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#12 – Palermo, città di re

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 22 maggio 2021.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

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Palermo podcast Salvatore racconta Italiano per stranieri

 

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Quando parliamo di scoprire una città dove non siamo ancora mai stati, usiamo la parola visitare.

Visitare una città vuol dire soprattutto vedere quello che c’è. Monumenti, piazze, strade, musei.  Anche l’etimologia della parola visitare dice chiaramente che è qualcosa che ha a che fare con la vista, con gli occhi.

Eppure, non è solo con gli occhi che si visita una nuova città. A volte, per scoprire l’anima di un posto, bisogna usare anche gli altri sensi. L’olfatto, il gusto, l’udito e persino il tatto.

Ci sono alcune città in particolare, dove non possiamo limitarci a guardare. Dovremmo odorare, gustare, ascoltare e toccare.

Se c’è una città per cui tutto questo è fondamentale, è sicuramente Palermo.

Il capoluogo della Sicilia è un posto dove tutti i cinque sensi sono necessari. Limitarsi a osservare con gli occhi può andare bene per dei turisti che hanno fretta, arrivati in città per una toccata e fuga.

Se ascoltate Salvatore racconta, però, di sicuro non siete turisti distratti. Se seguite questo podcast, sicuramente vi interessa qualcosa in più di guardare una cartolina.

Palermo può essere per alcuni una città complicata. Caotica, rumorosa, piena di gente che parla forte e che guida in modo spericolato. Una città dagli odori intensi. Di cibo, di mare, di mercati,  ma anche di spazzatura a volte.

Allo stesso tempo, Palermo è una città di persone generose, piena di colore, di vita, di arte, di cultura, di posti incredibili, di cose interessantissime che aspettano solo di essere scoperte.

Se avete pazienza, ve ne racconto io qualcuna.

Ormai lo sapete come funziona, no? Cominciamo da un po’ di storia.

Palermo è antica più o meno quanto Roma, fondata all’incirca nello stesso periodo da mercanti fenici che volevano avere in Sicilia una base commerciale. Nel frattempo Roma diventa molto potente, questa storia la conosciamo tutti, e Palermo con tutta la Sicilia resta legata all’impero romano, e poi bizantino, fino al medioevo.

Nel nono secolo dopo Cristo, per capirci quando in nord Europa c’è Carlo Magno, in Sicilia arrivano conquistatori da est. Gli arabi.

In quel momento inizia il periodo d’oro di Palermo, che grazie agli arabi diventa la città più importante dell’isola e si riempie di palazzi, di intellettuali e di mercanti. Per le strade si parla arabo, latino, greco e anche la prima forma di siciliano.

La città resta una capitale araba per circa centocinquant’anni. Ma i principi arabi litigano tra loro e con la popolazione locale. Presto la Sicilia diventa terra di conquista per altre genti. Come per esempio, i Normanni, popolo di origini vichinghe, da tempo insediato nella Francia del nord, e che in quegli anni gira per l’Europa in cerca di terra e avventura.

Ruggero d’Altavilla, capo militare dei normanni, conquista la Sicilia e ne diventa re, scegliendo di mantenere Palermo come sua capitale.

I normanni cristiani che arrivano in Sicilia non distruggono le tracce della cultura araba che hanno sostituito. Al contrario. La usano come propria base e questo rende l’architettura medievale di Palermo assolutamente unica. La città da questo periodo storico ottiene la reggia oggi conosciuta come Palazzo dei Normanni e la Cappella Palatina, che è ancora oggi una delle chiese più belle del mondo.

Facciamo un piccolo salto in avanti, di due generazioni. Succede che l’erede del sacro romano impero, nipote di Federico Barbarossa, è anche nipote di Ruggero d’Altavilla e quindi erede del regno di Sicilia. È Federico II di Svevia, lo stupor mundi, uno degli uomini più importanti e discussi del medioevo.

Di lui sono state dette tante cose. Chi lo ha chiamato pazzo e chi genio, chi lo considera un uomo molto cristiano e chi lo accusava di essere l’anticristo, chi lo amava e chi lo odiava follemente.

