#24 – Bari, la porta del Levante
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 14 agosto 2021.
Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.
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Sapete come si chiama quel personaggio che nei paesi di tradizione cristiana porta i regali ai bambini?
Beh, ha vari nomi, tutti diversi a seconda del Paese. In Italia, per esempio, dove è una tradizione relativamente giovane, si chiama Babbo Natale. È un nome un po’ buffo e per alcuni poco intuitivo, ma basta guardarlo per capire di chi stiamo parlando. L’aspetto di Babbo Natale infatti è universale. Un uomo anziano, grassottello, con una barba molto lunga e folta, vestito sempre con una giacca e dei pantaloni rossi con i risvolti bianchi.
Ha più o meno quest’aspetto nella mente di tutti. Anche in quella di chi non lo ha mai chiamato, e non immaginava di chiamarlo, Babbo Natale.
In molti paesi anglosassoni per esempio si chiama Santa Claus.
Il nome alla radice del mito di Santa Claus è quello di San Nikolaos di Myra, conosciuto in Italia come San Nicola, un vescovo cristiano vissuto nell’impero bizantino nel V secolo dopo Cristo, in una città che oggi fa parte della Turchia.
Ok, forse vi ho un po’ confuso.
Di cosa stiamo parlando? Perché siamo partiti da Babbo Natale e siamo finiti a parlare di vescovi bizantini e città turche?
Perché proprio questo santo dalla vita leggendaria e un po’ misteriosa, che da vescovo greco è diventato simbolo nordico del Natale in tutto il mondo, è legato alla città di cui parliamo oggi.
È un legame un po’ curioso. Se pensiamo a Babbo Natale, ce lo immaginiamo come una figura tipicamente invernale, circondato da neve e ghiaccio, chiuso dentro una casa di legno riscaldata dal calore del fuoco.
Invece oggi la storia delle sue origini e del suo mito ci porta in una città dove la neve non si vede praticamente mai. Dove in inverno non fa mai davvero molto freddo e dove in estate fa caldissimo. Le case non sono quasi mai di legno, ma di pietra. E fuori dalle finestre di quelle case ci sono palazzi, castelli, ma anche palme, sole, e un bellissimo mare.
Oggi parliamo del capoluogo della Puglia, una delle città più affascinanti dell’Italia meridionale. Andiamo a Bari, la porta del Levante.
Come Livorno, Trieste e Palermo di cui abbiamo già parlato su Salvatore racconta, Bari è una città che cresce attorno al suo porto e per lungo tempo ha vissuto del suo porto.
La storia della città ha radici molto antiche. Un insediamento umano da queste parti esiste probabilmente dal settimo secolo avanti Cristo. Come è successo con Torino, però, una vera e propria forma di città comincia a esistere quando arrivano le spade, e le strade, portate da Roma.
Come città romana, Bari diventa sede di una zecca, ovvero di una delle fabbriche dove gli imperatori producono le monete. Diventa anche un centro religioso importante, prima con un pantheon pagano e poi come sede di una diocesi cristiana.
Le cose si fanno più confuse, ma anche più interessanti, quando cade l’impero romano e inizia il medioevo.
Tutto il sud Italia, dopo la fine del dominio di Roma, diventa teatro di lunghe guerre. In particolare tra l’esercito bizantino, arrivato a riportare l’Italia sotto il controllo degli imperatori romani, e quello longobardo, un esercito di barbari.
Come si dice, tra i due contendenti il terzo gode, e quindi il frutto della lunga guerra tra longobardi e bizantini è che a conquistare la città sono… gli Arabi.
Come è successo a Palermo, Bari diventa sede di un emirato e grande centro del mediterraneo arabo. Anche questo però non è destinato a durare. Ancora una volta la città viene riconquistata dai bizantini, che la governano a lungo e la difendono –con l’aiuto di Venezia- da nuove invasioni arabe.
Siamo già oltre l’anno Mille però. I bizantini, che dicono di essere la continuazione dei romani, in realtà sono soldati che parlano greco e pregano in greco. La popolazione di Bari sente quell’esercito come un dominatore straniero. Ci sono rivolte e tentativi di rivoluzioni. Fino a quando arrivano nuovi padroni, che si prendono tutto il sud Italia. Sono i normanni.
