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13 – 1982, l’Italia mundial

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 29 maggio 2021.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

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Paolo Rossi Italia 1982 Mundial Salvatore racconta Italiano per stranieri

 

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Zoff, Bergomi, Gentile, Scirea, Collovati, Cabrini, Conti, Tardelli, Oriali, Rossi, Graziani.

Undici cognomi. Recitati uno dopo l’altro, come una specie di preghiera.

Se conoscete qualcuno in Italia che aveva almeno otto o nove anni nel 1982, sono sicuro che ricorda questa lista di cognomi anche meglio di una preghiera.

Perché questa è la formazione dell’Italia ai mondiali di Spagna ’82. Dell’Italia che la sera dell’11 luglio di quell’anno, allo stadio Bernabeu di Madrid, vince 3-1 contro la Germania Ovest e porta a casa la coppa del mondo.

La terza della sua storia. Quarantaquattro anni dopo l’ultima volta.

La storia degli azzurri che diventano campioni del mondo nell’82 è una storia che parla dell’Italia a tutti i livelli.

È una grande storia sportiva, perché il suo uomo simbolo pochi mesi prima aveva quasi deciso di lasciare il calcio. Parleremo a lungo di lui. È Paolo Rossi.

È una storia rassicurante, che ha il volto di due uomini anziani e fumatori di pipa. Uno è l’allenatore di quella nazionale. Enzo Bearzot, chiamato affettuosamente “Il vecio”.

L’altro è il presidente della repubblica in carica in quegli anni. Un vecchio socialista schietto e un po’ impulsivo, l’amatissimo Sandro Pertini. Anche lui presente a Madrid quella sera. Il più scatenato dei tifosi italiani.

L’Italia mundial però è anche una storia moderna. Perché quando gli azzurri vincono la coppa, tutta la nazione esplode in una gioia collettiva che sembra veramente mettere fine all’inferno degli anni ’70: alla lotta politica per le strade, al terrorismo, alle bombe, agli omicidi.

Da quel momento, un po’ in ritardo, per l’Italia cominciano davvero gli anni ‘80. Improvvisamente, dopo che la politica è stata la cosa più importante nelle vite di molti, sparisce quasi dalla scena. Adesso le parole d’ordine sono divertirsi, arricchirsi, stare bene.

Insomma, la vittoria dell’Italia ai mondiali dell’82 è una storia di calcio, ma non è solo una storia di calcio.

È un evento, un codice culturale fondamentale per capire chi sono gli italiani oggi.

Tutto comincia da lì, dal 1982 e l’Italia mundial.

Dodici anni prima, l’Italia del calcio si è emozionata in Messico dopo la leggendaria semifinale Italia-Germania 4 a 3 e poi è rimasta delusa dopo la finale persa male contro il Brasile.

Di quella squadra, nell’82 non è rimasto praticamente nessuno. L’Italia nel frattempo ha partecipato a due mondiali, nel ’74 in Germania e nel ’78 in Argentina. Il primo è andato malissimo, mentre nel secondo è arrivata quarta.

Insomma, è un periodo un po’ altalenante, ma tutto sommato buono per la nazionale italiana, che si qualifica ai Mondiali di Spagna abbastanza facilmente.

Il commissario tecnico, lo abbiamo detto, è il vecio Bearzot. La squadra è di livello buonissimo, quasi ottimo. Bearzot ha chiamato tutti i calciatori migliori. Tranne uno. In Spagna non ci sarà Roberto Pruzzo, attaccante della Roma e capocannoniere dell’ultimo campionato di Serie A.

Al suo posto, il Vecio ha deciso di convocare lo juventino Paolo Rossi.

La decisione di Bearzot causa molte polemiche. Non solo a causa della rivalità tra Juventus e Roma, ma anche per la storia personale e calcistica di Paolo Rossi. Che qualche anno prima era sicuramente uno dei più grandi talenti italiani, ma per due anni non aveva giocato nemmeno una partita.

Due anni prima nel calcio italiano c’era stato lo scandalo del totonero. E Rossi ne faceva parte. Una brutta storia di partite truccate per guadagnare con le scommesse. Rossi, con tanti altri, viene squalificato. Va quasi in depressione, pensa anche di lasciare il calcio. Poi un giorno lo chiama il presidente della Juventus, Giampiero Boniperti, e gli dice: dopo la squalifica, vieni a giocare con noi. Lui è incredulo, ma accetta.

