104 – San Marino e Vaticano, dentro e fuori dall’Italia
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 18 marzo 2023.
Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.
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Quando guardiamo una cartina, in qualsiasi momento lo facciamo, ci sembra eterna.
Quelle linee che separano gli Stati, i confini, sembrano lì da sempre.
Eppure lo sappiamo bene che non è così. Che la storia ha reso tante volte le cartine obsolete.
E la cosa riguarda, naturalmente, anche l’Italia.
Basti pensare al fatto che il grande eroe del nostro Risorgimento, Giuseppe Garibaldi, è nato a Nizza, una città che oggi si trova in Francia.
Oppure al fatto che la regione che oggi chiamiamo Alto Adige e che fa parte del territorio della repubblica italiana, fino all’inizio del XX secolo con l’Italia aveva ben poco a che spartire.
I confini, insomma, sono cose fluide, legate soprattutto alla storia e alla politica.
Anche quelli piccoli e quasi invisibili.
Di questo tipo particolare in Italia ce ne sono due.
Perché spesso ci riferiamo all’Italia come alla penisola, allo stivale, al Paese che va da Aosta a Lampedusa, come se non ci fossero dentro dei confini.
Lo diciamo per comodità, certo, non per negare la realtà.
Ci sono due microStati all’interno del territorio italiano. E, che io sappia, nessuno ha l’obiettivo politico di riunirli all’Italia.
Anche perché la loro esistenza, in un certo senso, ci fa comodo. Sia sul piano politico che su quello pratico.
Ma come funzionano questi due Stati? Come si vive in Italia stando al contempo fuori dall’Italia? Cosa c’è da sapere prima di visitarli?
Facciamo un giro un po’ speciale oggi, nei due Stati che formano due piccoli buchi nella cartina dell’Italia.
La Città del Vaticano e la repubblica di San Marino.
San Marino e il Vaticano sono due enclave nel territorio italiano, hanno le loro leggi, i loro capi di Stato e la loro storia. Allo stesso tempo, anche a causa delle loro dimensioni estremamente ridotte, hanno moltissimo in comune con l’Italia sia dal punto di vista culturale che concreto e amministrativo.
A differenza di altre enclave, come per esempio quella russa di Kaliningrad, che si trova incastrata tra la Lituania e la Polonia, Vaticano e San Marino non sono posti particolarmente controversi per la geopolitica.
Sono legati alla cultura e alla storia italiana, allo stesso tempo però mantenendo la loro autonomia e indipendenza.
Cominciamo dal più giovane dei due. Forse per qualcuno potrebbe essere una sorpresa, ma questo ruolo tocca al Vaticano.
La Città del Vaticano è lo Stato più piccolo al mondo ed è anche l’unica monarchia assoluta rimasta in Europa, visto che non ha un parlamento né nulla di simile e il Papa ne è il sovrano indiscusso.
Ha una popolazione di circa 870 persone, anche se non è facile calcolarla con esattezza perché
la maggior parte dei cittadini vaticani sono anche cittadini italiani.
Il Vaticano batte moneta, che è naturalmente l’euro, ha un quotidiano ufficiale, l’Osservatore Romano, e anche una radio ufficiale, Radio Vaticana che trasmette dalle sue frequenze in varie lingue.
A proposito di lingue, naturalmente quella ufficiale del Vaticano è l’italiano, accompagnata dal latino quando si tratta delle comunicazioni della Santa Sede.
A parte le Guardie Svizzere, che però hanno perlopiù un ruolo rappresentativo, il Vaticano non ha un esercito, ma in compenso ha un corpo di polizia: “la Gendarmeria Vaticana” che per le questioni di pubblica sicurezza è affiancata dalla Polizia italiana.
Il Vaticano ha anche le sue università, i suoi francobolli e naturalmente anche una banca. Lo IOR, Istituto per Opere di Religione, tristemente famoso nella cronaca perché legato a numerosi scandali di carattere finanziario e non solo.
Il territorio del Vaticano comprende oltre alla piazza con la Basilica di San Pietro anche gli altri edifici contenuti all’interno delle mura leonine. Un territorio minuscolo ma dall’alto valore simbolico.
Figlio di un pezzo di storia ancora non del tutto risolto che riguarda l’Unità d’Italia.