Questo però a noi non interessa. Il fatto è che Federico II amava Palermo e ne ha fatto una città ancora più brillante, ricca e cosmopolita.  In quel momento Palermo è davvero al centro del mondo. Incrocio di commerci, culture e religioni. Senza dimenticare la poesia. Durante il regno di Federico, nasce la scuola poetica siciliana che rivoluziona il modo di scrivere versi. Senza quella, non ci sarebbe stato Dante, per capirci.

Dopo la fine del periodo normanno e imperiale, Palermo perde un po’ di importanza. A governare in Sicilia arrivano i francesi. Che però non sono molto amati. Contro di loro scoppiano delle rivolte, proprio a Palermo. Rivolte diventate famose come I vespri siciliani. La conseguenza è che i francesi sono cacciati e a Palermo arrivano gli Aragona. La Sicilia diventa una provincia dell’impero spagnolo e a Palermo non c’è più un re, ma un viceré.

I legami di Palermo con la Spagna sono lunghissimi e arrivano fino al XIX secolo. Prima che la Sicilia si unisca al regno d’Italia nel 1860, sull’isola e su tutto il sud Italia regna ancora una dinastia di origine spagnola. Quella dei Borbone, che ancora oggi sono i re di Spagna.

Arriviamo a una storia più vicina a noi. Quando la Sicilia diventa parte del regno d’Italia, non c’è nessuno che a Palermo si possa più chiamare re o viceré. Restano i palazzi e l’orgoglio delle famiglie nobili palermitane, che però lasciano faticosamente il passo alla borghesia innovativa che negli anni Venti del XX secolo apre un grande momento di arte e architettura liberty. Che si vede ancora oggi, nonostante i danni della guerra.

Piccola parentesi: a questo mondo un po’ decadente e malinconico, lo scrittore palermitano Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha dedicato uno dei libri più belli e famosi della letteratura italiana contemporanea: il Gattopardo.

Infine, uno sguardo sulla storia recentissima di Palermo. Purtroppo scritta su pagine molto oscure.  Alla fine del XX secolo, sui giornali si parla della città soprattutto in relazione alla mafia, alle stragi di mafia e agli omicidi dei giudici che hanno combattuto Cosa Nostra, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Dobbiamo dire che negli ultimi anni, Palermo ha fatto bene i conti con il suo passato, anche grazie a un sindaco attivo e coraggioso come Leoluca Orlando che ha lavorato a lungo per dare un’immagine e un senso nuovo alla città. Se oggi Palermo non vuol dire soltanto mafia, è soprattutto grazie a lui.

 

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Tutta questa storia, ricca di popoli e tradizioni diverse, ha lasciato delle tracce su Palermo. I suoi palazzi medievali somigliano allo stesso tempo a quelli del Cairo e della Normandia. I suoi viali principali ricordano quelli di Barcellona, il suo spirito creativo e un po’ caotico ricorda molto Napoli.

Tuttavia non dobbiamo pensare a Palermo come a un collage di altri luoghi. Palermo ha preso ispirazione da tutti quelli che ci hanno abitato, ma ha preso la sua strada per diventare unica.

Se capitate in città a luglio, in particolare tra il 10 e il 15 del mese, troverete Palermo concentrata in quello che i locali chiamano “festino”. Se quel suffisso –ino vi fa pensare a una cosa piccola, vi state completamente sbagliando. Per cinque giorni all’anno, i palermitani onorano la loro santa patrona, Santa Rosalia, con una serie di riti religiosi e laici antichissimi. Non potrebbe esistere Palermo senza Santa Rosalia. E se camminando per la città incontrerete delle immagini di quella che sembra una bambina con un teschio in mano, o sotto i piedi, non spaventatevi. È proprio lei. La donna che, per la sua fede, ha rifiutato di sposare il re di Sicilia e ha deciso di vivere da eremita in una grotta fino alla sua morte, a 40 anni.

I più devoti ogni 4 settembre salgono a piedi dal centro fino a Monte Pellegrino, dove sono state trovate le sue reliquie.