Bearzot, l’allenatore della nazionale, conosce bene Rossi. Lo ha allenato ai mondiali del 1978 e vuole dargli un’altra possibilità. Lo convoca per i mondiali, al posto di Pruzzo. Una scelta irrazionale, istintiva, praticamente insensata, che però sarà vincente.

Cosa succede nel mondo intanto? Molte cose.

Il 2 agosto del 1980, solo due anni prima, una bomba è esplosa alla stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone altre 200. I responsabili sono i terroristi neofascisti dei NAR.

L’anno dopo, a giugno, viene nominato presidente del consiglio Giovanni Spadolini. Non sarebbe una notizia importante, se non fosse che fino a quel momento ci sono stati solo presidenti del consiglio della Democrazia Cristiana, mentre Spadolini è del Partito Repubblicano. Insomma, qualcosa sta cambiando.

Da quattro anni, il presidente della repubblica è Sandro Pertini. Socialista convinto, da giovane è stato un capo partigiano, ed è un tipo schietto e sanguigno. Una rarità nel mondo della politica italiana dove contano il compromesso e la diplomazia.

E fuori dall’Italia che succede? Beh, molte cose.

In Polonia per esempio c’è la legge marziale. Voluta a dicembre del 1981 dal generale Jaruzelski.

La Gran Bretagna di Margaret Thatcher pochi mesi prima ha combattuto contro l’Argentina una guerra un po’ assurda per il controllo di un piccolo arcipelago vicino al polo Sud. Le isole Falkland, o Malvinas, se preferite.

E la Spagna, che organizza i mondiali, da pochi anni è tornata democratica e liberale, dopo la morte del dittatore Francisco Franco nel 1975.

Diamo delle coordinate anche non politiche però. In quegli anni, viene presentato il primo computer Commodore 64. Escono film come Bladerunner, Rambo e E.T. l’extraterrestre. I Cure pubblicano Faith, uno dei loro dischi più belli.

È un mondo vecchio, ma anche un mondo nuovo, e sta per incontrarsi tutto insieme in Spagna, per i mondiali del 1982.

Per la prima volta, partecipano 24 squadre e ci sono molte sorprese, destinate a essere le cenerentole del torneo.

Cenerentola è la famosa protagonista di una delle favole più note del mondo. La conoscete sicuramente. Quella della scarpina di cristallo e della zucca che diventa una carrozza. Nel linguaggio sportivo, si usa la parola cenerentola per riferirsi alle squadre più deboli, che sembrano quasi fuori posto durante il torneo. E destinate a tornare a casa presto.

L’Italia ne ha una nel suo girone. Il Camerun, alla sua prima partecipazione ai mondiali. Le altre squadre nel gruppo sono il Perù e la Polonia, guidata da un calciatore molto noto in Italia: Zibi Boniek.

Insieme alla Polonia, gli azzurri sono i favoriti del girone. Come spesso accade all’Italia, però, le partite più semplici sulla carta diventano subito molto complicate. Pareggio zero a zero con la Polonia, pareggio uno a uno con il Perù e pareggio uno a uno con il Camerun.

L’Italia si qualifica alla fase successiva, ma tra mille polemiche di giornalisti e tifosi, molto critici con Bearzot e la squadra.

Come se non bastasse, per la seconda fase, l’Italia entra in un girone impossibile con Argentina e Brasile.

L’Argentina è la squadra campione in carica, ha giocatori molto esperti e anche un giovane molto talentuoso. Uno che gli italiani fra qualche anno conosceranno bene, ameranno e odieranno. Diego Armando Maradona.

Il Brasile invece è semplicemente la squadra più forte del mondo. È composta da gente che con il pallone tra i piedi danza per il campo e può fare letteralmente quello che vuole.

L’Italia che non ha saputo vincere contro Camerun e Perù sembra destinata a essere distrutta dalle due grandi squadre sudamericane. I giornalisti ne sono sicuri. Inoltre, quel Paolo Rossi che Bearzot ha voluto portare a tutti i costi in Spagna, per tre partite è stato quasi invisibile.

Sembra una storia già scritta, ma il destino ha altri piani per l’Italia.

