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#2 – Gaetano Bresci. Anarchico, assassino, eroe.

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 13 marzo 2021.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

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Gaetano Bresci Salvatore racconta podcast

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Questa storia comincia da Carrara.

Conoscete Carrara?

È una città della Toscana, un po’ meno famosa di Firenze, Siena o Lucca.

Forse la avete sentita nominare per il suo prodotto più famoso, il marmo di Carrara.

È il marmo con cui Michelangelo ha scolpito la Pietà e Antonio Canova ad esempio Amore e Psiche, due delle statue più famose del mondo.

Carrara non è un posto molto turistico, anche se si trova in una posizione tattica. Se guardate la mappa, lo capirete.

Si trova proprio lungo la strada che dalle coste della Toscana porta alle Cinque terre.

Se vi fermate a Carrara, le cose da visitare non mancano. Ad esempio, forse inaspettato, il suo cimitero.

Chi entra al cimitero di Carrara, si trova subito di fronte a un grosso monumento in marmo bianco. Non è una tomba, e non è tecnicamente nemmeno una statua. Solo un blocco di pietra, alto tre metri, e una scritta sulla parte alta. Una dedica.

Dice:

A Gaetano Bresci, gli anarchici.

A questo punto, forse è il caso di spiegare bene un paio di cose.

Oggi sembra difficile crederlo, ma il movimento anarchico in Italia, e soprattutto in Toscana, è stato molto forte nel ventesimo secolo. In particolare a Carrara, che per tanto tempo è stata la capitale italiana dell’anarchia. È cominciato tutto all’inizio del Novecento, quando i minatori e gli operai delle cave di marmo vivevano e lavoravano in condizioni terribili. È stato grazie a un operaio anarchico, un certo Alberto Meschi, che i lavoratori del marmo hanno negoziato condizioni di lavoro decenti.

Da quel momento, Carrara è diventata un simbolo del movimento anarchico e lo è ancora oggi, nonostante tutto. Quindi non è completamente assurdo trovare un monumento di anarchici a Carrara.

Abbiamo risolto la prima parte dell’enigma. Resta la seconda.

Chi è Gaetano Bresci? E perché gli anarchici di Carrara gli hanno dedicato un monumento?

Iniziamo da una cosa forse ovvia. Gaetano bresci era un anarchico.

Non uno qualunque, però. Gaetano Bresci è l’uomo che il 29 luglio dell’anno 1900, con tre colpi di pistola, ha ucciso Umberto I di Savoia, secondo re d’Italia.

Merita una statua per questo? Secondo alcuni, sì. Secondo altri, decisamente no.

Per farci un’idea più chiara, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.

Abbiamo detto che Gaetano Bresci uccide re Umberto il 29 luglio dell’anno 1900. Ma Che Italia è l’Italia dell’anno 1900? È un Paese giovane, anzi giovanissimo. Esiste da poco più di quarant’anni. E quando Umberto riceve la corona di Re, Roma è la capitale da solo sette anni.

Quindi l’Italia di quegli anni è un regno che ancora deve trovare il suo posto nel mondo. È un Paese povero, e moltissimi sono costretti a emigrare. In Germania, in Argentina, o negli Stati Uniti.

Inoltre, l’Italia adesso è unita politicamente, ma è ancora piena di differenze, soprattutto economiche e sociali, soprattutto tra nord e sud. Inoltre il Regno d’Italia ha molti nemici interni.

Ci sono quelli che non vogliono l’Italia unita perché hanno nostalgia dei vecchi stati.

E ci sono i repubblicani che vogliono l’Italia unita, ma non vogliono il re.

Infine c’è il Papa. Che è un problema. Perché quando l’esercito italiano ha attaccato Roma e ha lasciato alla Chiesa il piccolo territorio dell’attuale Vaticano, il Papa non l’ha presa bene. Anzi.

Per questo motivo, Umberto capisce da subito che deve lavorare per la sua legittimità.

Per prima cosa, organizza un viaggio per l’Italia, in compagnia di sua moglie, la regina Margherita.

La tappa napoletana del viaggio reale si caratterizza per due storie di segno opposto. Quando la carrozza dei Savoia è appena arrivata in città, un giovane militante anarchico attacca la carrozza reale per uccidere Umberto. Non è Gaetano Bresci, non è ancora il suo tempo.

È un giovane lucano, armato di coltello, ferisce Umberto ma non gravemente. Tanta paura, ma il re è vivo e il giovane anarchico finisce all’ergastolo.