In un certo senso, il Vaticano è la diretta continuazione dell’antico Stato della Chiesa, il regno dei Papi che a partire dal medioevo ha governato su Roma, su tutto il Lazio e su un altro bel pezzo dell’Italia centrale fino ad arrivare alle Marche, sulla costa adriatica. Ed è durato fino all’unificazione italiana e alla nascita del Regno d’Italia.
È vero, e allo stesso tempo non lo è. Perché la Città del Vaticano che conosciamo oggi, nei suoi attuali confini, esiste solo dal 1929.
Ecco che i conti non tornano. L’unificazione italiana è del 1861, ma la nascita del Vaticano è di oltre 50 anni dopo. Cos’è successo in mezzo?
È successa una cosa che ho già raccontato su questo podcast, nell’episodio 58 dedicato alla storia di Roma capitale.
In breve, l’unificazione italiana del 1861 era in realtà incompleta e si portava al centro un buco bello grosso: la città di Roma.
Da un punto di vista diplomatico sarebbe stato difficile spiegare un attacco militare al Papa, e inoltre lo Stato della Chiesa aveva un alleato molto potente a sua difesa: la Francia.
La situazione cambiò una decina di anni dopo, con la Francia inguaiata in una guerra disastrosa contro la Prussia, e il regno d’Italia che poté prendersi Roma con un’operazione militare molto breve e quasi senza vittime.
Il Papa di allora, Pio IX, reagì molto negativamente all’annessione di Roma al regno d’Italia. Tagliò i ponti politici e diplomatici con il re Vittorio Emanuele II e si considerò fino alla morte il prigioniero politico di uno Stato straniero.
Si era creato uno stallo di difficile risoluzione, risolto in un certo senso durante il fascismo. Per favorire i suoi interessi politici, Mussolini negoziò con il Papa dell’epoca un concordato per la creazione di un’entità territoriale in cui la Chiesa sarebbe stata indipendente dall’Italia.
Il Vaticano che conosciamo oggi è il frutto di quel concordato, datato 1929. Dunque il Papa governa su un regno curioso, erede di una storia antichissima e allo stesso tempo uno Stato giovanissimo che deve ancora compiere cento anni dalla sua fondazione.
Molto molto più antica è invece la fondazione di San Marino.
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Non siamo geograficamente troppo lontani dal Vaticano. Anzi, il monte Titano su cui sorge il nucleo storico di San Marino si trova incastonato tra le attuali regioni di Emilia-Romagna e Marche, lì dove arrivavano i territori dello Stato della Chiesa fino all’unificazione italiana.
Secondo le leggende, il fondatore della repubblica fu un certo Marino, un semplice operaio specializzato nella lavorazione delle pietre. Un fervente cristiano che però aveva deciso di esserlo in un periodo storico sfortunato. Ovvero, durante le persecuzioni contro i cristiani organizzate dall’imperatore romano Diocleziano. Parliamo del quarto secolo dopo Cristo e in particolare dell’anno 301.
Secondo la leggenda, insomma, quest’uomo di nome Marino si sarebbe rifugiato sul monte Titano, una montagna impervia e isolata, per sfuggire alle persecuzioni e continuare a professare il suo credo cristiano nonostante la volontà di Diocleziano. E sempre secondo la leggenda, attorno a lui si sarebbero riuniti altri cristiani ribelli. I quali, alla morte dell’uomo, avrebbero dato alla propria comunità il nome di San Marino.
Ci sono un po’ di cose che non quadrano in questa storia, ma non importa. Come detto, è una leggenda. È vero però che, alla caduta dell’impero romano d’occidente, nel territorio dell’attuale San Marino viveva una comunità che aveva tutta l’intenzione di gestirsi il più possibile in autonomia.
Era una tendenza molto diffusa nel medioevo italiano. Del resto è così che sono nati i famosi Comuni come quello di Firenze o le repubbliche marinare come Genova e Venezia.
Perché allora quella di San Marino è una storia particolare?
Perché a differenza di Firenze, Genova, Venezia e tutte le altre città della penisola, che più o meno velocemente, hanno condiviso un’idea di identità italiana, San Marino ha costruito la propria di identità.
Anche e soprattutto a partire da un dato storico. È sempre stata una repubblica ed è sempre stata indipendente.
In un paio di occasioni, durante l’età moderna, i Papi hanno provato a conquistare San Marino per smetterla con questa farsa di una repubblica indipendente all’interno del loro regno.