Proprio durante il dominio normanno, succede uno degli eventi più importanti della storia di Bari. Un evento che è ancora un simbolo identitario.
Vi ricordate di San Nicola? Quello che è alla base del personaggio di Babbo Natale? Bene, come dicevamo, era un vescovo bizantino nato e vissuto a Myra, all’epoca città bizantina, poi passata in mano agli arabi e dunque ai turchi.
Nel periodo di dominazione bizantina di Bari, nonostante le problematiche religiose tra greci e latini, i baresi avevano iniziato un culto molto serio di San Nicola, condiviso con tutto il mondo bizantino. Non è un caso infatti che oggi questo santo sia uno dei più importanti anche tra i fedeli ortodossi.
Quando Myra, insieme a mezzo impero bizantino, cade in mano agli arabi musulmani, nel mondo cristiano esplode l’indignazione. Dobbiamo salvare le reliquie dei santi. Non possiamo lasciarle in mano agli infedeli. Così, nel 1087, un gruppo di marinai baresi si dirige a Myra, con l’obiettivo unico di recuperare le reliquie di San Nicola e portarle nel mondo cristiano. La città è sotto assedio, gli Arabi sono alle porte e ormai è sicura la fine che farà la città. I marinai dunque si dirigono immediatamente alla chiesa dove sono conservate le ossa di San Nicola. Lì, convincono il parroco a consegnare a loro le reliquie. Per portarle in terra cristiana. Ripartono in fretta e furia diretti a Bari, superando nemici e tempeste. Una volta arrivati, portano le ossa al sicuro in un convento. Poi, per volere del Papa in persona, inizia la costruzione di una Basilica, degna di ospitare le reliquie di un santo così importante. Nasce così la Chiesa di San Nicola di Bari, ancora oggi ritenuta un punto di collegamento fondamentale tra l’occidente cattolico e l’oriente ortodosso.
Torniamo alla nostra storia però. Dicevamo che dopo i bizantini, arrivano a Bari i normanni e con loro, due generazioni, anche l’imperatore Federico II.
Questo imperatore, tedesco nel nome ma italiano nello spirito, regala a Bari il suo castello medievale e ne fa una città commerciale e portuale molto importante. Fa concorrenza a Venezia nei commerci con l’oriente.
Da questo momento in poi, in realtà, Bari smette di crescere. Da ora e per secoli, la città resterà relativamente piccola, chiusa dentro le mura medievali che ancora oggi segnano il centro storico. Quello che tutti chiamano Bari vecchia.
Dopo secoli ancora di varie dominazioni, un altro grande amico di Bari arriva ancora una volta da lontano. È il francese Gioacchino Murat, generale dell’esercito di Napoleone e poi re di Napoli e di tutto il sud Italia. Dalla sua iniziativa, la città inizia a crescere fuori dalle mura e entra ufficialmente nella modernità.
Da lì, la storia di Bari è molto simile a quella del resto del sud Italia. Fino a oggi, che Bari è il capoluogo amministrativo della Puglia e con circa 300.000 residenti è la nona città più grande d’Italia.
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Soprattutto nei suoi due principali simboli architettonici, il castello normanno-svevo di Federico II e la Basilica di San Nicola, le cose più belle da visitare a Bari sono nel suo centro storico, chiamato semplicemente Bari vecchia.
Un giro a piedi per questo quartiere è un’esperienza da fare. Oltre a visitare la Basilica e il castello vale la pena anche solo camminare per le stradine di Bari vecchia, magari visitare il museo archeologico ma soprattutto passare per Via dell’Arco Basso. Nota ormai ai turisti come “la via della pasta”. Una strada dove si possono trovare spesso anziane signore sedute al lato della strada e impegnate a fare la pasta fresca a mano. In particolare, il formato più famoso di pasta barese: le orecchiette.
Se volete provarle, il modo più tradizionale di cucinarle è con le cime di rapa, ovvero con una verdura simile ai broccoli. Le orecchiette alle cime di rapa si preparano anche con l’aggiunta di aglio, acciughe e un po’ di pan grattato per renderle più croccanti. Da provare assolutamente!
