#29 – La nascita del calcio
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 18 settembre 2021.
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In Italia, quando due bambini si incontrano per la prima volta, si fanno a vicenda almeno tre domande, per scoprire se vale la pena provare a diventare amici e giocare insieme, almeno per qualche ora.
Prima domanda: come ti chiami? Seconda domanda: quanti anni hai? Terza domanda: per che squadra tifi?
La squadra di cui si parla è naturalmente la squadra di calcio.
Perché il calcio in Italia non è solo uno sport. E non è solo una forma di intrattenimento. È, a tutti gli effetti, un elemento identitario. Qualcosa che permette di riconoscersi, incontrarsi e ritrovarsi in particolari simboli che legano una comunità.
Ma come è nato tutto questo? Come è arrivato il calcio a diventare una passione così diffusa e coinvolgente?
Gli antropologi e gli storici hanno dimostrato ormai da tempo che forme di gioco con un oggetto sferico, una palla insomma, esistono in tutte le culture antiche.
Nei mosaici romani è facile trovare raffigurazioni di persone che giocano con la palla. E tracce di questo tipo sono state trovate anche nelle poche fonti che abbiamo sulle popolazioni precolombiane, come per esempio l’antico popolo Maya.
Giocare, insomma, piace a tutti. Da sempre. Ma perché proprio a calcio? E, soprattutto, perché in italiano si chiama calcio? Praticamente ogni lingua europea ha adattato alla propria fonetica la parola football, il nome che gli inglesi hanno dato a questo sport dove la palla si tocca solo con i piedi. In italiano invece no. Perché?
La parola calcio deriva da calciare, ovvero precisamente ‘colpire con i piedi’. Cercando negli archivi e nei documenti antichi è stato scoperto che qualcosa chiamato calcio, in Italia, esisteva da tanto tempo. Addirittura dal Rinascimento.
A Firenze, nel XV secolo, i nobili cittadini si divertivano con un gioco molto caotico che chiamavano calcio proprio perché l’unica regola era quella di calciare con i piedi.
Il calcio fiorentino è passato di moda nel secolo successivo, quando i giovani nobili toscani evidentemente hanno trovato modi migliori di passare il tempo. Se vi incuriosisce, però, potete ancora vederlo. Ogni anno a Firenze si organizzano ricostruzioni di quello che oggi viene chiamato “calcio storico fiorentino”. È un gioco confusionario e piuttosto violento, ma guardarlo oggi è certamente uno spettacolo pittoresco.
Ok ok, però siamo qui per parlare del calcio che conosciamo noi. Quando è nato il calcio moderno in Italia? Quando sono apparse le squadre che conosciamo oggi? La Juventus, il Milan, la Roma?
È una storia che parte un po’ da lontano. Il calcio è scomparso da Firenze nel XVI secolo, ed è riapparso a Genova, nel XIX secolo. Lo hanno portato gli inglesi e lo hanno chiamato football.
È diventato presto il passatempo preferito degli italiani. Da passatempo, è diventato una passione. Da una passione, è diventato una mania. Per alcuni, è praticamente una religione.
Palla al centro, pronti al fischio d’inizio. Questa è la storia del calcio in Italia.
Partiamo da Genova, dunque. Alla fine del XIX secolo, la città ligure è un grande porto commerciale. Qui fanno scalo le grandi navi mercantili inglesi partite da Dover, Liverpool e altri porti. per arrivare nel mediterraneo. Armatori e industriali inglesi passano a Genova mesi interi, qui hanno uffici e magazzini, incontrano i clienti e sbrigano la burocrazia. Anche i marinai restano a lungo in città. A volte tra un viaggio e l’altro passano molti giorni. E allora i marinai scendono dalle navi per sgranchirsi un po’. I più anziani vanno nelle osterie, a bere vino, cantare, giocare a carte e corteggiare le donne.
