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107 – Boris, la serie italiana contro le serie italiane

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato l’otto aprile 2023.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

Per ascoltarlo, clicca qui.

Boris Serie Salvatore racconta Un podcast in italiano per stranieri semplice ma non banale

Alzi la mano chi di voi ha una passione per le serie!

Beh, non posso vedere le vostre mani, ma posso immaginarle.

La serie tv è la forma narrativa più amata oggi.

E allora oggi vi parlo di una serie. Una tipica serie italiana.

Il titolo è: Gli occhi del cuore.

È ambientata in una prestigiosa clinica privata dove lavora un chirurgo di fama mondiale, il dottor Giorgio Corelli.

Accanto a lui c’è Giulia, una dottoressa giovane, ma molto brava e molto coinvolta nelle vite dei pazienti.

Sullo sfondo, c’è un misterioso anello che tutti desiderano, ma nessuno sa bene dove si trovi. L’anello del conte.

A un certo punto, Giulia parte per l’Africa e si perde nel fiume Ngube. Alla clinica arriverà sua cugina, ma ci saranno anche altri problemi.

Per esempio il dottor Giorgio, che sarà arrestato per colpa del suo gemello cattivo, Eric.

Come? Non sembra granché come storia?

Avete proprio ragione. Questa storia fa veramente schifo.

Allora perché ne stiamo parlando?

Perché la serie che vi voglio raccontare oggi non è Gli occhi del cuore, ma una che contiene Gli occhi del cuore.

In che senso?

Nel senso che è una serie tv che prende in giro il modo in cui si fanno le serie tv.

Una serie satirica che prende in giro la sciatteria, la banalità, la pigrizia, il modo tutto sbagliato con cui in Italia si fanno le produzioni televisive, e non solo quelle.

Una serie diventata di culto tra le persone che oggi hanno tra i 30 e i 40 anni.

Perché ha raccontato con sincerità il modo in cui in Italia si fanno tante cose.

Questa serie prende il nome… da un pesce. Ebbene sì. Un pesce rosso di nome Boris!

Boris è una serie italiana andata in onda tra il 2007 e il 2010 con tre stagioni da 14 episodi ciascuna. Nel 2022, è uscita anche una quarta stagione. Oggi si possono guardare tutte sul portale Disney+.

È una serie satirica sul mondo della televisione e delle classiche serie italiane a basso costo.

La storia è ambientata in un set televisivo dove un gruppo di persone lavora per realizzare gli episodi de Gli occhi del cuore, l’orrenda serie di cui ti parlavo prima.

Gli occhi del cuore è un prodotto mediocre. I protagonisti sono attori presuntuosi, ma incapaci, la fotografia è terribile, e la sceneggiatura è scritta con i piedi.

Lo sanno tutti, ma in fondo a tutti va bene così.

Perché è così che si fa, o almeno si faceva, la televisione in Italia. La qualità non importa a nessuno. Tanto le persone sono abituate al fatto che, se una cosa è in televisione, sicuramente non sarà granché.

Inoltre, l’ambiente lavorativo della troupe de Gli occhi del cuore è pieno di persone aggressive, volgari, pigre. Persone che bevono sul luogo di lavoro, o che assumono droga tra una scena e l’altra. Persone che non hanno nessuna capacità particolare, ma sono lì perché sono raccomandate. Cioè, conoscono qualcuno che conosce qualcuno di molto potente.

Insomma, è un ambiente terrificante. Eppure, o forse proprio per questo, estremamente divertente.

Noi spettatori lo vediamo attraverso Alessandro, un giovane appassionato di cinema che ha accettato di lavorare gratis, sul set de Gli occhi del cuore, per vedere da dentro come funziona il mondo che ama.

Non sa cosa lo aspetta!

Episodio dopo episodio, tutte le immagini idilliache che ha di quel mondo si frantumano ai suoi occhi. La magia che immaginava di trovare non c’è. Tutti lo trattano male. Quasi tutti, parlando di lui, lo chiamano schiavo.

All’inizio, Alessandro non mostra una grande personalità. È timido, insicuro. E le altre persone se ne approfittano.

In particolare quello che sembra una specie di antagonista. Augusto Biascica, il capo degli elettricisti. Un uomo che nei primi episodi sembra un vero bifolco. Aggressivo, volgare, ignorante, a Roma direbbero “coatto”. Parla un italiano sgrammaticato e pieno di frasi in romanesco.