Nella sfida contro l’Argentina, l’Italia ha due missioni. Fermare Maradona e fare goal per prima. A fermare Maradona ci pensa il difensore della Juventus Claudio Gentile, che non lo molla nemmeno per un secondo. A fare goal ci pensano due suoi compagni di squadra, Antonio Cabrini e Marco Tardelli, un goal a testa. Arriva un goal dei sudamericani, ma alla fine il risultato dice Italia 2 Argentina 1.

A questo punto, inaspettatamente per tutti, Italia Brasile è una sfida decisiva. Chi vince, andrà in semifinale. Contro la Polonia.

Ancora una volta i giornalisti italiani sono molto scettici. Certo, contro l’Argentina è andata bene, ma il Brasile è il Brasile ed è troppo forte per gli azzurri.

Il 5 luglio del 1982 però, allo stadio Sarrìa di Barcellona succede il miracolo. Paolo Rossi diventa Pablito e, come dice il titolo della sua autobiografia, fa piangere il Brasile.

I calciatori verdeoro sembrano più forti, pronti a dominare il campo, ma l’organizzazione tattica dell’Italia riesce a bloccarli. E il resto lo fa Pablito. La partita si può riassumere così. Paolo Rossi. Brasile. Paolo Rossi. Brasile. Paolo Rossi. Risultato finale: 3 a 2. Pablito ha segnato una tripletta contro la squadra più forte del mondo e ha conquistato finalmente il cuore degli italiani.

Sull’onda dell’entusiasmo, gli azzurri ritrovano la Polonia in semifinale. Nella partita del girone è finita 1 a 1, ricordate? Questa volta la storia è diversa. L’Italia ora ha Pablito Rossi, libero dai suoi fantasmi.

Quel giorno Rossi segna due goal che per l’Italia significano una cosa sola. La finale allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid.

Dall’altra parte c’è l’avversario storico degli azzurri, la Germania.

 

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Dopo le emozioni incredibili di Italia-Brasile, gli azzurri giocano con grande autostima e sicurezza di sé.

Contro la Germania, il primo tempo è abbastanza equilibrato, ma dopo l’intervallo è una partita a senso unico in favore dell’Italia.

Minuto 57, goal azzurro. Ancora una volta lui: Pablito. Minuto 69, raddoppio Italia. Segna il numero 8, Marco Tardelli, che dopo il goal corre per il campo urlando. L’urlo di Tardelli è una delle immagini più famose di quel mondiale, ed è anche la copertina di questo episodio. Minuto 81. Ancora un goal azzurro, firmato da Alessandro Altobelli, detto Spillo. Mancano nove minuti e l’Italia è in vantaggio 3-0.

Due minuti dopo, la Germania accorcia le distanze con un goal di Paul Breitner che però vale solo per la gloria. Italia-Germania finisce 3-1 e gli azzurri sono campioni del mondo.

Nando Martellini, che cura la telecronaca per la Rai, grida al microfono parole diventate storia.

E sulle tribune, il presidente della repubblica Pertini che all’epoca aveva 86 anni, dimentica il decoro istituzionale ed esulta come un ragazzino.

In Italia la gente fa festa nelle case, per le strade, nelle piazze. L’ultima volta che l’Italia ha vinto la coppa del mondo era il 1938. Non sono in molti a ricordarlo. Poi era un’Italia diversa, l’Italia fascista, e anche il tifo era diverso. Questa volta è tutto genuino, sincero e felice.

Dopo anni difficili e pieni di divisioni, gli italiani sentono anche solo per un momento, una gioia che è uguale per tutti. Per una notte, sono tutti italiani, tutti felici perché l’Italia è campione del mondo.

Pablito Rossi, partito con la vergogna della squalifica, torna da campione e capocannoniere del mondiale. Pochi mesi dopo otterrà il pallone d’oro.

Bearzot continuerà a essere il commissario tecnico della nazionale per altri quattro anni. Lascerà dopo il deludente mondiale 1986. Dopo la sua morte, nel 2010, la federazione ha fondato il Premio Bearzot, assegnato ogni anno al miglior allenatore italiano.

L’immagine più rappresentativa dell’Italia mundial è una foto apparentemente semplice, ma ricca di significati. La troverete sui canali social di Salvatore racconta e in tanti posti su internet. Ritrae il presidente Pertini, Enzo Bearzot, Dino Zoff e Franco Causio mentre giocano a carte come vecchi amici sull’aereo che li riporta da Madrid a Roma. E sul tavolo, insieme alle carte, come se fosse una cosa normalissima, c’è la coppa del mondo.

 

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