Anche per le persone non religiose, partecipare al festino di Santa Rosalia è il modo per vivere al massimo Palermo. In particolare dal punto di vista culinario, perché in quei giorni esplode letteralmente il mondo del cibo di strada palermitano.

Tra le cose che dovete sicuramente provare a Palermo ci sono moltissimi carboidrati e grassi fritti. Quindi non iniziate una dieta prima di partire. Il piatto più classico di strada è il pane con le panelle. Ovvero un panino farcito con frittelle di ceci fritte in olio bollente e condite con succo di limone e pepe nero.

Se mangiate la carne e non siete particolarmente schizzinosi, un altro piatto tipico da provare è sicuramente quello che in siciliano si chiama u pani ca meusa, ovvero un panino ripieno di interiora di vitello fritte nello strutto. A scelta, potete chiedere di aggiungere un po’ di caciocavallo grattugiato. Lo so cosa state pensando, non è proprio leggerissimo da digerire durante una gita in estate…

Se invece preferite i gusti dolci, avete solo l’imbarazzo della scelta tra tutti i prodotti della pasticceria siciliana. In particolare, ovviamente i famosissimi cannoli e la cassata, il tipico dolce a base di ricotta, pasta reale e frutta candita.

Da bere? Certamente uno dei vini dolci siciliani come lo zibibbo, la malvasia o il moscato, ideali da sorseggiare mangiando un cannolo. Oppure un caffè. Occhio, però. A Palermo l’espresso è particolarmente ristretto e sempre servito dentro tazzine bollenti.

Come dico sempre, Salvatore racconta non è un podcast di viaggi e quindi non suggerisco itinerari turistici. Questa volta però devo fare un piccolo strappo alla regola. Sono sicuro che tutti quelli che visiteranno Palermo, vedranno i grandi palazzi e chiese in stile arabo-normanno. E faranno benissimo, intendiamoci. Palermo però, quella vera, si vive dentro i suoi mercati. In particolare quelli storici, come Ballarò e la Vucciria.

I colori, i profumi, i sapori di Palermo sono raccolti in questi posti. Dove la gente canta e urla per promuovere i propri prodotti, e si può assaggiare qualcosa, tastare la frutta fresca, bere una bevanda rinfrescante. È un’esperienza sensoriale intensa, e sicuramente non è l’ideale se amate il silenzio e la calma. Ma se volete capire veramente Palermo, non lo potete evitare.

Per riposare poi, potete prendere l’autobus che porta a Mondello, la spiaggia preferita dai palermitani. Oppure, visitare il bellissimo parco che i locali per abitudine chiamano giardino inglese, ma che oggi porta il nome di Piersanti Mattarella, politico siciliano ucciso dalla mafia e fratello dell’attuale presidente della repubblica Sergio Mattarella. Ovviamente, palermitano anche lui.

Come sempre, una nota finale sul calcio. Palermo è molto legata alla sua squadra: il Palermo. I suoi colori sociali sono il rosa e il nero e lo stadio è il Renzo Barbera. Tra il 2004 e il 2012, il Palermo ha avuto il suo periodo d’oro arrivando anche a giocare le coppe europee. Dopo, la squadra ha fatto bancarotta, ha cambiato proprietario e oggi lotta nel campionato di Serie C, con tanta ambizione di tornare presto in alto. I palermitani non vedono l’ora.

Insomma, quando visiterete Palermo ricordate la sua storia ricca e multiculturale. Non c’è niente di strano a trovare una bellissima chiesa bizantina dentro un palazzo normanno circondato da edifici in stile arabo e palme giganti. E ricordate che anche per questa sua storia piena di re e palazzi, i palermitani sono molto orgogliosi e legati alla loro città. Anche se ovviamente sono consapevoli dei suoi difetti.

Anche voi, quando ci andrete, provate a viverla così. Con orgoglio e consapevolezza. Vivete al massimo la città nelle sue contraddizioni, e potrete dire davvero di avere visitato Palermo.

Con tutti i sensi, come dicevamo all’inizio.

 

 

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2 Replies to “#12 – Palermo, città di re”

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