I tentativi militari sono stati un buco nell’acqua, grazie alla resistenza imperterrita dei sanmarinesi e alla difficoltà di occupare un territorio così montuoso. E, con il loro fallimento, hanno costruito ancora di più l’identità orgogliosa di San Marino che nel suo motto fondativo si vanta di essere libera dai due uomini, ovvero l’imperatore e il Papa.
Quando poi è arrivato il momento di unificare l’Italia, nessuno ha mai davvero pensato di accorpare San Marino. La repubblica non sembrava un obiettivo strategico per cui valesse la pena perdere uomini ed energie, e inoltre non aveva il valore simbolico per la storia italiana che poteva avere -per esempio- Roma.
Per cui, il Regno d’Italia e anche la Repubblica italiana in seguito hanno tenuto relazioni normali con San Marino che continuano ancora oggi.
Rispetto al microscopico Vaticano, San Marino ha una struttura già più grande. Con circa 33.000 abitanti, ha anche una divisione amministrativa interna fatta di castelli, cioè l’equivalente dei comuni nell’ordinamento italiano.
A capo dello Stato, visto che si tratta di una Repubblica, c’è una figura elettiva. Anzi, due. Due persone chiamate Capitani Reggenti che restano in carica per sei mesi. Paolo Rondelli, capitano reggente da aprile a ottobre del 2022, ha spezzato un piccolo grande tabù, diventando il primo Capo di Stato al mondo dichiaratamente omosessuale.
Insomma, San Marino e il Vaticano hanno storie molto diverse anche se con radici comuni. Uno è, più o meno direttamente, l’erede dello Stato della Chiesa. L’altro continua la storia di chi al potere temporale dei Papi non si è mai voluto arrendere e l’ha avuta vinta.
Il Vaticano, trovandosi nel cuore di Roma, ha dovuto a malincuore dividere la sua storia e i suoi simboli con l’Italia unita. Che ovviamente, nella storia romana, aveva piantato le basi della sua identità.
San Marino, grazie alla sua posizione isolata, ha potuto coltivare la propria autonomia costruendo il proprio universo di simboli del tutto separato da quello dell’Italia, a eccezione della lingua.
Oggi i due Paesi condividono il fatto di essere molto piccoli e il fatto di essere enclave. Due caratteristiche non di poco conto, tuttavia. Perché questi fattori rendono entrambi gli Stati molto dipendenti dal grande fratello italiano. Per quanto riguarda la moneta, la pubblica sicurezza, il sistema scolastico, l’importazione continua di beni di consumo e anche cose un po’ più triviali tipo il calcio.
Ebbene sì, anche questo episodio di luoghi di Salvatore racconta ha la sua digressione calcistica.
Vi sembrava impossibile, eh?
San Marino ha il suo campionato composto da 15 squadre divise in due gironi. I più accaniti appassionati di calcio tra voi potrebbero avere sentito parlare di un paio di queste squadre, come il Tre Penne o La Fiorita. Perché la squadra campione di San Marino partecipa al primo turno preliminare che poi porta fino ai gironi di Champions League.
La repubblica ha anche la sua nazionale, naturalmente. Rappresentando un Paese così piccolo, la squadra di San Marino non può contare su un grande bacino di calciatori e il suo livello è sempre abbastanza modesto. Anzi, diciamolo chiaramente, è una squadra famosa per subire grandi imbarcate. Anche se le cose pian piano stanno migliorando, è improbabile aspettarsi la nazionale di San Marino qualificata ai mondiali o agli europei nel prossimo futuro. Ma, sapete come si dice. Mai dire mai…
E in Vaticano? Anche lì si organizza un piccolo campionato dilettantistico che, per forza di cose, si gioca tutto fuori dai confini nazionali. L’evento calcistico più gustoso all’ombra di San Pietro però resta la Clericus Cup, una specie di campionato mondiale organizzato per i giovani seminaristi che studiano in Vaticano aspettando di diventare sacerdoti e poi chissà, di continuare la propria carriera ecclesiastica ancora più in alto.
Le regole della Clericus Cup sono un po’ diverse da quelle del calcio ufficiale. Partite di due tempi da 30 minuti, possibilità di chiamare time-out, non è previsto il pareggio e ovviamente ai calciatori è severamente vietato urlare e imprecare.
Persino con addosso scarpette e parastinchi, sono pur sempre uomini di Chiesa!
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