Altri, soprattutto i più giovani, in quel periodo iniziano a scendere dalle navi con un pallone. In Inghilterra da qualche tempo è così di moda quel nuovo gioco che loro chiamano foot-ball.
Presto i marinai di varie società cominciano a sfidarsi tra loro. Organizzano delle squadre, e dei piccoli tornei. Giocano solo tra di loro, anche perché sono gli unici a conoscere le regole, e i locali all’inizio non sembrano essere interessati.
L’interesse arriva presto però. Passanti e operai iniziano a incuriosirsi a quel gioco dei marinai inglesi. Sembra bello. Com’è che si chiama? Ci spiegate le regole?
Gli inglesi però non sono solo a Genova. Ce ne sono molti anche a Torino, che è una grande città industriale. Qui vive un imprenditore, un certo Edoardo Bosio che fa molti affari con i britannici, commerciando tessuti. Una volta, dopo un viaggio oltremanica, torna con un’idea. Nel 1887, nella sua Torino, fonda il Torino Football and cricket club. Una polisportiva che in estate organizza gare di canottaggio, e in inverno partite di calcio.
Il nome della società è inglese, perché il gioco è inglese, e il calcio è ancora solo uno degli sport praticati. Diventerà dominante nel giro di vent’anni, quando la società di Bosio chiuderà per fondarsi con altre società cittadine e diventare poi il Football Club Torino, che esiste ancora oggi. È proprio il Torino che gioca in Serie A.
Dunque la più antica società di calcio in Italia è il Torino? Non proprio. Seguitemi.
Abbiamo detto all’inizio che parte tutto da Genova. E parte davvero tutto da Genova. Il club torinese di Bosio, come abbiamo visto, è durato poco e faceva calcio solo occasionalmente.
A Genova c’è invece la squadra più antica d’Italia esistente ancora oggi. È il Genoa. Fondato nel 1893 alla presenza del console britannico in Italia in persona: Sir Charles Alfred Payton. È il Genoa Cricket and Athletic Club, che poi diventerà il Genoa Cricket and Football Club. Si chiama così ancora oggi e i suoi colori, oggi come allora, sono il rosso e il blu.
A Torino però non stanno a guardare. Nel 1897, quando il Genoa esiste da quattro anni, alcuni studenti di un prestigioso liceo torinese decidono di fondare la loro società sportiva per giocare a calcio. Al liceo i ragazzi studiano latino. Così, scelgono un nome latino, per la tradizione, ma anche un nome che esprima il fatto che sono giovani ed energici. Latino, gioventù… Detto, fatto. Quell’anno nasce lo Sport-Club Juventus. E i suoi colori sono… il bianco e nero, direte voi. Invece no. Non subito, almeno.
All’inizio i calciatori della Juventus giocano in camicia rosa, cravatta nera e berretto nero. Non sembra una divisa sportiva, ma ricordatevi che era il 1897! Solo che si accorgono presto di una cosa. Il rosa delle loro camicie, dopo tanti lavaggi, diventa sempre più chiaro. Decidono allora di ordinare delle magliette dall’Inghilterra. Ormai lì ci sono aziende specializzate nella produzione di maglie da calcio. I giovani juventini dunque mandano a Nottingham il loro ordine di magliette. C’è un problema, però. Hanno dimenticato di precisare i colori. Il produttore allora prende una decisione semplice, che diventerà storica. Manda a Torino delle magliette degli stessi colori della squadra della sua città, il Notts County. Quei colori sono il bianco e il nero. Nati per casualità, sono uno dei simboli più forti della Juventus ancora oggi.
Il calcio intanto si espande a macchia d’olio. Da Genova e Torino arriva anche a Milano. Nel 1899 un gruppo di giovani inglesi e italiani fonda il Milan. Con i colori rosso e nero. Dieci anni dopo, il Milan decide che non accetterà più in squadra calciatori stranieri. La decisione non piace a tutti, così nel 1908 si separano quelli che non sono d’accordo. E che vogliono potere avere nella propria squadra, giocatori di tutte le nazioni. Nasce il Football Club Internazionale Milano. Ovvero, l’Inter.