Biascica, da subito, usa Alessandro davvero come il suo schiavo personale. Ma non è certo l’unico.

Lo fa anche il regista, René Ferretti, un uomo ambizioso, ma anche uno che si innervosisce facilmente. È frustrato perché sa di essere un regista di talento, ma nella vita il talento non basta per pagare il mutuo e fare la spesa. Quindi si tura il naso e accetta di fare Gli occhi del cuore.

Ah, dimenticavo, René è un appassionato di pesci rossi che chiama con i nomi di famosi tennisti. Boris, che dà il titolo alla serie, è proprio uno dei suoi pesci. Chiamato così in onore del campione tedesco degli anni 80 Boris Becker.

Poi ci sono gli attori. Stanis, il protagonista maschile, arrogante e pieno di sé, che si sente superiore a tutti. E Corinna, la protagonista femminile, una donna molto bella ma completamente negata per la recitazione. Capricciosa e capace di mandare all’aria un’intera giornata di lavoro solo perché non è dell’umore giusto.

L’unica figura positiva con cui Alessandro trova un po’ di empatia è Arianna, l’aiuto-regista. Anche lei però è dura, anaffettiva e totalmente assorbita dal lavoro.

Il set de Gli occhi del cuore, insomma, è un disastro, pieno di persone tossiche e autodistruttive. Le emozioni più forti sono frustrazione, noia e rabbia. I risultati sono cattiva qualità, insoddisfazione e rancore.

La prima stagione si svolge come una sitcom. Gli episodi sono autoconclusivi, e non c’è una vera e propria trama.

Ogni puntata inizia con una giornata sul set e i suoi problemi. Problemi sempre grotteschi. Una volta c’è il protagonista, Stanis, che si ubriaca di limoncello e non riesce a girare. Un’altra volta le comparse sono quelle sbagliate. Un’altra volta ancora, la produzione ordina di girare nuovamente da zero una vecchia scena perché parlava di aborto, ma i tempi sono cambiati e quella cosa non si può più dire.

È tutto tragico all’interno di Boris, ed è questo il segreto della sua comicità.

Chi è cresciuto negli anni 80 e 90, guardando anche solo per caso qualche frammento di qualche serie italiana, quando vede Boris scopre davvero cosa succede dietro le quinte della televisione.

Le scene de Gli occhi del cuore portano all’estremo i difetti veri delle serie fatte tanto per. Attori incapaci, luci fortissime e bianchissime in tutte le scene, musichette drammatiche e soprattutto sceneggiature senza senso.

Già, perché alla fine i veri cattivi di Boris sono gli sceneggiatori. Tre uomini cinici, consapevoli che stanno scrivendo una serie orribile, ma tanto a loro non interessa.

Dopo il grande successo, forse un po’ inaspettato, della prima stagione, Boris si è sviluppato nelle due successive.

Da questo momento in poi, a differenza del passato, la serie inizia ad avere una trama più consistente.

René, il regista, si convince che -persino una cosa come Gli occhi del cuore- può essere in qualche modo bella da guardare.

Ci tiene molto, fa il massimo e pretende il massimo dai suoi collaboratori. Certo le cose non sono molto cambiate rispetto al passato. E quelle che sono cambiate, sono persino peggio.Ad esempio, non c’è più Corinna, la protagonista della prima stagione. La produzione, al suo posto, ha assunto una giovane attrice, che però è la figlia di un miliardario e quindi si presenta al lavoro solo quando le va. Cioè, piuttosto raramente. E ovviamente nessuno può dirle niente, per carità!

René è ogni giorno più frustrato. Forse andava meglio prima, quando le sue aspettative erano molto basse, ma ora ci crede. Vuole fare qualcosa di bello.

Alla fine, quando pensa che lo vogliano cacciare, gli propongono un altro progetto. Completamente diverso, focalizzato sulla qualità, un progetto nel quale potrà finalmente realizzarsi davvero come regista.

Ma sarà davvero così?

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Nel frattempo, si sviluppa anche la storia di Alessandro. Non è più il ragazzo impacciato della prima stagione.

Si innamora di Arianna, la sua capa un po’ dura e gelida, vi ricordate? Incredibilmente, anche lei si innamora un po’ di lui. Sembra che tra i due possa nascere qualcosa, eppure c’è un problema.