Se i broccoli proprio non vi ispirano, le alternative non mancano. A partire dalla focaccia, semplice e gustosa, condita solo con olio, pomodorini ed erbe, passando a cose più elaborate come il riso patate e cozze o il piatto più famoso del cibo di strada barese: il panzerotto. Sapete cos’è? Per dirla in modo semplice, è una specie di piccola pizza, chiusa a forma di mezza luna e fritta. Nella versione più tradizionale contiene pomodoro e mozzarella, ma ne esistono molte varianti. Per esempio anche con la regina dei formaggi pugliesi: la burrata!
Per chi invece preferisce il dolce, la prima scelta sono gli sporcamuss, con un nome buffo che vuol dire “qualcosa che sporca la bocca”. Si tratta di un dolce fatto di due strati di pastasfoglia coperti di zucchero a velo e farciti con crema pasticciera. Avete capito che aspetto hanno? Sporcarsi mangiandoli è decisamente facile!
Per quanto riguarda le bevande, invece, per accompagnare tutto questo ben di Dio, non può mancare un bicchiere del vino pugliese per l’eccellenza: il Primitivo di Manduria. È bello forte, quindi non bevetene troppo!
Se avete voglia e tempo di andare un po’ fuori città, attorno a Bari ci sono posti meravigliosi da visitare e ricchi di storie curiose. A partire dalla cittadina di Alberobello, ormai famosa in tutto il mondo per i suoi caratteristici trulli, case contadine in pietra bianca di antichissime origini e che sono diventate un simbolo universale della Puglia. Andando un po’ più verso la costa, invece, si può visitare il delizioso borgo di Polignano a mare, famoso perché qui è nato uno degli italiani più famosi di sempre: Domenico Modugno, autore di splendide canzoni. La più conosciuta l’avete sentita almeno una volta nella vita: Volare.
Non è certo Modugno però l’unico barese famoso in Italia e nel mondo. Basti pensare a due scrittori molto apprezzati, e tradotti in tante lingue: Nicola Lagioia e il giallista Gianrico Carofiglio, che prima di diventare scrittore di storie criminali faceva il procuratore proprio a Bari.
Non è barese invece un uomo che però ha contribuito in modo importante a disegnare un pezzo di Bari molto famoso. Parliamo di Renzo Piano, architetto di fama mondiale che ha progettato lo stadio San Nicola –ancora lui!-, chiamato affettuosamente l’astronave. Ancora oggi uno degli stadi più architettonicamente innovativi d’Italia, nonostante abbia ormai quasi 40 anni.
Il San Nicola è lo stadio della città e ovviamente della squadra cittadina. L’unica in Italia ad essere sia femminile che maschile. Ci sono infatti quelli che dicono Il Bari e quelli che dicono La Bari. Qualunque articolo scegliate, a Bari i colori sono il bianco e il rosso e i suoi tifosi sono tantissimi, anche ora che la squadra ha un po’ di problemi e gioca in serie C.
Insomma a Bari c’è veramente molto da vedere e scoprire. È normale, per una città di mare e che del mare ha fatto la sua ragione di vivere.
Potete godervi l’atmosfera marittima di Bari passeggiando sul suo lungomare, oppure –se è stagione- visitando la spiaggia cittadina chiamata affettuosamente Pane e pomodoro. Anche se, sinceramente, allontanandosi dalla città si trovano spiagge molto più belle e ampie.
Il mare per Bari e i baresi resta comunque un simbolo importante. È da lì che sono arrivate le reliquie di San Nicola, da lì anche è arrivata la nave Vlora che l’8 agosto del 1991 è attraccata al porto di Bari carica di 20.000 profughi albanesi. Dal mare di Bari, rivolto a oriente, arriva anche la vocazione di commercio e contatto con l’Europa dell’est che ancora oggi esiste. Da quasi un secolo infatti, Bari ospita la fiera del levante, una grande fiera internazionale dove si espone di tutto e arrivano produttori e commercianti da tutto il mediterraneo e dall’Europa orientale. Insomma, da tutto quel mondo che gli antichi chiamavano levante, perché si trova a est, lì dove si leva – cioè si alza – il sole ogni mattina. E verso dove Bari guarda con attenzione da più di duemila anni.
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