L’altro aneddoto napoletano di Umberto è di tono più leggero: sembra che un pizzaiolo di Napoli, in quell’occasione, abbia voluto onorare la visita reale con una pizza patriottica. Con i colori della bandiera italiana. E quindi il verde del basilico, il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro. E in onore della regina, quella pizza si è chiamata Margherita.

Quasi sicuramente, questa della pizza è solo una leggenda.

Una leggenda che dimostra però una cosa vera.

Umberto ha dei nemici che vogliono ucciderlo, ma anche degli ammiratori.

Ad alcuni sembra un re moderno e liberale. Per esempio, quando il governo vota l’abolizione totale della pena di morte, Umberto è d’accordo.

Tutto rose e fiori dunque? Naturalmente no.

Come abbiamo detto, l’Italia è un Paese pieno di problemi economici e di gente che deve emigrare per vivere.

Il prezzo del grano è fuori controllo, negli anni peggiori per l’agricoltura sale improvvisamente. E siccome dal grano si fa la farina, e dalla farina si fa il pane, quando il prezzo del pane è troppo alto, i poveri non hanno da mangiare.

E in tutto questo dov’è Gaetano Bresci?

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È in New Jersey, perché è uno dei milioni di italiani emigrati.

È nato a Prato, in Toscana, da una famiglia di agricoltori, ma non proprio una famiglia povera. Suo fratello maggiore, per esempio, ha la possibilità di studiare e diventare ufficiale.

Gaetano ha scelto un’altra strada. Quella del lavoro in fabbrica. E lì ha iniziato a conoscere la politica. Come nelle cave di marmo di Carrara, anche nelle fabbriche di Prato, tra gli operai circolavano idee socialiste e anarchiche.

Grazie alla politica, o per colpa della politica, ha avuto anche il suo primo incontro con la giustizia. Una piccola condanna a due settimane di prigione per una polemica con dei carabinieri.

Quell’episodio gli fa capire che forse è il caso di cambiare aria. Nel 1898, a soli 19 anni, si imbarca su un transatlantico e va in America.

È finito in New Jersey. Ha imparato bene l’inglese, ha trovato un lavoro in fabbrica e una passione. Gli piace fare fotografie. Le sue idee politiche non sono cambiate. Anche in New Jersey, la comunità italiana ha un circolo anarchico e Gaetano Bresci diventa uno di loro.

In Italia nel frattempo, il clima sociale è sempre più critico. Un anno prima a Roma, Umberto sopravvive a un secondo attentato. Nuovamente da parte di un attivista anarchico, stavolta un attivista romano, anche lui armato di coltello.

Negli ambienti vicini alla corte reale, molti sono convinti che sia in atto un complotto antimonarchico e che gli anarchici siano alleati dei socialisti e dei repubblicani per eliminare il re e il regno.

La verità è che al governo intanto ci sono i conservatori. Le loro priorità sono in politica estera, e Umberto è d’accordo. L’Italia vuole diventare una potenza coloniale, manda migliaia di soldati a combattere in Africa, e nel frattempo organizza alleanze strategiche in Europa con la Germania.

Intanto però operai e contadini italiani hanno fame. Vogliono condizioni di lavoro migliori, vogliono una legge sul prezzo del pane, e hanno finalmente dei rappresentanti. In parlamento sono arrivati i repubblicani, i radicali e soprattutto i socialisti. Sono pochi, ancora. La maggioranza è dei liberali e dei conservatori. Ma i socialisti sono bravi a organizzare il popolo. Pianificano e mettono in atto scioperi, proteste, manifestazioni.

I ministri e il re sono conservatori vecchia scuola. Secondo loro, la risposta possibile alle proteste popolari è una: la repressione.

Ed è quello che fanno.

L’episodio più impressionante succede a Milano, nel maggio del 1898. La situazione è critica. Il prezzo del pane continua a salire. I socialisti organizzano scioperi e proteste, che durano per tre giorni.

Umberto ha paura che la situazione possa diventare incontrollabile. Così prende una decisione drastica. Nomina come commissario straordinario per Milano il generale Fiorenzo Fava Beccaris, un vecchio conservatore piemontese. Bava Beccaris, da militare, si comporta come in guerra. Contro le manifestazioni manda i soldati e ordina di sparare. Con i fucili, con le pistole. E anche con i cannoni.

A Milano l’otto maggio del 1898 i cannoni da guerra dell’esercito italiano sparano contro gli operai, i contadini e la gente qualunque. Uomini, donne e bambini che sono in strada a protestare perché hanno fame.