Oh sì, un problema insormontabile. Alessandro scopre, con dolore, il grande segreto di Arianna.

Lei vota e sostiene Silvio Berlusconi.

Anche in questo dettaglio, un po’ tragicomico, si nasconde la satira sociale di Boris.

Quasi tutti i personaggi sul set de Gli occhi del cuore sono spesso violenti, cinici e facili da corrompere.

Arianna, che è l’unica persona moralmente accettabile in quell’ambiente, è berlusconiana.

Come a dire: non si salva nessuno.

Dopo tre stagioni, Boris sembrava avere esaurito la sua vena satirica.

Tre stagioni in cui la serie ha tracciato un solco nella televisione italiana, tra prima e dopo Boris.

Non sto esagerando.

Fino agli anni 70 circa, la tv italiana era in grado di produrre cose davvero di grande qualità.

Quelli che, con una parola oggi un po’ in disuso, si chiamavano sceneggiati. Prodotti molto belli, ancora oggi godibili, spesso ispirati a grandi classici della letteratura.

Poi è cambiato tutto, da quando sono arrivate le tv commerciali e in particolare quelle di Berlusconi.

La qualità è scesa drasticamente perché bisognava risparmiare. Pensare più alla quantità che alla qualità. Ha preso piede l’idea che per fare televisione non è poi necessario impegnarsi tanto.

Forse lo pensavamo anche noi spettatori, ma non lo sapevamo. Grazie a Boris, lo abbiamo scoperto davvero.

Abbiamo visto da dentro come funziona il mondo della televisione italiana. Nelle scene ridicole de Gli occhi del cuore abbiamo potuto rivedere gli elementi classici di tutte le serie tv italiane brutte della nostra vita.

Ma non è solo questo.

Boris non si fa beffe solo del mondo della tv, ma si fa beffe dell’Italia in generale.

Mostra tutti i nostri difetti, estremizzati, ma comunque cose che tutti abbiamo conosciuto nella nostra vita quotidiana.

Chi non ha avuto a che fare con un raccomandato? E chi non ha dovuto spportare i capricci di un figlio di papà che crede di poter fare quello che vuole?

Chi non ha avuto un capo frustrato? Chi non ha mai sentito che quello che stava facendo non aveva senso?

Mi direte: sono cose che hanno sentito tutti e tutte, non sono un’esclusiva italiana.

Probabilmente avete ragione.

Però a noi sembrano cose profondamente italiane. Forse perché ci siamo abituati a quest’immagine di noi stessi. E al fatto che tante cose per noi funzioneranno sempre un po’ così così. Come in una puntata de Gli occhi del cuore. Come dentro il set di Boris.

Tra la terza e la quarta stagione di Boris sono passati 12 anni. Probabilmente, in realtà, dopo tre stagioni era previsto di chiuderla lì e non andare avanti.

Solo che tre anni fa, è morto uno degli autori della serie. Mattia Torre. Un uomo molto amato e stimato nel suo ambiente.

In segno di affetto verso Mattia Torre, attori, sceneggiatori e tutta la squadra hanno deciso di fare una quarta stagione ambientata nel mondo delle grandi piattaforme tipo Netflix.

L’ho guardata con un po’ di malinconia. Come si incontra un vecchio amico che non vediamo da tanto tempo, con il quale hai passato tanti momenti belli assieme e però -anche se è difficile da ammettere- non abbiamo più niente da dirci.

Fa ridere la quarta stagione di Boris, non dico di no, ma non come prima. Il suo tempo è un po’ passato e forse tutta la serie di Boris è un po’ invecchiata male.

Fatto sta che molti dei suoi tormentoni sono rimasti eredità della cultura pop.

Se sentite qualcuno che impreca dicendo Mortanguerrieri o che per descrivere il suo stupore dice F4 Basito, o magari ancora qualcuno che vuole accendere la luce e dice “smarmella”, beh, avete di fronte un o una fan di Boris.

Qualcuno affezionato a quell’esperimento che ha saputo farci ridere dei nostri difetti.

Una serie che apparentemente parla solo di tv, ma ci mostra noi stessi attraverso uno specchio deformato che però dice la verità.

La vogliamo conoscere questa verità? O forse vorremmo nasconderla per sempre?

Non lo so. Ma so cosa risponderebbe il nostro amato regista René Ferretti.

E dai dai dai!

 

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