle città. I sindaci di Bologna, Genova, e per un certo periodo anche Roma sono socialisti o comunisti. Ma al governo ci sono sempre e solo i democristiani. O al massimo, politici di piccoli partiti sempre sostenuti dalla DC.
In poche parole, la DC e lo Stato sono praticamente la stessa cosa. Per molto tempo. Per troppo tempo. I politici democristiani perdono a un certo punto il senso della realtà. Dentro i Palazzi non capiscono quello che succede fuori. Fino ad arrivare a situazioni estreme, come quando mandano macchine blindate militari contro le manifestazioni di studenti, o quando negli anni Novanta appaiono dei sospetti molto forti, e mai chiariti, di un possibile collegamento con la Mafia.
La storia di potere della DC è finita in modo brusco alla fine degli anni ’80. Con il grande scandalo di corruzione che i giornali italiani hanno chiamato Tangentopoli. Con la fine della DC si è aperto un vuoto nella politica italiana. Per un po’, e con valori completamente diversi, ha provato a riempirlo Silvio Berlusconi. Oggi è di nuovo vuoto.
Nell’Italia di oggi probabilmente non avrebbe senso avere la Democrazia cristiana. La società è cambiata, i valori sono cambiati e le persone che si sentono sicure e protette dietro il simbolo dello scudo crociato sono sempre meno.
Cosa ci resta oggi di democristiano? Alcuni usano questa parola con nostalgia, pensando all’Italia che cresceva felice negli anni ’50 e ’60. Altri invece usano democristiano quasi come un insulto. Democristiano si usa a volte come cerchiobottista, ovvero una persona che non prende mai posizione, e cerca sempre il compromesso per non scontentare nessuno.
La DC è stata il partito che ha portato il benessere economico in Italia, ma anche il partito che ha rallentato il progresso sociale e ha trattato la repubblica italiana come il suo giocattolo. Un giudizio univoco è impossibile.
Oggi che la DC non c’è più, per le strade di Roma tra i palazzi del potere, mentre mangiate un gelato alla famosa gelateria Giolitti o passeggiate tra le stradine dietro piazza Navona, non incontrerete più soltanto uomini anziani in completo grigio. La politica è cambiata, nel bene e nel male. Troverete giovani, donne, e certamente ancora tanti uomini. Nessuno di loro appartiene a un partito che oggi si chiama DC. Anche se forse qualcuno di loro si sente, nel cuore, democristiano.
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