L’anno dopo, il calcio arriva finalmente anche a Roma. Anche qui, un gruppo di giovani appassionati di sport decide di iniziare a giocare a calcio. Pochi anni prima, il barone De Coubertin ha fondato in Grecia le Olimpiadi moderne. Allora i ragazzi scelgono i colori della bandiera greca, il bianco e l’azzurro, come propri colori. Per collegarsi alla storia di Roma, come simbolo, scelgono un’aquila imperiale. È appena nata la Società Sportiva Lazio.
Insomma, nel giro di pochi anni si gioca a pallone praticamente in tutta Italia, da nord a sud, da est a ovest. Ma questa parola, calcio? Da dov’è arrivata?
Per i primi anni non la usa nessuno. Dicono tutti football, perché è la cosa più normale. Lo sport si chiama così, con il nome che gli hanno dato gli inglesi. L’idea di trovare un nome autoctono al gioco viene a un dirigente del Milan nel 1907, Si chiama Luigi Bosisio e di mestiere fa il ragioniere. Scrive una lettera alla Gazzetta dello Sport per suggerire di ripescare dalla tradizione fiorentina questo nome antico. La proposta piace al giornale che comincia a chiamare Calcio la sua rubrica dedicata al football.
Ora c’è il nome, ci sono le squadre. Bisogna giocare. Per capire chi è il più forte. Chi potrà chiamarsi Campione d’Italia.
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Il primo campionato italiano ufficiale si tiene nel 1898. Partecipano solo otto squadre, e alla fine vince il Genoa. La squadra più antica d’Italia è anche la prima a vantare un titolo italiano. I rossoblu vinceranno altri quattro campionati all’inizio del ventesimo secolo, lasciando gli altri titoli al Milan e alla Juventus.
Il dominio delle squadre dell’Italia nord-occidentale è subito evidente. Sono più antiche, sono più organizzate, e sono più forti. Vincono il titolo di campioni anche squadre che oggi sono molto piccole o inesistenti, come la Pro Vercelli o il Casale. La prima squadra non piemontese né ligure né lombarda a potersi chiamare campione d’Italia è il Bologna, soltanto nel 1924.
Nel frattempo succedono molte cose, dentro il calcio e fuori. Nascono società al sud come il Palermo, nel 1900, o il Bari nel 1908. Per avere squadre oggi importanti come la Roma, il Napoli o la Fiorentina, dobbiamo aspettare invece gli anni Venti. È lì che il calcio italiano entra davvero nel vivo, con campionati davvero nazionali e grandi storie di sport. Ma questa è un’altra storia. Ne parleremo a tempo debito.
Abbiamo visto che il calcio in Italia è antico quasi quanto l’Italia stessa. È arrivato come una cosa straniera e un po’ esotica, il passatempo di quegli eccentrici marinai inglesi. Ma è diventato in breve uno sport incredibilmente popolare. All’inizio, in concorrenza con il ciclismo, poi in assoluto e senza rivali lo sport più amato d’Italia.
A questo ha contribuito anche la nazionale, la squadra che nel 1934 e nel 1938 è stata per due volte di fila campione del mondo e che ha unito i tifosi nell’orgoglio della maglia azzurra.
Oggi il calcio in Italia è letteralmente ovunque. Nei bar, tra i banchi di scuola, negli uffici, tra amici, colleghi, nelle chat di Whatsapp e sui cartelloni pubblicitari. E anche nella lingua italiana, naturalmente. Che nel tempo ha tradotto, e a volte proprio inventato, le parole migliori per parlare di calcio. E che nel tempo si è anche riempita di espressioni idiomatiche, metafore e simbologie che hanno portato il calcio nella vita quotidiana. Anche nella vita di chi non ha mai visto una partita in vita sua. Anche se non credo che queste persone esistano davvero.
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