Il risultato è una strage. Alla fine ci sono 85 morti, 450 feriti, 2000 arrestati.

Il governo è entusiasta della soluzione di Bava Beccaris. Il re Umberto, addirittura, chiama il generale a Roma e gli consegna una medaglia.

La gente semplice invece ha paura. E continua ad avere fame.

Le notizie da Milano arrivano anche in America. Gaetano Bresci le sente dai suoi compagni del circolo anarchico. Allora decide che deve agire. Deve riuscire dove due altri anarchici prima di lui hanno fallito.

Deve uccidere Umberto.

Così compra una pistola, si iscrive al poligono, impara a sparare. L’anno dopo, in modo quasi improvviso, lascia il New Jersey, diretto a New York.

È passato poco più di un anno da quando è arrivato in America. E ora lui è pronto a tornare in Italia.

Compra un biglietto sul transatlantico Gascogne e arriva in Francia. Visita Parigi e l’esposizione universale, nell’estate del 1900 è in Italia. Va a Prato dalla sua famiglia, visita Bologna e Milano. E infine Monza.

Monza oggi è famosa per il suo autodromo, dove si corre uno dei più antichi gran premi di Formula 1. Nel 1900 invece, a Monza c’è la residenza estiva dei re d’Italia. Gaetano Bresci lo sa. È lì appositamente per questo.

La sera del 29 luglio, il parco del palazzo reale è pieno di gente. C’è una cerimonia pubblica, con degli atleti che fanno un’esibizione davanti al re. Nascosto tra la folla emozionata, c’è Gaetano Bresci. La sua pistola americana in tasca.

Quando sono circa le 22, all’improvviso, dalla folla Gaetano Bresci alza il braccio e spara.

Una volta. Due volte. Tre volte. Colpisce Umberto al petto, al collo e a un polmone. Sono colpi fatali. Umberto morirà poche ore dopo.

In piazza, intanto, c’è il panico. Due carabinieri trovano facilmente Gaetano tra la folla e lo arrestano subito. Lui non oppone resistenza. Dichiara:

“Io non ho ucciso Umberto. Ho ucciso il re. Ho ucciso un principio”.

Dopo l’arresto, Gaetano Bresci viene processato a Roma e condannato all’ergastolo, cioè alla prigione per tutta la vita.

Il carcere per l’assassino del re è molto duro, ma lui è tranquillo. Almeno, questo raccontano le testimonianze.

Eppure, la mattina del 22 maggio del 1901, le guardie della prigione lo trovano impiccato con un lenzuolo. Sembra un suicidio, il più classico dei suicidi in prigione. Persino troppo classico, secondo alcuni.

Molti anni dopo si scopre la verità. Due guardie lo hanno aggredito e ucciso, e poi lo hanno appeso con il lenzuolo. Per rendere realistica l’ipotesi del suicidio.

Il gesto di Gaetano Bresci è stato estremo e radicale. È difficile, in generale, dare ragione a un omicida. A un assassino. Dobbiamo dire una cosa importante, però.

Dopo l’uccisione di Umberto I, l’Italia cambia. Lo stile di comando diventa un po’ meno conservatore e violento, i nuovi governi sono più liberali e pronti al dialogo. Almeno fino all’arrivo di Mussolini, ma questa è un’altra storia.

Oggi Gaetano Bresci è una figura abbastanza nota, soprattutto negli ambienti anarchici e della sinistra. È il protagonista di molte canzoni, libri, poesie e anche di tre film. E poi c’è quel monumento, nel cimitero di Carrara.

Un monumento che ha suscitato fortissime polemiche, un monumento per cui l’ideatore ha rischiato la prigione, ma che è ancora lì.

Per ricordare un anarchico, ma anche un assassino. Un idealista, ma anche un fanatico. Un uomo che credeva nella libertà, ma ha usato la violenza.

E che ha cambiato per sempre la storia d’Italia, in una notte di luglio dell’anno 1900.

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2 Replies to “#2 – Gaetano Bresci. Anarchico, assassino, eroe.”

  1. Roland

    “È il marco con cui Michelangelo ha scolpito la Pietà …”
    Qual è il significato di “marco”, qui? Sembra un errore di battitura, no?

    • Salvatore Greco

      Buongiorno Roland,

      in effetti è un errore di batittura, grazie per averlo segnalato, non me ne ero accorto! Lo correggo subito nel testo e nel pdf.
      Si tratta ovviamente di “marmo di Carrara”.

      Grazie ancora, buona lettura e buon ascolto!

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